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Realtà o fantasia?

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Realtà o fantasia?

Il tenente Worf arrestò la navetta sulle coordinate indicate dal computer di navigazione. Quello era il punto esatto dove sarebbe dovuta comparire l’anomalia spazio-temporale scoperta dal tenente comandate Data alcuni giorni prima.
Guardò fuori dall’oblò laterale e non notò nulla di particolare tranne lo scintillio delle stelle lontane, ricontrollò gli strumenti di bordo per scrupolo personale e si mise pazientemente in attesa degli eventi.
Tutto era cominciato tre giorni prima quando il Signor Data irruppe in plancia con una scoperta a dir poco sconcertante.
– Capitano Picard devo informarla che secondo i miei processori interni abbiamo perso venti minuti e quindici secondi delle nostre vite, ogni ora, negli ultimi sette anni.
Il capitano si voltò verso l’androide cercando di contenere lo stupore sul suo volto accigliato.
– Ne è certo Signor Data? Come può esserne così sicuro?
– Ho effettuato un controllo diagnostico molto accurato dei miei sub-processori, anche il tenente La Forge è concorde con le mie conclusioni.
– Ma perché non è mai stato rilevato prima? – chiese il comandante
Riker alzandosi dalla poltrona laterale.
– Probabilmente perché questo tipo d’analisi richiede un lungo e minuzioso…
Il tenente comandate Data si bloccò su quelle parole, come tutto il resto dell’equipaggio dell’astronave Enterprise.

– … ma perché non è mai stato rilevato prima?
– Ecco comandante! – affermò prontamente l’androide.
– Vede? E’ successo di nuovo, abbiamo perso circa 4. 36 minuti, esattamente come le altre volte.
Picard si alzò dalla sua poltrona sistemandosi l’uniforme con uno strattone secco verso il basso.
– Io non ho notato nulla, e nemmeno i sensori della nave, è certo di non avere un guasto interno?
– No capitano, non ho subito avarie, il mio temporizzatore è stato collegato ad una trasmittente sub-spaziale per verificare l’esattezza del fenomeno.
Ho rilevato una trasmissione proveniente presumibilmente da un’altra dimensione, o se preferisce da un’altra realtà.
Nelle due ore successive si verificarono a ritmi regolari altri episodi simili a bordo dell’Enterprise, infine il capitano decise d’inviare un volontario nel luogo esatto dove secondo il computer l’anomalia irrompeva nel nostro universo.
Worf ispezionò la sua attrezzatura, oltre al phaser d’ordinanza si era portato la sua Bat’elh ed il coltello a tre lame klingon, due gioielli ai quali non avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
Erano passati ormai venti minuti ed ancora non era successo nulla.
Impugnò il coltello e fece scattare le due lame laterali immaginando di conficcarlo nel petto del nemico.
In fondo non attendeva altro.
Inizialmente in lontananza comparve un semplice bagliore, poi rapidamente si diffuse un vortice in tutto lo spazio circostante investendo in pieno la navetta.
Il klingon scattò verso il teletrasporto, fissò le coordinate rilevate ed attivò il raggio.

Buio.
Era buio, o meglio s’intravedeva una lieve penombra generata da alcuni monitor accesi. Una figura apparentemente umana era seduta ad una console, da uno strano cilindro trattenuto dalla sue labbra fuoriusciva del sottile fumo azzurro.
Worf si avvicinò stringendo con maggior vigore il pugnale, aggirò l’avversario e gli si parò di fronte in tutta la sua gigantesca mole.
– Tenente Worf, cosa fà qui? – esclamò l’alieno girandosi perplesso verso lo schermo cercando una possibile spiegazione.
– Tu mi conosci? Meglio così! Adesso mi dirai cosa stai facendo in questo laboratorio, e quali sono le tue intenzioni – minacciò il klingon facendo risplendere la lama sotto la luce riflessa dal video.
– Mah… io veramente… non sò… com’è possibile???
– Se non mi dici tutto ti taglio la gola da parte a parte!!! – urlò il capo della sicurezza spingendo il coltello sulla carotide dello sventurato.
– …è solo… insomma io sono solo l’addetto alla… pubblicità.
– Pubblicità? – grugnì Worf senza allentare la presa.
– Pubblicità??? Di cosa stai parlando? Dimmi la verità se ci tieni alla pelle.
– …è quella cosa che ci permette di trasmettere Star Trek… ci finanziamo solamente con la pubblicità, è tutto regolare.
– Sei tu il responsabile di questa anomalia spazio-temporale?
Rispondi!!!
– Ma quale anomalia spazio-temporale? – supplicò l’essere terrorizzato.
– Questa distorsione che stai generando e che ci ruba cinque minuti delle nostre esistenze.
Worf incominciò ad avere le idee confuse, non capiva quasi nulla di quello che lo sconosciuto tentava di spiegare, ma era più che certo che fosse lui il responsabile di tutto.
Guardò il suo cronometro sul polso sinistro, non gli rimaneva molto tempo, riafferrò l’umanoide impietrito alzandolo di peso all’altezza degli occhi.
– Ascoltami bene! Io devo ritornare alla navetta, lo vedi questo?
– Si lo vedo – gemette il malcapitato osservando l’arma lucente che si agitava davanti al suo viso.
– Se dovesse verificarsi un altro episodio come questo… anche uno solo, io ritornerò qui e t’infilzerò come un…
– No… nooo!!! Ho capito… non succederà più… te lo prometto.
– Ne sono certo – confermò il klingon sicuro di essere stato sufficientemente convincente.
Il raggio del teletrasporto automatico fece svanire la sua immagine riportandola rapidamente nel suo universo.

A bordo dell’Enterprise il capitano Picard raggiunse l’ufficiale nell’hangar navette principale.
– Com’è andata tenente? Cosa c’era là fuori?
– Nulla d’importante capitano, solo uno stupido che si divertiva con una strana apparecchiatura a disturbare il prossimo, ma sono sicuro che non ci proverà mai più.
– Come ha fatto a convincerlo? – chiese incuriosito il capitano.
– Con una semplice forma di diplomazia klingon, non si preoccupi signore, non ho fatto nulla d’irreparabile… per il momento.
Picard preferì non approfondire l’argomento ed insieme al capo della sicurezza ritornò in plancia.

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Che il Signor Mario Rossi fosse un gran fumatore tutti lo sapevano, che sognasse ad occhi aperti anche questo era noto, ma nessuno della
Redazione di Italia Uno si sarebbe mai aspettato di ricevere le sue dimissioni con decorrenza immediata, senza un saluto, e soprattutto senza richiesta del normale preavviso di licenziamento.

Claudio Caridi

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