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25 anni di Future Shock – Intervista ad Antonio Scacco

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La FantascienzaUmanistica[*]di Antonio Scacco
 
 
Prof. Antonio Scacco, grazieinnanzitutto per aver accettato il mio invito a realizzare questa intervista inoccasione del 25° anno di attività della sua rivista di saggistica e narrativadi fantascienza Future Shock.
 
1) MN. Lei afferma in FantascienzaUmanistica che la funzione principale della science fiction è odovrebbe essere quella di ricucire lo strappo tra la cultura umanistica equella scientifica. Non crede che questo compito debba essere assunto principalmentedalle istituzioni accademiche, dai governi, dai legislatori che spesso assecondanole esigenze economiche delle varie ‘lobby’ senza preoccuparsi della formazionedei cittadini?
 
AS. L’uomo è un essere di cultura,intesa essenzialmente in senso umanistico. La sua formazione avviene, perciò,attraverso quegli strumenti idonei ad accrescere la sua umanità, quali lafilosofia, la pedagogia, l’arte e, in primis, la religione. Oggi, il processodi umanizzazione è messo in crisi dal conflitto tra il sapere umanistico equello scientifico. La science fiction, poiché getta un ponte tra le dueculture, si pone come valido strumento di umanizzazione.
 
 
2) MN. In qualità di intellettuale cattolicoed esperto di letteratura fantascientifica, come valuta l’attuale scenariosocio-politico e culturale italiano? Viviamo, come molti credono, in un’epocadominata da una sorta di ‘dittatura bianca’ coadiuvata da un sorridente poterevideocratico travestito da ‘partito dell’amore’? Può la science fictionrisvegliare le coscienze e contribuire a contrastare lo ‘stato soporifero’ incui versa una parte dell’umanità, svelando illusionismi e trucchipropagandistici?
 
AS. Oggi, la scienza, nella suadegenerazione scientista, ha reso molti italiani pragmatici: gli ideali, leutopie e, con essi, la morale sono stati messi in soffitta. Fortunatamente, c’èuna buona fetta della popolazione che crede ancora nella morale tradizionale enei valori non negoziabili. La fantascienza, poiché stimola la fantasia creatrice,è in grado di sottrarre l’uomo al sonno della ragione.
 
 
3) MN. Lei afferma in FantascienzaUmanistica che la religione può svolgere un’importante funzione dimediazione tra scienza e umanesimo, e che la science fiction attribuiscealla religione un ruolo fondamentale nella vita dell’uomo moderno. Quale èl’impegno della Chiesa nei confronti di tale mediazione? Le è mai capitato diconoscere, durante questi anni dedicati allo studio della fantascienza, membridel clero o religiosi appassionati di science fiction?
 
AS. La scienza ha radici cristiane. E’del tutto destituita di fondamento l’accusa che la Chiesa sia nemica della scienza. Il concetto di umanesimo sapienziale-scientifico da cui traeispirazione il mio libro, non è frutto di pensiero laicista, ma è stato elaboratoda un gesuita: il filosofo e scienziato atomico p. Enrico Cantore. Per igravosi impegni pastorali che, oggi, li attendono – attualmente, la Chiesa è attaccata non solo dall’esterno ma anche dall’interno – non si può pretendere che ipreti si occupino anche di fantascienza. Tuttavia, l’attenzione per essa èdesumibile indirettamente dal dibattito di alcuni teologi su argomentitipicamente fantascientifici: la macchina del tempo e l’esistenza degliextraterrestri.
 
 
4) MN. Interessante, anche se ovvio per chisi occupa di sci-fi, il rimedio di invertire lo specchio del tempoproposto da Alvin Toffler nel saggio intitolato Future Shock (dacui Lei ha mutuato il nome del suo quadrimestrale): ‘studiare’ il futuro percapire il presente. Quali sono, secondo Lei, gli argomenti riguardanti ilfuturo non sufficientemente trattati dalla moderna sci-fi, valutando loscenario narrativo e saggistico offerto in questo primo decennio d’iniziosecolo?
 
