KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Intervista con Influenza Prods.

10 min read

Bruno De Angelis e Giovanna Gulinello

La australiana Left Ear Records ha ripescato alcuni lavori di Influenza Prods., ovvero del polistrumentista romano Bruno De Angelis e della cantante e bassista torinese Giovanna Gulinello, per farne un vinile assolutamente delizioso e prezioso. Si tratta di tredici brani “home wave” selezionati dai nastri di musicassette autoprodotte negli anni ’80 (Greatest Tits dell’83, Cheek-A-Bomba dell’84 e Quasi Solo dell’85). Il disco contiene al suo interno la storia del duo italiano conosciutosi a Londra sul finire degli anni ’70.

Niente fazzoletti / Mémoire / Pretty city / Rocking Gertrude / Leftovers / Ciò che vide il pescatore siculo / Improvviso / Kada polazi vlak / Anduma a pe’ / Animal lovers / We-shih / Piccolino / Peace soup

https://open.spotify.com/artist/7CdbJkx9H9k1bFVuMJCAn1/discography/all?pageUri=spotify:album:6EethjcYHfBLHspd4iXTaT

Precedenti interviste con Bruno De Angelis

https://kultunderground.org/art/40284/

https://kultunderground.org/art/40475/

Intervista

Davide

Ciao Bruno, ciao Giovanna. “Mémoire” è un disco a 33 giri in vinile uscito nel 2022 per Left Ear Records, ma il materiale che contiene risale a un periodo che va dal ’78, anno in cui vi siete conosciuti, ai primissimi ’80. A quando risalgono esattamente queste registrazioni? Le avevate già pubblicate o si tratta della prima volta?

Giovanna

La maggior parte dei pezzi pubblicati da Left Ear sono tratti dalle tre cassette autoprodotte che registrammo tra il 1981 e il 1985 al nostro ritorno in Italia. Le nostre prime esperienze però risalgono appunto al 1979/1980 quando facemmo la conoscenza di Robert Carrington, un tastierista uscito dal Royal College of Music con sogni di gloria… Avevamo risposto a un suo annuncio su New Musical Express dove cercava gente interessata a formare un gruppo ispirato ai Residents. Così nacquero i Flying Testes Brothers.

Bruno

Sì, facemmo tre concerti con quel nome: al Rock Garden, proprio vicino alla Royal Opera House, pensa un po’…, Al 100 Club e una disastrosa ultima gig al Cabaret Futura, quando ci esibimmo insieme a una coppia di americani mai visti prima che suonarono una batteria… da cucina, senza neanche conoscere i nostri pezzi… Le parole tutt’altro che incoraggianti di Richard Strange, il proprietario del locale, demoralizzarono Robert a tal punto che se ne andò via da Londra, lasciandoci senza prospettive musicali e l’affitto della casa che condividevamo non pagato… Thank you Robert!

Alcuni mesi dopo decidemmo di tornare in Italia. Era il 1981 e non avevamo idea di cosa avremmo

fatto, ma portammo con noi alcune registrazioni rudimentali e qualche testo di Giovanna ancora non

musicato. Lavorare in due, senza l’anarchia indisciplinata di Robert, risultò molto più facile: fare musica divenne un vero divertimento, ma il nostro sbaglio fu fin dall’inizio di non preoccuparci della qualità delle registrazioni, in fondo non avevamo nessuna ambizione di diventare rock stars. Chi poteva immaginare che quasi 40 anni dopo quei pezzi mal registrati sarebbero usciti su vinile…

Davide

Come siete approdati alla Left Ear Records, etichetta discografica che si trova dall’altra parte del mondo poiché australiana, di Melbourne? Come è dunque nata questa produzione che dà una nuova occasione a queste tracce altrimenti perdute nel passato?

Giovanna

Con Bruno ci vediamo ormai sì e no ogni tre o quattro anni e solo per qualche giorno e fu veramente strano ricevere questa proposta nella rarissima occasione in cui eravamo entrambi a Torino. All’inizio avevamo molte remore ad accettare la proposta di Chris and Bridget, immaginando che grosso lavoro ci sarebbe stato da fare, senza contare che non avevamo idea di chi fossero questi due e quali fossero le loro vere intenzioni.

Bruno

Sì, avevamo avuto una proposta simile da un’etichetta spagnola qualche mese prima ma quando si resero conto di quanto era bassa la qualità del suono si ritirarono presto e letteralmente sparirono… Essendo DJs forse immaginavano un facile e lucroso remix da discoteca con un suono vintage. Ho sempre avuto questa impressione con loro. Temevo quindi che sarebbe successo qualcosa di simile, ma con i ragazzi di Left Ear mi trovai molto più a mio agio. Nei venti anni passati in Inghilterra ho conosciuto molti australiani; sono persone alla mano, sincere, che dicono pane al pane. Vedendo poi il lavoro che avevano svolto negli anni era chiaro che facevano quel che facevano per passione, salvando dall’oblio parecchi artisti sconosciuti al grande pubblico. Così, senza nessuna pressione da parte loro, a poco a poco siamo giunti alla realizzazione di Mémoire, masterizzato infine da Dan Elleson, genio pazzo (in senso buono) della Melbourne Instruments, una compagnia all’avanguardia della tecnologia musicale.

