KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Intervista con Agon

12 min read
PiazzettaReale1_low.jpg
 
 
LUCI FUTURISTE “MAREE MULTICOLORI EPOLIFONICHE”
Proiezioni, live painting, colori, luci,attori
Progetto Castagna & Ravelli
+
IL SUONO DELLA GUERRA DEI SUONI
Installazione sonora, rumorosa e musicale
Progetto di AGON
Direzione musicale, Michele Tadini
Musiche di Roberto Andreoni, MatteoFranceschini, Stefano Pierini, Michele Tadini.
 
Si è tenuta giovedì26 novembre l’assegnazione dei riconoscimenti del BEA (Best Event Awards) 2009,premio nato nel 2004 per assegnare un certificato di qualità ai migliori eventidell’anno, al fine di valorizzare “l’evento” come mezzo di comunicazioneinnovativo. Il BEA per il Miglior Evento Pubblico è stato assegnato a LUCIFUTURISTE + IL SUONO DELLA GUERRA DEI SUONI, l’installazione multimediale – lacui produzione e organizzazione è stata curata da Giemme Eventi – commissionatadall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano per l’inaugurazione di FuturisMI,cartellone di mostre, spettacoli ed eventi in occasione del centenario delFuturismo.
 
Il progetto, fruttodella collaborazione tra gli studi di produzione Castagna & Ravelli per laparte visiva e AGON per la parte musicale, ha visto per undici giorni (undicicome i punti del Manifesto Futurista) Piazzetta Reale trasformarsi in un vero eproprio “campo di battaglia futurista”, dove esplosioni di luci, musica,proiezioni e “live painting”, si accompagnavano a un alternarsi di effettisonori e testi recitati da attori.
Control’omologazione, per lo sconvolgimento di tutto quanto è fermo, seduto,stabilito e stantìo, è stata immaginata una “guerra futurista” in cui a Milanosuoni e rumori devastanti, immagini, voci e parole si sono imposte per unavolta con l’ambizioso intento di una costruzione esplosiva, di una esplosionecostruttiva, ottimista, propulsiva come quell’Arte dei Rumori tanto auspicatada Luigi Russolo.
 
L’installazione diluce: luci, colori, parole e voci in guerra fra loro si scontrano sullafacciata di Palazzo Reale, invadendo la piazza e il museo. Una guerra colorataper scuotere l’apatia serale della città e risvegliare così una Milano immersain un coma profondo. Le sferzate di colore e suoni duellano tra loro spiazzandoil pubblico nella ricerca della loro “anima” futurista.
Gli argomenti sonocinque: metropoli, velocità, guerra, parole in libertà, distruggiamo i musei.La facciata e le ali laterali del palazzo diventano la grande pagina di unlibro futurista: il più grande libro del mondo. Lettere appaiono, ruotano,eruttano, spingono, tremano, scoppiano, cadono andando così a comporre testifuturisti. Il palazzo si ricopre di macchie, colori, sfregi e parole, in unagrafica guerresca e dinamica. Si rifiuta il bello, l’elegante, il corretto, ilgentile, il perbene. Non si vuole essere edificanti, si vuole essere contro.Contro la finta trasgressione, contro il finto moderno, utilizzando una graficadi oggi, non “futurista” ma di spirito futurista.
 
L’installazionesonora: lo spazio di Piazzetta Reale è stato invaso dal fragore; non “suoni” diguerra reali, registrati e riutilizzati, ma elaborazioni di suoni e rumori distrumenti acustici iper-amplificati. Si sono voluti utilizzare i “suoni dellaguerra”, duplicandone simbologie e articolazioni: dalla ricostruzione credibiledi scenari sonori, alla decontestualizzazione del materiale sonoro verso unamusica di “rumori espressivi”, alternanza di composizione musicale e realismosonoro. Il ricordo del Futurismo deve avere luogo con un atteggiamento che nonsia storico, distante e museale, per attualizzare la memoria, ritrovare laviolenza e riaccendere lo scalpore.
Nel cortile eandrone di Palazzo Reale il suono fragoroso dell’esterno è attutito e immersoin una prospettiva sonora lontana: suoni tenui, ma in primissimo piano, moltovicini, suoni umani, sussurri, respiri.
 