AS. Secondo me, un argomento riguardanteil futuro poco trattato dagli scrittori di fantascienza, tanto da averel’impressione che su di esso pesi un interdetto, è la crescita esponenzialedella popolazione musulmana. In uno studio pubblicato nel mese di gennaio 2011dal Pew Research Center’s Forum on Religion and Public Life, si prevedeche il totale di questa popolazione passerà, nel 2030, dagli attuali 1,6 miliardia 2,2 miliardi. Se si tiene conto che, nella concezione originaria di Maometto(ultimo Profeta inviato da Dio), l’Islam è uno Stato, il cui fine ultimo èl’affermazione a livello mondiale del Corano, è facile immaginare lo scoppio diuna Terza Guerra Mondiale (che, per la verità, è già latente e poco evidentecon il fenomeno dell’immigrazionismo), per sottomettere definitivamente ipopoli della Casa della Tregua (Dār al-Hudna).
 
 
5) MN. Nel capitolo di FantascienzaUmanistica intitolato L’infanzia maltrattata e la fantascienza nonsi accenna in alcun modo allo scandalo della pedofilia nella Chiesa. In qualitàdi intellettuale cattolico, quale è il suo pensiero in proposito? Dal momentoche la dimensione religiosa, legata imprescindibilmente alla componente umanaformante la Chiesa, svolge secondo Lei un ruolo fondamentale nella sciencefiction.
 
AS. Non voglio nascondermi dietro undito e negare l’esistenza del caso dei preti pedofili nella Chiesa. Se non neho parlato, è perché la pubblicazione del mio libro è avvenuta qualche annoprima che scoppiasse lo scandalo. Ma non bisogna fare di ogni erba un fascio epermettere che questi crimini gettino neldimenticatoio le centinaia di migliaia di uomini e donne, sacerdoti, religiosie religiose, la stragrande maggioranza, che donano giorno per giorno la propriavita a Dio e ai fratelli in tanti ospedali, scuole, parrocchie, missioni… Penso che all’origine del fenomeno ci siano certi teologi che vanno propugnando tesi anticattoliche quali: il matrimoniodei preti, il sacerdozio alle donne, l’eucaristia ai divorziati e risposati,ecc. Il Cristianesimo diventa, per loro, sinonimo di buonismo, tanto daarrivare a sostenere la vecchia tesi di Origène, quella dell’apocatàstasistòn pantòn, secondo cui l’inferno non esisterebbe.
 
 
6) MN. Nel capitolo di FantascienzaUmanistica intitolato La fantascienza in difesa del libro,nell’elenco delle ‘cattive letture’ che determinano la crisi del libro di narrativa,Lei include anche il ‘fumetto’: si riferiva anche ai fumetti tratti da opere dinarrativa fantascientifica e che indirettamente, con la loro vendita, sostengonol’editoria di genere?
 
AS. Storicamente, è la fantascienzascritta che ha alimentato il fumetto e non viceversa. Si pensi al capostipitedi tutti gli eroi fantascientifici con la nuvoletta in bocca, Buck Rogers,nato dalla fantasia dello scrittore Philip Francis Nowlan. Più in generale,l’ininfluenza dell’apparato iconico sulla science fiction è dimostratadal fatto che le copertine sgargianti e le ricche illustrazioni interne nonimpedirono ai pulp magazines di scomparire. In particolare, il boom dellafantascienza scritta si ebbe non con i pulp, quando cioè era predominantel’elemento grafico-visuale, ma, al contrario, quando, con l’avvento del pocketbook, l’apparato iconografico venne completamente eliminato.
 
 
7) MN. Durante il trascorso primo decenniod’inizio secolo, ha personalmente registrato un aumento o una diminuzione deipregiudizi contro la fantascienza (problema a cui Lei dedica un’intera sezionedi Fantascienza Umanistica)?
 
AS. È di vecchia data il disprezzo perla fantascienza delle élites culturali. Ricordo la notizia, apparsa suun numero di gennaio 1985 de Il Corriere dell’UNESCO, dove si riferivache i membri della Science Fiction Research Association trovarono, ungiorno, trasecolando, sui loro tavoli nella sala delle riunioni, dei volantinicon su scritte queste parole: “Smettiamola di dedicare studi e convegni allafantascienza, e lasciamola tor­nare nell’anonimato: questo è il suo posto”. Eadesso? I pregiudizi contro la science fiction non sono certo diminuiti.Un esempio? Il libro da cui traggono ispirazione le sue domande perl’intervista. Ebbene, molti editori si rifiutarono di pubblicarlo. Alla fine,dovetti attingere ai miei magri risparmi di maestro elementare in pensione.
 