Davide

Nel disco c’è un foglio su cui avete raccontata la storia di Influenza Prods. La riassumereste qui per i lettori di Kult Underground? Un incontro, il vostro, avvenuto a Londra nel ’78…

Bruno

Ci siamo conosciuti grazie ad un’amica comune e abbiamo fatto amicizia abbastanza rapidamente, per diventare una coppia invece c’è voluto più tempo… All’inizio la musica era solo un argomento di

conversazione: io avevo studiato chitarra classica e per quanto riguarda la musica rock ero legato a schemi che, almeno a Londra, stavano rapidamente crollando. Giovanna, essendo più giovane di qualche anno, mi fece scoprire tutto quel movimento che, da sotterraneo, stava venendo fuori con prepotenza. Nel giro di poche settimane, se usciva un nuovo disco dei Led Zeppelin non gliene fregava niente a nessuno, ma un concerto dei Joy Division senza nessuna pubblicità faceva il tutto esaurito in men che non si dica.

Giovanna

…ma non era solo musica: l’Electric Cinema era molto vicino a casa e ci andavamo spesso per vedere film che non potevi vedere nei circuiti commerciali: cose tipo Pink Flamingos o Eraserhead del debuttante David Lynch… Londra racchiudeva in sé il fermento, la città offriva spunti ad ognuno

per potersi esprimere al meglio. Ogni luogo, evento, concerto, museo, negozio, cibo, parco ti donava qualcosa, girovagavo per ore ed ore in questa immensità e mi sentivo ricca. Ancora mi ricordo le lunghe passeggiate a scoprire la città, e come spesso avevo dei dejà vu, mi sentivo così a mio agio, come quasi fossi già vissuta in quel luogo anni addietro. Ho un ricordo stupendo. Direi che tutte queste cose che abbiamo condiviso assieme ci hanno unito e hanno ispirato la nostra musica. Va da sé che in una culla del genere la creatività esploda.

Davide

Musicalmente avete definita la vostra musica “homewave”. Un modo di coniugare l’estetica “lo fi” alla nascente new wave o al postpunk? Io vi ho sentito, tra le influenze, quella dei Residents o altra outsider music di quel periodo; e suona tuttavia molto attuale, tutt’altro che datata o databile, quasi come dei quadri minimalisti alla Brian Eno di “Music for films 1”. Quali riferimenti avevate all’epoca?

Bruno

Quando finimmo il nostro secondo album-cassetta “Cheek-A-Bomba” eravamo molto coinvolti nel movimento della Mail Art, tant’è vero che alla cassetta era allegato un libretto con 15 illustrazioni di

altrettanti mail-artisti. Uno di loro era Vittore Baroni. Quello che non sapevamo è che Vittore era uno dei redattori di Rockerilla che all’epoca era probabilmente il mensile di rock alternativo più quotato. L’ultima cosa che ci aspettavamo era che scrivesse una recensione della nostra cassetta! Fu proprio lui a uscirsene con la definizione “home-wave” additandoci come esempio di chi accetta il fatto di registrare le proprie cose per pochi amici, senza giocare alla rock band “arrivata” scimmiottando Cure e Simple Minds… ed era vero, noi regalavamo o scambiavamo le nostre cassette con amici che, grazie alla mail art, erano sempre più numerosi, ma dopo quella recensione la nostra cassetta della posta si riempì di richieste di chi voleva comprare o recensire Cheek-A-Bomba e ben presto quelle 80 copie fatte a mano si esaurirono…

Giovanna

I nostri riferimenti musicali erano all’epoca gente come Gang of Four, Pere Ubu, Siouxie and the Banshees, Toya Wilcox, the League of Gentlemen, Joy Division, The Slits, This Heat, Glaxo Babies, i primi Scritti Politti, Red Crayola, Pop Group, D.A.F., Killing Joke e naturalmente i Residents… Altri riferimenti non musicali erano le serie TV Startrek, Mork and Mindy, Monty Python, l’acuta e catastrofica comicità di Spike Milligan, John Cleese… e poi soprattutto… Londra, il regno della musica… la si respirava con l’aria.

Davide

Ho trovate alcuni vostri brani su Insane Music for Insane People (Belgio 1986, voll. 11 e 12) e un brano dal titolo “Confucius” su un lavoro di autori vari (Pas de deux), suppongo su cassette (supporto che per altro sta tornando in auge). Questo vinile quindi non racchiude tutte le cose che avete fatte insieme. Esiste dunque altro materiale, magari per una qualche altra futura uscita?