La reazione delpubblico: l’installazione che, ogni sera dal 5 al 15 febbraio, ha accesoPiazzetta Reale, ha avuto un fortissimo impatto sia sul pubblico “volontario”(di quanti, cioè, venivano apposta in Duomo per assistere all’evento) che su quello”involontario”: impossibile infatti non accorgersi di questa potente esplosionedi luci e suoni, parole e rumori, sostenuti dalle proiezioni sulle facciate diPalazzo Reale (trasmesse anche dalla Mediafacciata dell’Arengario) e dalpotente impianto ottofonico progettato site specific da Hubert Westkemper perAGON. Il risultato è stato proprio quell’irruenza tipica dello spiritofuturista che nelle intenzioni del progetto si voleva non tanto ‘rivisitarestoricamente’ quanto far rivivere nella sua essenza. Missione compiuta.
 
(Comunicato stampadi CASI UMANI – PAOLA CONFORTI)
 
INTERVISTA
AGONè un centro di produzione, ricerca e sperimentazione musicale attivo a Milanodal 1990 e rappresenta un punto di riferimento nell’ambito della musicacontemporanea e delle nuove tecnologie applicate alle performing arts. AGONha realizzato oltre 300 produzioni fra concerti, commissioni a compositori,opere radiofoniche, teatro-musica, video-opere, installazioni multimediali,colonne sonore, oltre ad aver programmato numerosi festival e rassegne.
AGONoffre inoltre corsi di formazione, workshop, masterclass per compositori eappassionati, opera nel campo della ricerca applicata e della valorizzazionedelle opere storiche di musica elettronica.
 
 
Davide
Cosa ha significatoper voi collaborare con Castagna e Ravelli per la realizzazione di “LUCIFUTURISTE+IL SUONO DELLA GUERRA DEI SUONI” ed essere tra i vincitori della VIedizione del BEA con il primo premio della categoria “Evento pubblico”?
 
AGON
Direi che è statauna collaborazione entusiasta, libera, rispettosa e reciprocamente stimolantefra i compositori di AGON e questi due grandissimi visual artists. Se da unlato la partecipazione stessa ad un concorso è un fatto molto poco futurista..dall’altro ci riempie di stupore questo raro esempio italiano di immagini(bellissime, forti, libere!) nate come “colonna video” su una musicapreesistente; un sovvertimento dell’assai più frequente ordine gerarchicosecondo il quale alla musica spetta il ruolo di “colonna sonora”scontata e semi-improvvisata in SOTTOFONDO  ad immagini pre-montate. E cisuscita infine un sorriso compiaciuto e una provocatoria pernacchia futuristail sapere che 4 compositori e 2 pittori abbiano 
potuto, al giornod’oggi, smuovere l’attenzione del pubblico e catturare l’apprezzamento deicritici più di quanto non siano riusciti ad ottenere i faraonici budget digrandi marchi industriali coi loro oceanici eventi pubblicitari e celebrativi.
 
Davide
Nel chiamarvi AGON,a quale tipo di γών volevate riferirvi?
 
AGON
AGON è il titolo diun balletto di Stravinskij, e un omaggio al compositore che più di altri hainnovato la musica all’inizio del XX secolo era doveroso sul finire degli anni’80, quando l’idea di AGON ha cominciato a prendere forma. Naturalmente è anche”agone”, intesa come competizione creativa e positiva, ma anche comeluogo/progetto che raccoglie più persone e più competenze. Possiamo dire che,sin dagli esordi, le matrici della multidisciplinarietà e dello scambio hannorappresentato per noi un metodo di lavoro.
 