 
8) MN. Crede nella possibilità che siavveri in futuro il fenomeno cosiddetto della ‘singolarità tecnologica’? La sciencefiction deve limitarsi a descrivere i possibili scenari causati da questopotenziale evento o può svolgere un ruolo attivo ‘preventivo’?
 
AS. Il problema centrale del fenomenodella singolarità tecnologica è, a mio parere, non tanto il suo avventoin un futuro più o meno prossimo, quanto il suo impatto sul processo diumanizzazione dell’uomo. In altri termini, la realizzazione di un’intelligenzasuperumana, preconizzata anche dallo scrittore di science fiction Vernor Vinge,sarà in grado di attualizzare le potenzialità tipiche della dignità umana:emotive, intellettive e pratiche? La costruzione di macchine più intelligentidell’uomo sarà un successo se raggiungerà gli obbiettivi su accennati,altrimenti sarà un fallimento completo. Il compito della fantascienza? Nonlimitarsi a creare scenari futuribili da incubo, a cui ci hanno assuefatticerti film come Terminator, ma innescare una riflessione filosofica edetica come in certi romanzi di Stanislaw Lem, ad esempio PianetaEden (Eden, 1959).
 
 
9) MN. Fantascienza e scuola; fantascienzae università: da anni Lei si batte per l’istituzione in Italia di cattedreuniversitarie di fantascienza. Con l’introduzione della cosiddetta ‘riforma Gelmini’,quale sarà il destino della sua meritoria e interessante iniziativa?
 
AS. Che io sappia, l’istituzione di unacattedra universitaria non è una decisione presa dall’alto, ma da unacommissione di cattedratici. L’on. ministro Gelmini e la sua riforma,dunque, non c’entrano. C’entra, invece, il parere dei critici accademici, per iquali la science fiction non fa parte della letteratura propriamentedetta, ma di quel ghetto letterario, pittorescamente definito: para oinfraletteratura, Kitsch, Midcult, Masscult… denominazioni che, nella loromolteplicità, tradiscono l’incertezza regnante tra gli stessi studiosi di “altaletteratura”. Ci sono, dunque, poche chances per l’istituzione, inItalia, di una cattedra universitaria di fantascienza, anche perché gli stessiappassionati si sono dimostrati, finora, poco interessati alla mia iniziativa:il mio appello, infatti, ha raccolto sono qualche centinaio di firme. Ma, comesi dice, spes ultima dea.
 
 
10) MN. Si punta spesso il dito contro larivoluzione scientifica e industriale quali cause dell’eccessivo dinamismoscellerato che caratterizza la società moderna. Le scelte controcorrente delsingolo individuo, la sua cultura, la sua storia personale non hanno valore?Tutto dipende solo ed esclusivamente da chi sta ai vertici e decide per noi?
 
AS. La principale caratteristica dellanostra civiltà, nata dalla rivoluzione scientifica galileiana e da quellaindustriale, è la velocità esponenziale dei cambiamenti, di fronte ai quali ilnostro mondo mentale è spesso impreparato. L‘homo tecnologicus, infatti,al contatto con i mutamenti così rapidi e radicali prodotti dalla scienza, vivein uno stato di smarrimento e di angoscia ed è preda della malattia del nostrotempo, che il sociologo americano Alvin Toffler indicò con il termine di futureshock. La conseguenza più eclatante e allarmante è l’abbandono, da partedell’uomo d’oggi, della visione umanistica del mondo e l’accettazione supinadel materialismo, del relativismo e del nichilismo. La scienza ha qualche colpain ciò? Nessuna! L’unica sua colpa è di rivelare l’uomo a sé stesso, ma questiha poi paura di autoaffrontarsi e di intraprendere lo sforzo necessario peraccrescere la sua responsabilità morale e la sua umanità.  Al contrario, tendea feticizzare lo strumento tecnologico, a farsene un dio – il dio delle technicaeartes, come lo definisce il Concilio Vaticano II nel suo documentofondamentale Gaudium et Spes – diventandone schiavo, anziché padrone.
 
