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La Sibilla di Deban

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La Sibilla di Deban

Capitolo Quattordici

Il signor Spock indugiava in fondo al corridoio.
Quando vide Kirk avvicinarsi lo affiancò accompagnandolo verso il turboelevatore.
"Mi scusi capitano, non era mia intenzione curiosare." esordì raccogliendo le mani dietro la schiena.
"Lo so, signor Spock, comunque avrà sentito quello che ho appena proposto a Darin."
"Si, almeno l’ultima parte, la porta era aperta. Se però me lo permette, vorrei sottolineare di non essere del tutto sicuro che il test sul DNA possa effettivamente fornire dei dati inequivocabili, la natura dei Droviniani potrebbe rendere inaffidabili i risultati."
"E allora cosa suggerisce? Quel test è lo strumento standard per situazioni incerte come questa, se ha delle motivazioni personali per esserne contrario, vorrei che me le esponesse senza mezzi termini. C’è forse qualcosa che dovrei sapere?" chiese Kirk fermando nel frattempo il turboascensore.
"Nulla che non le abbia già riferito. Fin dal nostro primo incontro ho percepito in quella ragazza una presenza estranea, indefinita, ma non potrei escludere che si tratti effettivamente della peculiarità della chiaroveggenza illustrata dal suo presunto padre. Durante l’incidente del teletrasporto abbiamo condiviso ogni nostra singola esperienza e, malgrado questa premessa iniziale, non ho notato nulla di familiare in quei due Droviniani."
"Questo me l’ha già detto Darin, ma non è questo il punto, non è vero signor Spock?"
"No capitano, se veramente vuole la certezza sulla loro parentela deve permettermi d’effettuare una fusione mentale con le loro menti."
Kirk riattivò la corsa del turboascensore apparendo piuttosto turbato dalla proposta del Primo Ufficiale, cercando le parole più adatte rispose.
"Signor Spock, in questo momento non siamo nelle condizioni ideali per costringere i nostri ospiti ad effettuare qualcosa contro la loro volontà, se dovessero rifiutarsi sarò costretto ad accettare la loro volontà. Le consiglio di studiare nel frattempo un piano di fuga dalla Città Stellare nel caso il test dia un esito negativo, ho come l’impressione che i nostri rapporti con i Droviniani diventerebbero, nell’eventualità, meno amichevoli."

Quando fu nominata la fusione mentale come metodo di ricerca scientifica il padre di Darin ebbe una reazione inaspettata e violenta, batté un pugno sulla tavola mandando in frantumi il vaso di fiori sul pavimento.
"Li senti moglie mia? Non solo ci offendono pretendendo che ci sottoponiamo ai loro esami come fossimo dei volgari bugiardi, ma ci vogliono anche umiliare con un metodo telepatico del tutto immorale e privo di qualsiasi utilità, noi che potremmo annientarli con un briciolo della nostra potenza."
"Calmati marito mio, e lascia che spieghi la nostra posizione al capitano Kirk." rispose la donna raccogliendo accuratamente i cocci di ceramica sul pavimento.
"Osservi capitano, queste sono delle semplici scaglie di sabbia, se acconsentissimo al metodo proposto dal suo Primo Ufficiale rappresenterebbero efficacemente la nostra intimità violata. Le doti telepatiche e di chiaroveggenza del nostro popolo sono un dono privato e personale, lo stabilisce il primo comma della nostra costituzione, non possiamo quindi acconsentire alla vostra richiesta."
"Sareste almeno disposti ad effettuare il test sul DNA? E’ certamente uno strumento d’indagine più canonico e meno invasivo." propose Kirk sperando di non dover insistere troppo sulla questione.
"Si capitano, questo metodo è accettabile, acconsentiamo al fine di disperdere qualsiasi ulteriore dubbio sulla nostra natura di genitori legittimi. Potete procedere quando meglio credete."
"E’ tutto già pronto, se volete seguirmi in infermeria." fece strada Kirk indicando l’uscita della sala riunioni.