Davide
La domanda è un po’lunga… Non futurista, ma di spirito futurista… Stravinskij fu definito unfuturista, ma non lo fu. Ferruccio Busoni scrisse un profetico “Abbozzo per unanuova estetica della musica”, in cui tuttavia vide molto oltre il programmafuturista italiano. Alfredo Casella scrisse Pupazzetti e altri pezzi perpianoforte o per pianoforte meccanico, e così anche Malipiero, ma si trattavaancora di tardo romanticismo che strizzava l’occhio alle avanguardie. Insomma,tolti questi grandi, che veri futuristi non furono, il futurismo musicale fuassai deludente rispetto a quello letterario e pittorico. Il futurismo musicalefu fatto soprattutto di idee teoriche, come quelle di Francesco BalillaPratella, ma di pochissime composizioni realmente futuriste. Lo stessoPratella  ne “L’aviatore Dro” al di là delle scene, non scrisse musica lontanadallo stile di un Ottorino Respighi. Forse soltanto Luigi e Antonio Russòloosarono qualcosa di più rumorista e più propriamente futurista con gliintonarumori, “Il risveglio di una città” e la “Corale e serenata”.Probabilmente il maggior contributo musicale futurista originale fu nelleparolibere, con il suono delle parole che acquistava uno spessore sonoro emusicale a se stante nella particolare declamazione e onomatopea futurista,specialmente quella di Marinetti. Come avete affrontato dunque questo problemastorico del poco futurismo musicale nella creazione del materiale sonoro per”Il suono della guerra dei suoni”? Su cosa vi siete principalmente basati da unpunto di visto musicale e sonoro?
 
AGON
Tutto vero! Ilproblema storico del poco futurismo musicale nella creazione del materialesonoro l’abbiamo affrontato non come un problema, ma come un semplice dato difatto: Russolo, Pratella e Marinetti stanno alla ricerca sul suono come i primivisionari delle imprese aeromeccaniche stanno al Columbia Shuttle. Abbiamoquindi celebrato non tanto delle “opere d’arte”, quanto il coraggiodi quelle strepitose, profetiche intuizioni e il metodo rigoroso che Russolo ei suoi amici avevano tentato di impostare. Non consideriamo noi stessi”Futuristi”, nè seguaci, nè in continuità organica e ideale con quelmovimento, tuttavia non potevemo non riconoscere la grande influenza che l’Artedei Rumori e gli altri manifesti hanno continuato ad avere sul pensiero e sullatecnologia musicale di tutto il Novecento, fino ad oggi! Inoltre oggi siamosufficientemente distanti dalle origini futuriste da poter prendere il problemadel materiale “alle spalle”: i software attuali hanno superato datempo i limiti tecnologici che vincolavano ad una creazione meccanica o sinteticadel rumore, ma consentono invece di scolpire qualunque spettro sonoro o suasingola componente secondo qualsiasi tipo di accumulazione, trasformazione ofiltraggio. Siamo perciò partiti dal paradosso opposto dell’Intonarumori, ecioè quello di modellare, modulare, comporre e scomporre suoni di strumenti tradizionali,per estrapolarne poi tutte le componenti di “rumore”. Flauto,Pianoforte, fulminee citazioni storiche, parole futuriste e altri suoniconcreti della quotidianità sono dunque stati i “colori base” dellanostra tavolozza iniziale.
 
Davide
E da un punto divista concettuale?
 
AGON
Come accennavo pocofa, abbiamo cercato di cogliere nelle parole dei manifesti e nelle ideegeneratrici l’originale forza dello spirito futurista. Abbiamo cercato direndere omaggio a quelle idee, a quei presupposti, attraverso una sensibilità,una consapevolezza contemporanea. Abbiamo finito per scegliere ed affidare aquattro di noi (Andreoni, Franceschini, Pierini e Tadini) alcune parole chiave perla comprensione a lunga gittata del fenomeno futurista, alcune delle qualivolutamente provocatorie e controverse: “Guerra”, “Velocità”,”Metropoli”, “Parole in Libertà”, “Distruggiamo iMusei”, e molte altre all’interno stesso di queste ultime, qualiEnarmonia, Onomatopea, Orchestre di Intonarumori, Polemica, Anti-Accademismo, Abolizionedella Melodia, della Quadratura e dell’Armonia Tradizionale, e così via.Abbiamo deciso che dovesse essere non solo un’esperienza di ascolto, non soloun’installazione audiovisiva, ma una vera Performance, un fatto che si ponenella pubblica piazza con un’assertività che non chiedesse affatto scusa deldisturbo, ma imponesse anzi un momento di disturbo, obbligasse il passante a fermarsi,lasciarsi interrogare dalla provocazione in atto e prendere posizione,rimanendo o andandosene. Naturalmente – in una società come la nostra, nellaquale il bombardamento mediatico non è certo la provocazione nuova diun’avanguardia di nicchia, ma una condizione quotidiana e permanente – la sfidaera quella di scioccare senza effetti speciali da retorica hollywoodiana, bensìimmergendo lo spettatore al centro di un turbine di immagini e suonigiganteschi e spazializzati, tra riferimenti nè troppo espliciti nè troppovagamente allusivi, e un’estetica ovviamente antiaccademica, libera di muoversia tutto campo fra la ricerca e il punk, fra il bisbiglio sospeso e lo schianto,fra il buio e la luce accecante, fra il suggerimento dialettico e lo schiaffoirriverente.
 