 
11) MN. E’ rivelatrice e per certi versisconfortante l’affermazione di Ursula Le Guin, riferendosiall’immaginazione e da Lei citata in Fantascienza Umanistica: “…l’uomo[…] è […] costretto a definire la propria virilità attraverso il rifiuto di certitratti […] che la nostra cultura definisce “femminei” o “infantili”…” Qualiconsigli sente di poter dare a chi coltiva certe passioni ‘infantili’, come laletteratura sci-fi, ed è costretto a scontrarsi quotidianamente con pregiudizisociali alimentati da substrati culturali arretrati?
 
AS. Il pregiudizio secondo cui lafantascienza non sarebbe che un cumulo di sciocchezze, l’ho sperimentatopersonalmente. Dopo una conferenza in una scuola secondaria di una cittadinapugliese, nel corso della quale avevo spiegato, in lungo e in largo, che cosasi doveva intendere per science fiction, un professore intervenne rimproverandomiper il fatto che io, un settantenne, continuassi ad occuparmi di fantascienza.Roba da non crederci! Ma che consigli dare agli appassionati, se, come scrivevail poeta Schiller, “contro la stupidità anche gli dei lottano invano”?Potrei suggerire loro di tenere testa ai pregiudizi con questi tre ‘fattori disopravvivenza’: 1- esiste un corpus narrativo e critico fantascientificodi ragguardevole spessore; 2 – si possono dibattere, con la fantascienza, iproblemi suscitati dall’idolo del nostro tempo: la scienza; 3 – la fantascienzaè una terapia d’urto contro il future shock, causato dal dinamismoinarrestabile impresso alla nostra società dall’avvento della scienza. Questitre capisaldi mi sono stati utili per venticinque anni. Perché non dovrebberoessere utili anche a loro?
 
 
12) MN. Nel paragrafo intitolato Lamacchina può avere l’anima?, in Fantascienza Umanistica, Lei escludela possibilità che vi sia un’essenza spirituale al di fuori dell’uomo tradizionalmenteinteso, creato a immagine di Dio. Eppure alcune teorie scientifiche (esoprattutto fantascientifiche) considerano la possibilità di ‘conservare’ lacoscienza di un individuo indipendentemente dal ‘substrato’ portante (organicoo sintetico): gli esseri umani del futuro, al di là dei propri corpi mortali,forse avranno la possibilità di ‘archiviare’ il pensiero, le esperienze, iricordi e tutto ciò che appartiene al mondo interiore di un essere senziente epensante, per poi ‘ricaricare’ queste informazioni su un nuovo ‘supporto’ ericominciare in un certo qual modo a vivere! Lei pensa che in futuro ladottrina della Chiesa dovrà adeguarsi anche nei confronti di questa tematica,come già è successo in passato per altre questioni scientifiche, e considerare‘a immagine di Dio’ anche altre forme di umanità?
 
AS. In un romanzo di Arthur C. Clarke,La città e le stelle (The City and the Stars, 1956), gli ultimi uominidella Terra possono vivere infinite reincarnazioni grazie alla registrazione sucomputer dei loro dati fisici e psichici. L’autore parte dal presuppostomaterialistico e darwiniano secondo cui con c’è sostanziale differenza tra larealtà organica e quella sintetica, essendo entrambe materia aggregatacasualmente. Qui, non c’è bisogno di tirare in ballo la dottrina della Chiesasull’immortalità dell’anima, verità riconosciuta anche dalla filosofia greca, osull’uomo, creato a immagine di Dio. Basta la scienza, la quale ci dice chedall’inanimato non può venire l’animato, che da un sasso non può nascere lavita. Sulla Luna, su Marte, sul Sole, non c’è neppure un filo d’erba. Il BigBang biologico sulla Terra è un mistero che tutte le ipotesi evoluzionistichenon riescono a spiegare, meno che mai a replicare nei laboratori dibioingegneria.
 
 
13) MN. Lei afferma in FantascienzaUmanistica che il filone sci-fi denominato ‘cyberpunk’ addiritturaostacolerebbe l’incontro tra scienza e umanesimo. Non potrebbe essere, invece,che il cyberpunk, proprio perché capace di descrivere certi aspetti tecnici ecerte atmosfere appartenenti alla vita dell’uomo moderno, rappresenti un validostrumento per  realizzare questo incontro? Cosa ne pensa di quei religiosi(sacerdoti, suore…), ormai numerosi, che utilizzano il ‘cyberspazio’ peravvicinare e assistere i fedeli?
 
