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Persone con disabilità intellettiva al lavoro

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Metodi e strumenti per l’integrazione
Alessandra Buzzelli, Monica Berarducci e Carlotta Leonori – AIPD Associazione Italiana Persone Down Onlus
 
Non sempre è facile trovare un raccordo tra l’integrazione scolastica, che comunque in questi anni ha fatto progressi partendo dal concetto di inclusione come criterio per definire la presenza di ragazze e ragazzi diversamente abili nella scuola, e l’integrazione nel mondo del lavoro, in cui il percorso scolastico dovrebbe logicamente immettere.
Molti giovani, soprattutto con disabilità intellettiva, pur raggiungendo un discreto grado di autonomia all’interno del mondo della scuola e pur sviluppando percorsi di integrazione con i compagni, fino alle scuole superiori, in realtà non riescono poi ad accedere a un lavoro che rappresenti non tanto una fonte di sostentamento economico, quanto piuttosto una realizzazione sul piano dell’identità e della gratificazione personale.
Allo stesso tempo, molte aziende faticano a pensare a itinerari di inserimento lavorativo di dipendenti con disabilità intellettiva, nonostante che essa sia contemplata da una legge dello stato (la legge 68/99) che ha ormai dieci anni.
Forse a volte questo atteggiamento è consolidato dal pregiudizio che tale tipo di impiegati possano essere un ostacolo per la produttività della ditta stessa.
Il libro Persone con disabilità intellettiva al lavoro rappresenta una guida molto interessante per impostare un itinerario di inserimento lavorativo, che coinvolga appunto i diversi attori dell’integrazione, che sono appunto non solo i giovani con disabilità, quanto anche le famiglie, i servizi, le figure dei tutor, le aziende stesse.
Esso ha il pregio di partire dall’esperienza concreta di un progetto, realizzato fra il 2007 e il 2009, portato avanti dall’Associazione Italiana Persone Down Onlus, che ha cercato di realizzare buone prassi di inserimento lavorativo per ragazze  e ragazzi disabili nel mondo del lavoro; questo bagaglio di esperienze è presente in filigrana in tutto il libro, soprattutto nell’ultima parte che riporta le storie di inserimento a partire dall’esperienza di questi giovani.
Il libro è diviso in tre parti: una prima indica il contesto normativo in cui si inserisce l’argomento dell’inserimento dei giovani disabili nel mondo del lavoro. La seconda fornisce metodi, obiettivi e strumenti per programmare il percorso di inserimento. La terza, come dicevamo, riporta cinque storie dalla voce dei ragazzi coinvolti.
Già dalla prima sezione, il libro si presenta come una buona guida per orientarsi, in modo sintetico e preciso, sull’importanza di un buon inserimento lavorativo al termine del percorso scolastico: in un quadro abbastanza breve di poco più di venti pagine, gli autori presentano l’importanza psicologica del lavoro nella formazione di un’identità sana del giovane disabile e illustrano gli obblighi e le opportunità che la legge prevede a sostegno di questo tipo di interventi.
Senza perdersi nei meandri di teorie psicologiche complesse o di riferimenti legislativi eccessivi, il lettore può avere una panoramica completa di cosa significhi l’inserimento lavorativo sia in termini di sviluppo della personalità del disabile, sia in termini di contesto normativo.
La seconda parte, che è la più corposa, segue un percorso di tipo cronologico, analizzando l’inserimento nelle sue diverse fasi e presentando i diversi attori: dalla famiglia che chiede e supporta le fasi iniziali dell’inserimento, ai servizi che hanno la funzione di orientamento e di contatto con le aziende, fino alle aziende stesso che praticano il colloquio e forniscono il lavoro in un contesto di tutoraggio e monitoraggio.
E’ positiva in questa parte la presenza di numerose schede operative (se ne contano ventisei), che vengono poi alla fine presentate in un indice particolare per renderne più facile l’individuazione, che forniscono suggerimenti concreti e materiale per ogni momento di questo percorso, da come impostare il colloquio con la famiglia a come rendere efficace il colloquio lavorativo, fino a come impostare il percorso del tutor e del monitoraggio nell’azienda.
L’ultima parte, come dicevamo, dà la parola ai protagonisti dell’inserimento; attraverso brevi racconti biografici, frutto della testimonianza diretta dei ragazzi, delle famiglie o di esponenti dell’azienda è possibile sperimentare concretamente gli effetti positivi di una buone prassi di inserimento.
In generale la pubblicazione si presenta come un buon testo per impostare uno stile di lavoro e per condividere un’esperienza che, nata nell’ambito specifico dell’inserimento di giovani con sindrome di Down, si può proporre come paradigmatica per tutti quei ragazzi che soffrono di disabilità intellettiva.
Pur avendo come destinatario principale gli operatori del settore, esso offre parecchi spunti operativi anche per le famiglie e le aziende interessate e, in ogni caso, permette di “allargare lo sguardo” a chi si occupa di integrazione anche in ambito scolastico.

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