Davide
Milano fusenz’altro responsabile della nascita del futurismo. E’ nota la storia diMarinetti che fu ripescato da un fosso fuori Milano dentro cui era finito conla sua, anzi con il suo automobile per evitare due ciclisti. Si dice che daquell’evento Marinetti rinvenne come un uomo nuovo, deciso a liberarsi degliorpelli decadentistici e liberty che tanto lo avevano tormentato nel suo matchcon D’Annunzio. L’episodio venne trasfigurato nel Manifesto del futurismo…Dunque è giusto che il vostro evento sia stato ambientato a Milano. C’è lapossibilità di ripeterlo altrove?
 
AGON
Certo che sarebbepossibile, anzi ne saremmo felici…
 
Davide
A proposito di norde sud (Marinetti per altro era nato ad Alesandria d’Egitto e completò la suaeducazione a Parigi)… Cosa ne pensate della simpatia che i futuristi ebberoverso il mondo partenopeo, per l’esuberanza napoletana in particolare, assaivicina allo spirito futurista. Balla inventò uno strumento (il Ciac-Ciac), unincrocio tra il Triccaballa e il Tamburello. Tra le recitazioni futuriste diRodolfo De Angelis fu inclusa l’intonazione della popolare Funiculì-Funiculà… Ei 30 proverbi popolari tradotti e commentati da Francesco Cangiullo… In questiultimi due decenni di separatismi, tanto più alle porte del 150esimoanniversario dell’unità d’Italia, non avrebbe ora un senso proporrel’installazione anche a Napoli?
 
AGON
Ottimosuggerimento, proveremo a proporla.
 
Davide
Cosa ha affascinatoancora in voi di quell’epoca? Cosa di ancora attuale? Cosa di ancorairrealizzato che ne stimoli il repêchage aldilà della convenzionedi una commemorazione dei cent’anni dalla deflagrazione futurista?
 
AGON
Forse ciò che ci hastupiti e affascinati di più, l’esito più inaspettato del nostro brainstormingè stato proprio l’accorgerci che c’è ancora tanto di irrealizzato, tanteramificazioni in atto: possiamo anche non chiamarlo più Futurismo, perchègiustamente ci vergognamo delle sue implicazioni col Fascismo ecccetera, maquel  movimento continua! Il sasso lanciato da Marinetti, Pratella e Russolo nonha esaurito di provocare reazioni a catena. Ad esempio: se oggi abbiamo costruitomacchine tramite le quali possiamo “controllare il suono” con lafacilità con cui Pecos Bill può prendere al lazo un tornado, quale sarebbe laposizione futurista rispetto a quelle stesse macchine che, per contro,rischiano di controllare il proprio stesso controllore, ingabbiandone il pensieronelle maglie del software stesso? Nel suo convinto furore tecnologico, ilfuturismo riterrebbe, per esempio, un GPS come un salvatore che non ci faperdere più la strada, o un persuasore occulto che inibisce lo slancio aprendere strade diverse? Russolo faceva la musica, e intanto progettava anche lamacchina con cui eseguirla. Oggi invece persino un bambino, grazie a macchineprogettate da altri, può manipolare qualsiasi oggetto espressivo con unprocedere sempre più ludico e raffinato grazie al quale il comporre, dipingere,fotografare coincidono sempre più con un mero “editing”. I Futuristiincoronerebbero questo come l’avverarsi di un sogno, o il prospettarsi di unincubo? di un nuovo nemico della loro selvaggiamente anarchica creatività? TheMatrix è l’avverarsi dell’ideale futurista, o il suo fallimento? Chi dovràpossedere il Diritto d’Autore del Sound Design? Come vedi la valanga, nel suo vorticosoevolversi, non smette di destare problematiche nuove, scottanti,drammaticamente attuali.
 