AS. Nella sua storia più chebimillenaria, la Chiesa, come ricordava il grande papa Giovanni Paolo IInel suo messaggio per la 36a Giornata Mondiale delle ComunicazioniSociali, ha dovuto “varcare numerose soglie culturali” per annunciare il Vangeloa tutte le nazioni. Una di queste soglie, oggi, è rappresentata dal nuovo mondodel ciberspazio, Internet, dove, accanto a tante potenzialità positive,ci sono anche tanti rischi e pericoli. Il flusso, ad esempio, quasi infinito diinformazioni che circola nel Web, può dare la falsa convinzione che i fattivalgono più dei valori. In un contesto dove niente è duraturo, potendo esserecancellato ogni file con un semplice click, viene a mancare lo stimolo aun pensiero e a una riflessione più profonde. Se non c’è un’adeguatapreparazione, Internet favorisce – afferma papa Wojtyla – “un modo di pensarerelativistico e, a volte, alimenta la fuga dalla responsabilità e dall’impegnopersonali”. Una simile interpretazione del ciberspazio è tipica del filone fantascientificodenominato cyberpunk. Nel romanzo che ne costituisce il modelloesemplare, Neuromante (Neuromancer, 1984) di William Gibson, ilprotagonista Case non ha grandi idealità, se non quella di collegare il propriocervello direttamente alla rete e di rubare le informazioni per poi rivenderle.È il tipico esempio dell’uomo schiavo e non padrone delle tecnichae artese, dunque, non è in grado di realizzare l’incontro tra scienza e umanesimo.
 
 
14) MN. Fantascienza e crisi lavorativa. InFantascienza Umanistica Lei individua nell’automazione enell’informatica le cause della cosiddetta disoccupazione tecnologica,descritta in alcuni romanzi sci-fi. In concreto cosa proporrebbe quindi di fareper risolvere il problema della disoccupazione: di rispolverare il Luddismo,ritornando tutti a una sana vita agricola pre-industriale, oppure di cercare unrealistico compromesso tra il progresso e un nuovo ruolo dell’uomo nellaproduzione?
 
AS. Il paradosso del nostro tempo è chela scienza ci offre gli strumenti necessari per realizzare un’era di pace e diprosperità in ogni angolo del nostro pianeta, ma ciò non avviene. Perché? Credoche la causa principale sia da ricercarsi nell’eccessiva frammentazione deltessuto sociale, causato dall’abnorme individualismo da cui è afflitto l’homotecnologicus. Si pensa soltanto al proprio tornaconto personale, ai vantaggicorporativi, alla soluzione provvisoria e abborracciata di problemi di vitaleimportanza, tra cui il lavoro. Io non sono né un sindacalista, né un economista,né un politico. Penso, però, che il problema della disoccupazione tecnologicasi possa risolvere con una maggiore unità d’intenti, con un obiettivo comune daraggiungere, con un’iniezione di fiducia nel futuro. Ciò sarà possibile dandospazio alla fantasia creatrice, al “mondo oltre le colline” (AlexeiPanshin), agli ideali, all’utopia e, soprattutto, al messaggiouniversalistico e al dinamismo soprannaturale del Cristianesimo, in cuil’attuale contesto di civiltà affonda le sue radici.
 
 
15) MN. Nel capitolo Decattolicizzazione,scienza e fantascienza di Fantascienza Umanistica, Lei afferma chein futuro la religione conoscerà gravi crisi ma non scomparirà. Dal momento chel’umanità, molto prima dell’avvento di Gesù Cristo, ha dimostrato dipossedere una propria sapienza e una propria spiritualità, non si potrebbeipotizzare il ritorno a una religiosità ‘arcaica’, non mediata da ‘personaggistorici’ di origine divina?
 
