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Come il Nord presenta…

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Come il Nord presenta

il Sud del mondo

Neno Contran – Direttore di New People – Nairobi – Kenya
Disgrazia via satellite
“Ebola resiste a tutte le medicine e uccide oltre il 90% delle sue vittime… I sintomi sono orribili… Dopo l’AIDS dall’Africa arriva un nuovo apocalittico morbo…”

Questi e altri titoli con cui nei mesi scorsi i media del mondo intero hanno annunciato la riapparizione in Zaire di un virus che sembra mettere in crisi decenni di antibiotici e di ottimismo scientifico.
L’Africa è tornata così alla ribalta rioccupando, via satellite, il posto rimasto scoperto dopo il boom registrato lo scorso anno dal genocidio rwandese. E ciò in conformità al copione descritto dall’Americano Blaine Harden in Africa, Dispatches from a fragile continent: quello che dall’Africa arriva nell’emisfero nord sono le situazione estreme, che fanno piangere e provocano gesti di solidarietà:
“L’Africa è una penosa parte del mondo con cui gli occidentali vengono alle perse. Piangiamo per essa più per pietà che per comprensione.
L’Africa moderna è troppo deprimente. E’ un cupo punto interrogativo,
è una parte del mondo dove i bambini hanno ventri gonfi e occhi tristi, dove i soldati si sparano l’uno contro l’altro in guerre senza fine per ragioni incomprensibili. Solo quando la catastrofe raggiunge livelli impensati e i morti si contano a decine di migliaia, l’occidente, una volta ancora, si sente colpevole. I cantanti si ritrovano a cantare sulla famiglia umana e a raccogliere soldi per aiuti”.
[…] Il continente Africano interessa poco il resto del mondo. E’ ancora attuale la statistica fatta tra il 1988 e il 1990, quando solo il 5,6% delle notizie internazionali riguardava l’Africa. La maggior parte poi si limitava a Sudafrica, Etiopia e Libia; al resto del continente veniva riservato meno dell’uno per cento. Nel frattempo si
è inserito qualche nome nuovo, Mozambico, Somalia, Angola, Rwanda,
Burundi.
Ma la realtà non è cambiata, la raccolta delle informazioni si è impoverita.

Sono possibili due scenari
Uno in cui i mass media moderni riusciranno ad appiattire tutte le differenze culturali nel mondo. L’Africa diventerà la periferia del mondo del nord o di quello Americano – Pacifico. Si parlerà la stessa lingua, si vedranno le stesse telenovele e si userà un dentifricio omologato per tutte le bocce del mondo. Anche il giornalismo africano si adatterà agli standard del nord: sensazionalismo, indiscrezioni, invasione del privato, abuso della diretta, pansessismo. Più la coralità nelle lodi al regime e ai forti del momento. Sta già capitando. Da uno studio recente condotto dalla stampa nigeriana è risultato che su dieci temi ricorrenti, riguardanti il continente africano, sette sono negativi: violenza di diritti umani, instabilità politica e colpi di stato, criminalità. Anche le immagini di sofferenza vengono usate a scopo puramente emotivo, con scarso interesse per l’oggettività.
Un altro scenario: quello in qui i paesi in via di sviluppo, puntando sulla loro capacità critica e di partecipazione, riusciranno a crearsi uno spazio conveniente. (Merita di essere ricordato un tentativo che sembra aver sfondato, grazie anche all’aiuto della Germania: l'”Afro-Vision”, un network via satellite che serve otto nazioni
Africane. Fanno parte di questa iniziativa: Algeria, Costa d’Avorio,
Egitto, Ghana, Nigeria, Senegal, Tunisia e Zimbabwe. Sua finalità: fornire agli Africani immagini e commenti fatti da Africani. Ha quattro anni di vita e, come ripete il vicedirettore Mamadou Khoulè, vorrebbe andare controcorrente:
“In Africa non ci sono solo guerre, colpi di stato, malattie e morti di fame. C’è anche gente che conduce una vita normale e lavora per costruire un futuro migliore per sè e per propri figli”).

Ci sarebbe bisogno di un contratto di solidarietà con l’Africa, proprio perchè il continente è in ritardo nell’ottenere e nell’assimilare le nuove tecnologie, nel gestire le tecniche dell’informazione e della comunicazione. Con ciò che i media trasmettono c’è il pericolo che l’immagine negativa sull’Africa finisca per danneggiare gli stessi Africani, aumentando il loro sconforto e la convinzione che non c’è rimedio. L’unico antidoto potranno essere solo dei media africani capaci di presentare tutti gli aspetti della vita del continente. Ciò richiede preparazione culturale e professionale, da incoraggiare e da proporre come una delle voci più importanti nei programmi di cooperazione fra nord e sud.

Dal mensile della Ass.Italiana

Amici di R.Follerau

(Mirror da: Il Villaggio)

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