Il labirinto nell’uomo
Fu quasi per noia che un giorno, mi trovai a leggere le poche righe de “La casa di Asterione” (“La casa de Asteriòn”). Ricordo che fu citata vagamente durante una noiosa lezione universitaria e, più per curiosità che per voglia di studio, mi precipitai a cercarne una copia e a divorarla tutta d’un fiato. Non credo di poter dire, quella prima volta, di aver compreso di cosa stessimo parlando. A volte credo di non averlo ancora compreso.
“E la regina dette alla luce un figlio che si chiamò Asterione”
Apollodoro, Biblioteca III, 1
Comincia così la magica visione del mondo di un mito, offertaci da Jorge Louis Borges. Lo scrittore Argentino è sicuramente famoso per i suoi racconti fantastici in cui il filosofico si fonde con il fantastico e i temi del simbolico sono analizzati da una nuova prospettiva; e questa storia né è un brillante esempio.
Quando finalmente mi trovai fra le mani il tanto sospirato racconto fui enormemente sorpresa dalla sua brevità, ma d’altronde non sempre è necessario prolungarsi sui dettagli quando la storia può essere trasmessa e compresa empaticamente più che con la narrazione. Poche sono le frasi offerteci ma racchiudono in se stesse una storia di secoli, sentimenti di passione, tristezza, vendetta, paura, pazzia, coraggio, ma soprattutto di solitudine e incomprensione. O forse no! Forse la mia visione è solo lo specchio dei sentimenti che istigò in me alla sua lettura.
A volte dimentichiamo perché sia importante guardare il mondo da diversi punti di vista; il nord può essere sud e viceversa, l’importante è spostarsi di continuo. Ogni storia, ogni vita, ogni attimo non hanno un’esistenza in sé, ma variano a seconda delle angolazioni e sempre più spesso gli autori contemporanei ne esplorano una sola visione; la cara e confortante idea del bene trionfante, del positivo e del vittorioso sono menzogne che continuiamo a raccontarci per pace di spirito. Dopo tutto ogni società definisce i propri standard demonizzando parte della sua varietà e divinizzandone il resto. Buoni o cattivi, giusto o sbagliato, bianco o nero, risultati di standard imprecisi e soggettivi. Ogni soggetto esiste in quanto suo opposto; l’antagonismo alla base dello sviluppo di ogni storia.
Diversamente Asterione, demone e al contempo divino, è un personaggio tormentato che a suo modo fissa i canoni del giusto e dell’ingiusto ignorando il “mondo esterno” ” […J una volta al calare del sole percorsi le strade; e se prima di notte tornai, fu per il timore che m’infondevano i volti della folla, […J11 sole era già tramontato, ma il pianto accorato d’un bambino e le rozze preghiere del gregge dissero che mi avevano riconosciuto […] Non per nulla mia madre fu una regina; non posso confondermi col volgo, anche se la mia modestia lo vuole. La verità è che sono unico. […] Come il montone che s’avventa, corro pei corridoi di pietra fino a cadere al suolo in preda alla vertigine. […] Ci sono terrazze dalle quali mi lascio cadere, finché resto insanguinato. […] Ogni nove anni entrano nella casa nove uomini, perché io li liberi da ogni male. Odo i loro passi o la loro voce in fondo ai corridoi di pietra e corro lietamente incontro ad essi. La cerimonia dura pochi minuti. Cadono uno dopo l’altro; senza che io mi macchi le mani
di sangue. Dove sono caduti restano, e i cadaveri aiutano a distinguere un corridoio dagli altri. Ignoro chi siano, ma so che uno di essi profetizzò, sul punto di morire, che un giorno sarebbe giunto il mio redentore. Da allora la solitudine non mi duole, perché so che il mio redentore vive e un giorno sorgerà dalla polvere “.
Chi dice che l’interpretazione degli avvenimenti espressa da Asterione sia una cattiva lettura degli eventi? Chi definisce la superiorità dei punti di vista? Il mondo chiama Asterione un essere tormentato, una figura malvagia che uccide per gioco, un’aberrazione frutto di un peccato. È vittima ed esecutore e per questo la letteratura moderna lo definisce un “mostro” imperdonabile, connotazione negativa della parte istintiva dell’uomo che si rispecchia nella sua forza e nella malvagità dei suoi atti. La sua natura animalesca infatti, che si mostra al mondo attraverso il suo aspetto di ibrido, è una manifestazione dell’apparenza indomabile dell’animo umano, della sua identità, dell’unicità di ogni individuo (e per questo la sua “mostruosità” agli occhi degli altri). Tale mostruosità DEVE essere uccisa per poter essere liberata.
E così i simbolismi si sprecano: la casa di Asterione, un labirinto, diventa lo specchio della mente umana, luogo intricato e ossessivo, vuoto, grande come il mondo e tuttavia rappresentazione di una piccola parte di esso, prigione, eppure alcova protettiva.
Simbolo riprodotto nell’arte a rappresentazione del mondo del segreto, della disperazione, della scoperta di se stessi e della libertà. Esistenza che deve essere annullata attraverso la morte in quanto animalesca, inumana, ctona.
Ma cosa sono allora le moderne figure eroiche di “sangue misto”? dopo tutto l’uomotigre, l’uomo-ragno, l’uomo-pipistrello non sono forse tutte rappresentazioni di anormali unioni e mistificazione dell’essere umano? Cosa distingue Asterione da queste figure?
Perché due connotazioni così opposte? Entrambe queste figure rappresentano un alieno; un essere incompreso e problematico che si ribella agli standard del mondo attraverso una metamorfosi e libera una parte inumana del proprio essere che spinge ad un comportamento crudele, ed una vita di tristezza e sofferenza. È la morte una punizione per questa “inumana” esistenza?
Ma non è forse Asterione un’anima intrappolata in una casa labirintica per il peccato di altri? — secondo Borges; egli trova rifugio nella solitudine perché il mondo lo rigetta; sfida i suoi opponenti come in un gioco, vive nella consapevolezza della propria unicità e del proprio destino ma certamente non un demone, né un essere malvagio; egli è solo una diversa manifestazione dell’esistenza.
Un soggetto certamente degno di nota e che merita, inoltre, un’analisi profonda e “obiettiva” o almeno una chance di lettura diversa dai soliti stereotipi. E quando il vero volto di Asterione è svelato, resta un grande interrogativo:
“Lo crederesti, Arianna?” disse Teseo. ‘Il Minotauro non s’è quasi difeso.”