AS. Indubbiamente, prima di Gesù Cristo,l’umanità aveva una sua spiritualità e una sua sapienza. Nel mondogreco-romano, accanto ad una religiosità idolatrica intrisa di superstizioni,di sacrifici di animali e di prostituzione sacra, c’era una religiosità piùelevata, di cui troviamo tracce nel filosofo Platone e nel poeta VirgilioMarone. E, allora, perché molti pagani abbracciarono il Vangelo di Gesù?Forse perché, secondo l’accusa di Plinio il Giovane, erano afflitti da inflexibilisobstinatio o forse perché, come ironizzava il filosofo-imperatore MarcoAurelio, erano presi da puro spirito di opposizione (psilé paràtaxis)?In realtà, il mondo pagano e la religiosità che ne scaturiva, non erano deltutto soddisfacenti. La violenza dominava l’uomo, la famiglia e la società. Ibambini malformati venivano gettati giù dal monte Taigeto, si praticava lalegge del taglione e i vinti diventavano schiavi dei vincitori: vae victis!C’è  una frase del filosofo Seneca, il maestro di Nerone, che èrivelatrice della mentalità pagana e, nel contempo, dell’insoddisfazione chel’attanagliava. Parlando degli schiavi, egli affermava: servi sunt sedhomines! Credo che l’umanità non ne trarrebbe nessun vantaggio nel ritornaread una religiosità pre-cristiana. Già i frutti negativi di un simile tentativo,si vedono al presente: droga, pornografia, aborto, divorzio, ubriachezza,stupri, ecc. Mancano solo i giochi gladiatorii!
 
 
16) MN. Nel capitolo La fantascienza stamorendo? di Fantascienza Umanistica, Lei espone quelli che dal suopunto di vista rappresenterebbero dei ‘segnali inquietanti’ e tra questi includela ‘contaminazione’ tra generi letterari. Non sarebbe ipotizzabilesemplicemente un’evoluzione della science fiction, anziché paventare unasua ‘morte per diluizione’?
 
AS. Nella storia della fantascienza, c’èstato sempre qualche scrittore che, non conoscendo forse bene le originiscientifiche del genere, ha cercato di cambiarle il codice di identificazione: JamesBallard con la new wave, William Gibson con il cyberpunk, JacquesSternberg con il surrealismo, ecc. Ma sono stati tentativiconclusisi tutti con un fallimento. Il motivo? La fantascienza non ha unagenesi letteraria, come il Classicismo, il Barocco, l’Arcadia, il Romanticismo,il Verismo, ecc., ma nasce e si sviluppa con l’avvento della scienza moderna.Il primo romanzo di fantascienza, Frankenstein (Frankenstein, or theModern Prometheus, 1818), nasce dall’ipotesi darwiniana che Dio è “assentedalla creazione: perciò l’uomo è libero di creare una propria sub-vita” (BrianW. Aldiss, Un miliardo di anni). Ecco perché Isaac Asimovraccomandava caldamente ai giovani scrittori di leggere testi di divulgazionescientifica. Ma, poi, chiediamoci: se la science fiction viene mescolatacon gli altri generi narrativi, come potrà svolgere efficacemente la suafunzione di ponte tra i due saperi?
 
 
17) MN. Come e perché è nata l’idea dipubblicare un’antologia di racconti per celebrare i 25 anni del quadrimestrale FutureShock da Lei diretto?
 
AS. Quando, per ragioni di lavoro, peresigenze familiari o per motivi di salute, siamo costretti a lasciare il nostroambiente e a trasferirci altrove, è esperienza comune che in noi si verifichinodei cambiamenti nel modo di pensare, di esprimerci, di comportarci, ecc. Èesattamente quello che è capitato a me. La mia formazione è stata eminentementeclassica e i miei maestri sono stati i grandi della filosofia e della letteratura:Platone, Aristotele, sant’Agostino, san Tommaso, Dante Alighieri, Shakespeare,Foscolo, Byron, ecc. Per una serie di circostanze, ho dovuto occuparmi difantascienza. All’inizio, mi sembrava una tappa marginale del mio iter verso iltraguardo dell’insegnamento nelle scuole secondarie. Ma, man mano cheapprofondivo i miei studi e le mie ricerche sulla science fiction,cominciai a capire che mi trovavo di fronte alla punta di un iceberg di notevolespessore e grandezza. Così, l’episodio contingente si trasformò in nucleocentrale del mio impegno culturale e professionale. Non solo, ma dovetticambiare anche mentalità e modificare il mio approccio alla cultura e allaletteratura. In sintesi, il motivo che mi ha spinto a pubblicare l’antologia Raccontidel venticinquennale, è stato il desiderio di guardarmi indietro e rifletteresul cammino percorso.
 
