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Voglio tornà bambino!

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Voglio tornà bambino!

(Gabriele Cirilli – Oscar Mondadori)

 

 

   La giostra sta per ripartire e per l’ennesima volta ci ritroviamo Gabriele Cirilli che, sul cavalluccio bianco, esclama sorridente: “voglio tornà bambino! Perché…”. Questo è l’incipit di ogni tematica del libro, a torto definito un best sellers.

   Uno, due, tre… Siamo già stanchi. Gabrì, così come lo chiamano i familiari, continua a fermarsi al nostro cospetto e a manifestare il suo desiderio irrealizzabile, con la stessa espressione e con lo stesso tono “allegro ma non troppo” e con una serie di motivazioni scontate. L’autore esalta le tradizioni contro la globalizzazione e il progresso, ironizza sul Natale, sulle diete dimagranti, sui soldi, sui “parenti serpenti”, ecc. attraverso un continuo ed esplicito confronto tra presente e passato ed una giocosa esagerazione.

   Una comicità elementare, che è priva dell’humour sottile, fine, colto, ma anche della mordacità della satira e dell’italicum acetum. E’ come se il testo fosse stato scritto davvero da un bambino, anche per la semplicità della forma espressiva e dello stile in generale, dei concetti, degli esempi, dei riferimenti, nonché dell’editing. E’ un libro modestamente divertente e piacevole, per la routine delle battute, che ci pare aver già sentite (a Zelig?!). L’ironia e l’umorismo, sono penalizzati da una palese artificiosità costruttiva e da una scarsa agilità espressiva. Si potrà obiettare che la comicità, attraverso la scrittura, perde parte della sua vis, che è uno dei fattori principali che fa scattare il riso. Qui, questa è debole all’origine. D’altronde il comico, come tanti altri, ha un particolare carisma legato alla sua figura, alla capacità mimica e, persino, al tono della voce! A Cirilli il carisma non manca, ma non ci fa scoppiare a ridere con questo libro: ci fa solo abbozzare un sorriso, una volta tanto. Lo stesso possiamo dire delle foto-vignette che arricchiscono il tutto.

   Quella di Cirilli è una semplicissima filosofia di vita, che il lettore coglie piacevolmente da veri e propri clichè.

   Insomma, non la pensiamo come Marco Perrone che, nella prefazione, afferma : “ma quando c’è poco da ridere, è lì che si vede il vero comico”. Siamo lontani da una vera e propria comicità ! Sono vignette di vita quotidiana che ben conosciamo e di cui condividiamo, almeno, gli aspetti tragicomici.

   “Da bambino sei ottimista, credi alla fortuna, invece da grande diventi più equilibrato: sei certo della iella!”.

  

Simonetta De Bartolo

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