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Sera

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Sera

Oh invocata sera, scendi alfine!
Palpita, freme, langue in quest’ansia il cor
e l’animo acquieta il dolor, nell’ora d’eterno sogno.

Disperdi tu, o sera, nell’infinità
questi ultimi baglior del dì morente
ch’a un tratto più vivi, par splendan là, all’orizzonte.

Com’acque chiare, impetuose ch’a stento
l’argin trattien, tal il mio cor represso
lungamente, rugge con disperato tormento. Pace!

Pace all’anima, ch’accorata piange
lacrime non sue, che ride, ma rider
non sa, che spirto vita a lei soffuse, ma che non vive!

Nell’ora silente, accoglila o sera!
Ombra sia fra l’ombre tue e feroce odio,
noia, (angoscia), dolor ch’urlar la fanno, nel nulla sperdi.

Libera alfin d’ogni passion terrena,
spoglia d’ogni febbril desio, con te
per sempre o sera, esultante morrà al chiaror dell’alba.

Mariacarla Tarantola













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