 
18) MN. Può fornirci qualche anticipazionesulle novità, le idee, i progetti che caratterizzeranno i prossimi numeri di FutureShock?
 
AS. In un romanzo breve di Robert A.Heinlein, Alla deriva nell’infinito (Universe, 1941), gli occupantidi una gigantesca astronave generazionale dimenticano, ad un certo punto, nonsolo lo scopo della loro missione, ma scambiano anche lo spazio artificiale incui vivono, per l’intero universo. È questa, secondo me, la condizione dell’umanitàd’oggi: ha dimenticato non solo lo scopo per cui esiste, ma ha anche scambiatoper definitivo il luogo provvisorio in cui vive. Perciò, la linea editorialeche intendo seguire per i prossimi numeri è di smuovere le acque, di mettere inluce le radici cristiane della nostra civiltà, di far capire perché ilCristianesimo ha, come scrive Rodney Stark in La vittoria dellaragione, un “legame così stretto con l’ascesa della civiltà occidentale”. E- aggiungo io – con il sorgere della fantascienza!
 
 
19) MN. Cosa le ha insegnato questaavventura durata un quarto di secolo? Cosa vorrebbe migliorare e cosa invecenon cambierebbe mai della sua rivista?
 
AS. Nell’arco di venticinque anni, hospesso incontrato persone di ogni ceto sociale e di ogni formazione culturale,che mi dichiaravano, a volte in modo roboante, la loro passione per lafantascienza, ma, dopo un po’, sparivano all’improvviso, senza più dar notiziedi sé e dimostrando così che il loro amore per la science fiction erasolo un fuoco di paglia. Istruzioni per l’uso: la fantascienza ha, sì, bisognodi persone appassionate, ma la passione non basta. Occorre anche la costanza e,soprattutto, l’attenta riflessione critica. Non è facile, tuttavia, incontrareappassionati che si occupino a tempo pieno di fantascienza. A motivo di ciò, mitrovo a svolgere da solo il lavoro redazione, che non è semplice: elaboraregraficamente i testi, stamparli, assemblare le pagine, cercare il tipografod’animo buono che dia una rifilatina alle poche centinaia di copie della miarivista. A volte, mi mancano le recensioni, a cui sono costretto a provvedereio stesso, immergendomi nella lettura di tre/quattro romanzi o nella visione diqualche DVD. Lavorare in solitudine è defatigante, ma ha anche i suoi vantaggi:si evita di impelagarsi in inutili polemiche e di beccarsi come i polli dimanzoniana memoria.
 
 
20) MN. Le rivolgo la stessa domanda cheLei lascia in sospeso a pag. 69 di Fantascienza Umanistica (edizione2009): “Chi risolleverà, nel terzo millennio, le sorti della fantascienzaitaliana?”
 
AS. Comunemente, si ritiene che lafantascienza italiana non decolli perché afflitta da un complesso di inferioritàverso la letteratura alta o mainstream. La verità è che non riesce adesprimere autori non dico del livello di un Aldous Huxley o di un GeorgeOrwell, ma neanche di un Gregory Benford o di un David Brin,perché troppo impegnata a fare politica, a difendere a spada tratta questa oquella fazione, ad essere usata come corpo contundente contro questo o quelpersonaggio. È, insomma, un elemento più di divisione sociale che di unione.Perché la fantascienza italiana possa risorgere dalle sue ceneri, è necessarioche si liberi dall’ipoteca politica e da quella letteraria. Lo scrittoredev’essere più un divulgatore della scienza che un ideologo, più un narratoreche un abile manipolatore della forma e del linguaggio.
 
 


[*] Le domande checompongono l’intervista traggono ispirazione dalla lettura di FantascienzaUmanistica, raccolta di saggi firmati dal prof. Antonio Scacco e cherappresenta, per certi versi, un’antologia-manifesto da cui trae origine la‘mission’ culturale del quadrimestrale di saggistica e narrativa difantascienza Future Shock.

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