Bruno

In quegli anni fummo invitati a partecipare a parecchie compilation internazionali, saranno state una

quindicina o più. La maggior parte era su cassetta, ma un paio furono su vinile. Tra queste il vinile PAS DE DEUX che contiene solo gruppi formati da una coppia. Fu un disco molto importante per la nascita della scena alternativa spagnola e nel 2015 l’etichetta Domestica Records di Barcellona ristampò il disco per celebrare il 30° anniversario della sua uscita. Il disco contiene appunto “Confucius” che ancora oggi è uno dei nostri brani più ascoltati. Certamente Mémoire non racchiude tutte le cose che abbiamo fatte insieme, ma di future uscite per il momento non se ne parla.

Davide

In quel periodo iniziava l’uso sempre più diffuso dei primi sintetizzatori e delle prime batterie elettroniche, nonché dei primi registratori multitraccia a cassetta. Che strumentazione avevate usato?

Bruno

Inizialmente avevamo solo la mia chitarra classica, il basso di Giovanna e una batteria elettronica molto primitiva che aveva 10 ritmi che non potevamo modificare in nessun modo eccetto la velocità. Per registrare usavamo uno di quei radio-registratori Aiwa a doppia cassetta: quindi, finita di registrare una prima base ritmica, aggiungevamo altre cose mentre passavamo il tutto su una seconda cassetta. Qualche volta abbiamo usato anche la radio per fare dei collage di sottofondo, come per esempio nel brano “Rocking Gertrude”. Naturalmente più il processo andava avanti e più la prima registrazione di base deteriorava, quindi cercavamo di mantenere una strumentazione minimalista.

Giovanna

Più tardi, quando potemmo permettercelo, comprammo un synth Yamaha CS-15D: un affare tutto di

vero legno, pesantissimo! Fu la nostra prima esperienza con la sintesi del suono. Su quei vecchi synth analogici era facile imparare come nasce un suono; era un esperienza fisica, tattile: se tu giri questa manopola succede questo… non c’era ancora uno schermino con dei numerini insignificanti come nei primi synth digitali in cui l’immediatezza dell’improvvisazione era praticamente impossibile.

Bruno

Ad un certo punto comprammo un secondo sintetizzatore che quasi rovinò le nostre finanze, mentre

col senno di poi avremmo dovuto comprare un buon registratore. Si trattava del famoso KORG Polysix e con questo abbiamo tutti gli elementi che servirono a creare Cheek-A-Bomba che secondo

me resta la cosa migliore che abbiamo fatto.

Davide

Il disegno in copertina è di Giovanna e, come le ho già detto, mi ha ricordato un personaggio in particolare, Mafalda di Quino. Bambina dallo spirito ribelle ma dallo sguardo acuto sul mondo e dalle domande candide e disarmanti a cui è difficile o, a volte, impossibile rispondere. Domande che mostrano le contraddizioni e le difficoltà del mondo degli adulti. Tutti i bambini sono degli artisti nati; il difficile sta nel fatto di restarlo da grandi, disse Picasso. Chi è e cosa rappresenta dunque la bambina febbricitante in copertina? Cosa c’è dell’infanzia in questo lavoro (penso anche a tracce come “Piccolino”)?

Giovanna

Rappresenta la parte bambina che è dentro di noi e che troppo spesso resta inibita. Quella che ci fa sgranare gli occhi dalla meraviglia per ogni cosa che ci capita proprio qui proprio adesso. Quella che dovremmo cercare di coltivare e non reprimere.

Davide

So che Bruno ha continuato con la musica (Mana ERG , LHAM), e anche come tecnico del suono. Invece Giovanna? Cos’hai fatto in seguito con la musica? Oppure non più e perché?

Giovanna

La vita e il lavoro hanno preso tutta me, lasciandomi senza energie. Quando il mio animo era abbastanza leggero da poterlo fare ho diretto la mia creatività alla fotografia, alla pittura, alla creazione dal nulla di oggetti vari come i miei echo-chic jewels fatti all’uncinetto. La mia casa è piena di fogliettini sparsi qua e là con mille idee mai realizzate uscite da una testa sempre in fermento. Tante idee che si perdono per strada…

Davide

Ci sarà qualche evento o altro a seguire per Influenza Prods.?

Bruno

Come ho già detto, per il momento di nuove uscite non se ne parla. A dirti la verità, anche se naturalmente sono molto contento di questo, io ancora mi sorprendo e non riesco a capire bene come il pubblico del 2022 possa essere interessato a queste canzoncine registrate quasi 40 anni fa su cassette da quattro soldi, ma… chi lo sa? Forse le sorprese non finiscono qui…

Davide

Grazie e à suivre…

 

1 thought on “Intervista con Influenza Prods.

Commenta