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Rossella – Graziella Cappelli

4 min read

tra sogno e realtà

A&A Marzia Carocci Edizioni

Narrativa

Pagg. 76

ISBN 9788894387865 

Prezzo Euro 12,00

Il tempo è un Angelo, con tre facce

Non è raro non riuscire ad accettarsi per quel che si é, una insoddisfazione che può rendere anche grigia la vita, ma se si vanno a cercare i motivi di questo rifiuto (in genere tramite sedute psicoanalitiche), assai probabilmente si può dare una svolta alla propria esistenza, prendendo atto dell’interezza e della complessità della propria personalità. E’ possibile, anche se più difficile, pervenire allo stesso risultato con una forma di autoanalisi ed è quello che in effetti fa Graziella Cappelli con questo suo racconto lungo intitolato Rossella tra sogno e realtà. L’opera, a prima vista, potrebbe sembrare una favola, con la narratrice  che, assunto il nome di Rossella, penetra in uno specchio, una specie di porta del tempo, per ritrovarsi negli anni dell’immediato dopoguerra, spettatrice invisibile a tutti tranne a lei bambina. L’escamotage riesce perfettamente e così possiamo vedere, in un raffronto ideale, la bimba dell’epoca e la stessa, più che maggiorenne, dei giorni nostri, con inevitabili positivi effetti sull’intera narrazione. L’autore ci parla per bocca di Rossella adulta  di un mondo da troppo tempo dimenticato, di un paese uscito distrutto dalla guerra, della fame che attanaglia la maggior parte dei suoi abitanti. Ho vissuto quell’epoca e so che Graziella Cappelli non inventa niente, perché purtroppo la povertà era diffusa e anche la miseria, compagna fedele e non certo desiderata di Rossella e famiglia, non era una condizione sociale rara. Al riguardo, in certe pagine del libro mi vengono in mente altre di due grandi narratori, Dickens e Verga, che così bene sono riusciti a parlare della grande indigenza delle popolazioni della loro epoca. Una madre sfiduciata, anche un po’ spigolosa, un padre che si danna per trovare occasioni di lavoro rare e che spesso gli sfuggono, un fratello in collegio e l’altro più grande in sanatorio a curarsi inutilmente della tisi che l’ha colpito sono il ritratto di una famiglia che cerca di sopravvivere con onestà e con dignità, sono il palcoscenico di quella giovinezza in cui tanto si è patito da lasciare i segni anche in anni più maturi, quando si ricercano i perché di un passato che sembra una condanna del presente. Eppure, di fronte a tanto dolore, non mancano pagine di resurrezione, come quando con l’acclarata capacità poetica dell’autore ci sono intense descrizioni del paesaggio toscano, dove si riesce a cogliere il meglio della natura. 
Mi è piaciuto questo racconto lungo, mi sono emozionato leggendo, ho rivissuto un lontano passato, e di ciò non posso che ringraziare Graziella Cappelli per averlo riesumato con mano leggera, ma anche con intensa partecipazione. La logica conclusione della storia narrata  è il ritorno ai giorni nostri di una Rossella, che metabolizzando il trascorso, è ora più consapevole di se stessa, ha compreso che quel conflitto che tutta la vita si era immaginato era solo una distorta proiezione della mente, frutto dell’incapacità di accettare quel lontano passato. Questo ritorno, a mio avviso, però è un po’ troppo affrettato, perché l’autore avrebbe dovuto e potuto narrarci ancora a lungo, molto di più di queste poche, se pur belle, 76 pagine. Quanto ancora avrei voluto leggere, quanto ancora avrei voluto così rivedere quegli anni in cui ci mancava tutto, fuorchè la speranza di un miglioramento! Era un altro modo di vivere, con una civiltà contadina ancora presente, ma che si sarebbe dissolta nell’arco di una quindicina di anni; non si aveva quasi niente, ma c’era una mutualità fra poveri che ora si ignora e che invece all’epoca era costituita da reciproci, per quanto modesti aiuti, era quel periodo di cui anni dopo si sarebbe di tanto in tanto ricordato con la famosa frase “si stava meglio quando si stava peggio”.
E’ un peccato quindi questo stop a pagina 76 e secondo me  Graziella Cappelli avrebbe dovuto insistere, perché di sicuro c’era molto da raccontare, tanto da riuscire a mettere nero su bianco un romanzo piuttosto lungo, e non certo un racconto. Tuttavia la bellezza di quelle poche pagine è già più che sufficiente per soddisfare il mio appetito di appassionato di letteratura, tanto più che non mi è sfuggito un passo in cui si dà una descrizione del tempo veramente azzeccata, al punto che mi sento di riportarla di seguito: “Il tempo è un Angelo, con tre facce, una al presente, una al futuro e una al passato. Sta sempre con noi e ci accompagna sulla via della vita.”.
Da leggere? Senza il minimo dubbio, per scoprire un piccolo autentico gioiello.       


Graziella Cappelli è nata il 25 aprile 1945. Ha sempre vissuto a Empoli e lavorato come cassiera nei supermercati Coop. Ha pubblicato poesie e racconti in varie antologie e ha ottenuto diversi premi e riconoscimenti in concorsi e iniziative letterarie. Con Ibiskos Editrice Risolo ha pubblicato le raccolte di poesie. Son cresciute le ortiche (1999), Cielo inatteso (2002), Nei luoghi dell’anima (2006), Ai riflessi di una luna d’opale (2008), Oltre i passi lo sguardo (2010), Nel palazzo dell’ombra (2015), canti diVersi, poesie a otto mani (2016).

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