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Michele Strogoff – Jules Verne

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Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Narrativa
Pagg. 440
ISBN 9788804671336 
Prezzo Euro 10,50

Un romanzo non solo per l’infanzia

Ricordo, non ne sono certo, ma ne sono quasi sicuro, di aver letto Michele Strogoff dopo aver sostenuto l’esame di quinta elementare. Fu un’esperienza piacevole per un romanzo, che molto più di altri scritti da Jules Verne, è adatto soprattutto a bambini e a ragazzi. Infatti, la figura di Michele Strogoff, corriere dello zar, impegnato in un lungo e pericoloso viaggio da Mosca a Irkutsk è una di quelle in cui è pressoché inevitabile che una mente giovane desideri immedesimarsi, perché ci sono tutte le prerogative proprie di una certa età dell’uomo: lo spirito di avventura, l’abnegazione, l’amore per una donna, l’impegno a non venir mai meno alla parola data. 

La missione è di importanza fondamentale perché il corriere deve avvisare il Granduca, fratello dello Zar, dell’arrivo imminente di un orda di Tartari guidati dal traditore Ivan Ogareff, un ex militare insoddisfatto del trattamento ricevuto, e dal crudele Feofar Khan. E’ superfluo dire che Michele Strogoff dovrà affrontare tanti pericoli, ne uscirà quasi accecato, ma consegnerà il messaggio e manca solo che alla fine ci sia la scritta “ e vissero felici e contenti.”. Certo, si tratta di una letteratura adatta all’infanzia, dove i buoni sono solo buoni e i cattivi sono sempre perfidi, in una trama di cappa e spada in cui inevitabilmente, a differenza della realtà, è sempre il buono che vince. Tuttavia, non si possono tralasciare i particolari valori posti in risalto: non incrinare mai il proprio onore, non venir meno alla parola data, compiere il proprio dovere costi quel che costi.

Aggiungo che l’opera si presta benissimo a trasposizioni cinematografiche e infatti, a memoria, sono stati girati una decina di film, di cui forse il più riuscito è stato Michele Strogoff, corriere dello zar, uscito nel 1970 per la regia di Eriprando Visconti e interpretato da un convincente John Philip Law.

Il romanzo, come ho sopra evidenziato, è adatto soprattutto a bambini e ragazzi, ma ciò non toglie che possa essere letto con piacere anche dagli adulti, da quelli soprattutto desiderosi di tornare, se pur brevemente, alla loro infanzia.

Jules Verne, scrittore francese (Nantes 1828 – Amiens 1905). Figlio primogenito di un avvocato, a lui spettava di proseguire la professione del padre. Ma fin da ragazzo rifiutava gli studi e si aggirava per la città e le banchine del porto, avido di racconti marinari e avventurosi. Il fratello Paul, più fortunato, potè seguire la sua vocazione e arruolarsi in marina per poi viaggiare, come aveva sempre sognato insieme a Jules. Questi invece, dopo una breve avventura – quando dodicenne riuscì a imbarcarsi su un mercantile diretto in America, venendo subito scovato, redarguito e rispedito a casa – venne mandato a Parigi per seguire gli studi di giurisprudenza. Ma il ragazzo non si applicava e questa negligenza incrinò presto i rapporti con il padre, che gli tolse la rendita mensile che gli serviva a sopravvivere: egli prese a trascorrere le sue giornate in biblioteca, per riscaldarsi e per poter leggere romanzi d’avventura e di viaggi. Aveva infatti promesso, dopo quella bravata sul mercantile, che non avrebbe più viaggiato, se non con l’immaginazione. Fu durante una di quelle lunghe giornate che, per puro caso, si imbattè in A. Dumas. L’aneddoto racconta che il giovane cadde addosso allo scrittore scivolando come un monello dalla ringhiera di una scala. Dumas lo prese in simpatia e lo introdusse nell’ambiente letterario. Nonostante l’innata attrazione per la letteratura scientifica e i diari di viaggi e d’avventura, V. cominciò a scrivere sceneggiature teatrali, commedie e libelli. Con l’aiuto di Dumas riuscì a vendere qualche lavoro e ottenne il posto di segretario al Théàtre Lyrique (1850). Scrisse anche libretti di “opera comique” con scarso successo. Nel 1856 sposò una ricca vedova, Honorine Anne Hebe-Morel, che risolse finalmente il problema della sua sussistenza economica. Nel frattempo concluse gli studi voluti dal padre e divenne agente di cambio. Il lavoro però non lo interessava affatto, mentre continuava ad alimentare la passione per la lettura. Frequentando i circoli scientifici conobbe Felix Tournachon, con il quale progettò dettagliatamente un viaggio in pallone. Fortunatamente non riuscì a salire su quel pallone, mentre il suo amico precipitò malamente dopo un breve volo. Da allora cominciò a scrivere il diario di bordo di quell’ipotetico viaggio. Il lavoro venne rifiutato da tutti gli editori a cui lo presentò, finché non lo propose a Jules Hezel, editore per ragazzi. Cinque settimane in pallone (Cinq semaines en ballon) venne pubblicato nel 1863 ottenendo una buona accoglienza e V. firmò un contratto per due romanzi all’anno; da allora ne scrisse 60, con straordinario successo. Non perse mai la passione per il teatro e si occupò della versione teatrale di alcuni tra i suoi romanzi più famosi. Si ritirò ad Amiens, dove divenne consigliere municipale e fu attivissimo cittadino. La celebrità gli procurò anche dei nemici: nel 1886 un pazzo gli sparò davanti al cancello di casa ferendolo a una gamba e rendendolo zoppo. Lo scrittore non si verdette d’animo e continuò a lavorare fin oltre i settant’anni.

* L’Enciclopedia della Letteratura (DeAgostini)

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