Davide
È per voi piùstimolante lavorare su commissione o proponendo vostre idee?
 
AGON
Direi entrambi. Conun pochino di sano realismo, direi anzi su commissione. Perché, di questitempi, i progetti che nascono spontaneamente, e che devono quindi passare ilpurgatorio del fund raising, arrivano alla fase realizzativa regolarmenteridimensionati, pieni di tagli e amputazioni, quando ci arrivano.
 
Davide
Avete, dal 1990 aoggi, prodotto una considerevole quantità di opere, non solo nel campo dellaperforming arts. Semplificando, cosa accomuna le vostre 300 o più opere finoracreate, quale spirito alla base e quale finalità?
 
AGON
Effettivamenteabbiamo spaziato in varie tipologie: dalle opere radiofoniche ai concerti dalvivo, dalle musiche di scena alle video-opere, dalle colonne sonore per filmalle installazioni interattive…
Credo che il minimocomun denominatore di tanti lavori (anche molto diversi nell’estetica) siasempre stata la sperimentazione, alla ricerca di nuovi linguaggi e di nuoveforme di rapporto con il pubblico (la fruizione). Ovviamente, dato che AGONnasce come centro di musica elettronica, la componente delle tecnologie edell’informatica è fondamentale nei nostri progetti. Ma è una tecnologia”piegata” al servizio della creatività e dei contenuti che si voglionoesprimere, mai fine a sé stessa. Infine una cosa che accomuna tutte leproduzioni di AGON è che queste sono sempre il risultato di un lavoro diéquipe, la convergenza di competenze, idee, fatica di più persone; in pocheparole è il concetto di “centro” che si contrappone al concetto dell’artistasolitario nella propria stanzetta.
 
Davide
Stanti lecommissioni, siete sempre riusciti a mantenere questo spirito e questa finalitàsenza scendere a compromessi? O scendere a compromessi non è stato in fondo unasfida, un’occasione di crescita, ampliamento e maturità delle vedute?
 
AGON
È un modo carinoper dire che la fame aguzza l’ingegno? A parte gli scherzi, in tanti anni nonricordo compromessi che ci abbiano lasciati delusi dal punto di vistaartistico, nel senso che nel momento in cui un progetto prende forma, glielementi in gioco sono tanti e ogni piccolo particolare, ogni piccola revisionedi rotta può diventare un’opportunità; da queste parti “innovazione” è anchequesto.
Il vero problema èla mancanza di un sostegno istituzionale, se fossimo in Francia (o Germania, oOlanda) saremmo riconosciuti e finanziati per il solo fatto di esistere…
 
Davide
Se il presente ègià passato, esisterà solo il futuro…. Su cosa state lavorando ora? A cosapotremmo assistere più avanti?
 
AGON
Siamo nel 2010, èil ventennale di AGON, ma non guarderemo indietro più di tanto.
In linea con lanostra storia, abbiamo deciso di scommettere su una “seconda generazione”:vedrete un gruppo di giovanissimi (Crackerjack) in “About the Head – binauralmusic experience” e li ascolterete in questo progetto che utilizza l’audiobinaurale; vedrete il suono della città in una installazione che presenta lamappatura sonora di 1.580 strade e piazze di Milano (“Audioscan Milano”) eascolterete in una performance live come il rumore, prodotto di scarto dellasocietà, verrà riutilizzato per diventare arte dai musicisti GiorgioSancristoforo e Giuseppe Cordaro e dal video-artista Quayola.
Di “primagenerazione”, Pietro Pirelli è in dirittura d’arrivo con l’installazione Arpadi Luce, mentre Roberto Andreoni e Massimo Marchi sono al lavoro per le musichedi uno spettacolo teatrale con (chi si rivede?!) Castagna & Ravelli.
And so on…
 
Davide
Grazie. A’ suivre…
 
AGON (RobertoAndreoni e Dalila Sena, in coro)
Grazie a te!

Commenta