Ci vollero solamente pochi minuti per effettuare le analisi sui tre volontari.
McCoy attese impazientemente i risultati fra gli sguardi attenti dei partecipanti seduti in cerchio di fronte all’analizzatore.
Quando la macchina emise finalmente il verdetto, il medico richiese la documentazione scritta, tranciò il piccolo foglio di carta e ne lesse in silenzio il contenuto.
Fu evidente che qualcosa scioccò il dottor McCoy, il quale preferì consegnarlo direttamente al capitano perché lo leggesse a tutti gli interessati.
Fremendo Kirk lentamente iniziò.
"Il test sul DNA ha dato i seguenti risultati: con il novantasette percento di probabilità i due Droviniani a bordo dell’Enterprise sono gli effettivi genitori di Lady Darin, come da certificazione allegata."
Kirk diede il responso nelle mani della madre porgendole le sue scuse ufficiali e congratulandosi per aver ritrovato la figlia perduta.
Prima di lasciare l’infermeria s’avvicinò al Primo Ufficiale sussurrandogli qualcosa.
"Sono veramente spiacente per lei, signor Spock."


Capitolo Quindici

Il mattino seguente la Sibilla uscì dall’appartamento imboccando direttamente il corridoio per la sala teletrasporto.
Kirk raccolse le valigie e l’accompagnò lungo il cammino sforzandosi d’apparire soddisfatto della soluzione finale.
Darin non disse nulla, si guardò in giro sperando che il signor Spock la raggiungesse per salutarla prima della sua definitiva partenza dall’Enterprise.
Nascose la sua delusione stringendo la mano a qualche membro dell’equipaggio che si stava facendo da parte per permetterle il passaggio.
"Si sente bene?" domandò Kirk per rompere il ghiaccio.
"Si, capitano. Ieri sera ho avuto un lungo colloquio con i miei genitori ed insieme abbiamo chiarito alcuni aspetti di questa vicenda, in particolar modo mia madre ha chiesto perdono per il male che mi ha causato abbandonandomi su Deba Quattro, ed io le ho creduto, direi perfino d’iniziare a comprendere le loro motivazioni, anche se ci vorrà del tempo per accettarle del tutto. Mio padre invece è stato più intransigente, come richiede il protocollo di stato Droviniano, ma ho chiaramente percepito che ha sofferto forse più di lei quando mi ha prescelto per la missione. Ho veramente molto da imparare dalla mia gente, il loro modo d’anticipare il futuro li rende così sereni e distaccati dalle problematiche della vita da renderli talvolta ingenui verso il prossimo, quasi come i Vulcaniani. Sono certa d’aver fatto la scelta giusta."
"Ne sono veramente felice, se Sori potesse vederla, sarebbe orgoglioso del suo coraggio." rispose Kirk lasciando che la ragazza entrasse per prima nella sala teletrasporto.
Il picchetto d’onore si mise immediatamente sull’attenti insieme al signor Spock ed al dottor McCoy, il quale teneva gelosamente nascosto un pacco dietro le spalle.
Darin si fermò sulla porta un po’ impacciata per l’inaspettata accoglienza, attese il termine della fanfara ed entrò ringraziando tutti per la solidarietà dimostrata.
In particolare si soffermò davanti al signor Spock, il quale le infilò al collo un medaglione con il simbolo Vulcaniano dell’IDIC.
Assicurandole la chiusura tentò di spiegarle il significato dell’incisione.
"Infinite diversità in infinite combinazioni, ciò rappresenta questo simbolo di pace. Ovunque andrai ti ricorderà che il cuore Vulcaniano ti seguirà sempre, ascoltalo nei momenti difficili e traine forza dal suo profondo significato."
Darin lo soppesò accuratamente come volesse carpirne l’essenza, commossa salutò il signor Spock nell’unico modo che la fusione mentale le aveva indicato per onorare degnamente un Vulcaniano.
"Lunga vita e prosperità, Spock."
"Vita lunga e prospera, Darin." rispose lo scienziato facendosi indietro di qualche passo.
McCoy ne approfittò immediatamente per farsi avanti, le porse il regalo trattenendo a stento un grido quando Kirk gli pizzicò improvvisamente un fianco.
"Dottore, questo non doveva farlo!"
"Ehm…questo dono le viene offerto dal capitano e dal sottoscritto in ricordo della sua permanenza nel nostro Universo."
Non potendo resistere alla curiosità la Sibilla scartò immediatamente l’involucro.
Rimase impietrita quando fra le mani si ritrovò il quadro che il dottor McCoy voleva regalare al signor Spock per il suo compleanno.
"Un dipinto surrealista di Deban. E’ veramente, come posso dire? Molto particolare, in un certo senso mi ricorda i quadri che dipingevo durante i mie incubi nello studio della locanda, servirà a ricordarmi il caro Sori e tutto ciò che ha fatto per rendermi felice. Grazie, lo accetto volentieri."
Kirk preferì invece limitarsi a baciarla sulla guancia e riaccompagnarla a braccetto verso i suoi genitori, stringendo la mano del Governatore si sentì tuttavia in dovere di precisare.
"Nel caso Darin sentisse la nostalgia di rivisitare questa parte della galassia, spero non vorrete ostacolarla."
"Non si preoccupi capitano, io e mia moglie comprendiamo perfettamente che le sue radici rimarranno comunque saldamente ancorate a questo luogo, se Darin lo vorrà, potrà farvi ritorno in qualsiasi momento, a dispetto della legge Droviniana. Le do la mia parola d’onore."
"Sono lieto di sentirlo, mi auguro che quando le nostre culture saranno entrambe mature potranno infrangere i confini che attualmente le dividono."
"Aspetteremo quel momento con ansia." confermò il reggente aprendo la mano verso la figlia.
"Capitano, la sua nave adesso è libera," aggiunse salendo sulla pedana, "l’energia è stata ripristinata come le avevamo promesso, siete liberi di ripartire, e grazie per quanto avete fatto per la nostra pupilla."
"E’ stato un onore." rispose Kirk facendo segno al signor Scott d’attivare il raggio teletrasporto.
Mentre le tre figure si smaterializzavano Darin cercò per l’ultima volta lo sguardo del signor Spock, lo intravide in lontananza con il volto chino sul petto ed il saluto Vulcaniano ancora aperto verso di lei.
Attraverso le nebbie della fase di transizione percepì un messaggio telepatico pronunciato da una mente logica, forse incapace di provare i sentimenti comuni degli esseri umani, o forse talmente diversa da aver ampiamente superato le limitazioni del corpo.
"Addio Darin, e buon ritorno a casa."


***

Ritornando silenziosamente verso la sua cabina Spock evitò volutamente i corridoi principali dell’Enterprise non desiderando essere visto da nessuno.
Lo stato confusionale nel quale versava in quel momento non era concepibile per un Vulcaniano, certamente attraverso la disciplina mentale presto si sarebbe dimenticato della sua esperienza condivisa con la Sibilla, relegando quella fastidiosa emozione fra le tante stranezze vissute a contatto degli esseri umani.
Eppure il viso sorridente di Darin sembrava non volerlo lasciare, lo rivedeva ad ogni battito di ciglio, gli sembrava di riconoscerlo nel volto delle persone che incontrava casualmente sulla nave, perfino durante le sofferte ore di meditazione la sua concentrazione veniva spesso distolta dal ricordo della loro fusione mentale.
Forse il dottor McCoy era nel giusto quando affermò irrazionalmente che il Vulcaniano si fosse innamorato dell’indovina.
Spock escluse quella possibilità a priori rialzandosi dalla pietra di meditazione, indossò nuovamente l’uniforme ed osservando il suo riflesso nello specchio rimase sorpreso notando la lacrima che solcava il suo viso indurito dalla lunga concentrazione.
Raccolse la goccia sulla punta delle dita, l’osservò con sospetto facendola scivolare lungo l’avambraccio fino a perdere definitivamente il contatto con essa.
Pur sapendo che non avrebbe mai più rivisto Darin scelse di mantenere vivo nei ricordi esclusivamente la felicità di quel preciso momento: una goccia d’acqua evaporata nel nulla dopo aver brevemente alleviato la sua inflessibile esistenza Vulcaniana.

Claudio Caridi

FINE

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