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Le persiane verdi – Georges Simenon

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Traduzione di Federica Di Lella e Maria Laura Vanorio
Edizioni Adelphi
Narrativa romanzo
Pagg. 208
ISBN  9788845932809
Prezzo Euro 19,00
 
Il grande Emile Mauguin 
 
La casa editrice Adelphi si è assunta il compito di ripubblicare l’intero considerevole repertorio di Georges Simenon, un lavoro enorme che ha portato agli occhi dei lettori per lo più opere di elevata qualità, anche se alcune si devono giudicare onestamente mediocri; è stato dopo la delusione di due sue raccolte di racconti che mi sono imbattuto in questo romanzo, che non è giallo e nemmeno noir, è semplicemente la storia di un uomo, passato dalla miseria alla ricchezza, che fugge non sa nemmeno lui da cosa, ma che cerca disperatamente di dare un senso alla sua vita. Emile Mauguin è un celebre attore teatrale e cinematografico, idolatrato e temuto, un uomo che, venuto dal nulla e dalla fame, può ora disporre di tutto ciò che desidera, tranne che della serenità. E’ uno che prende, e se dà lo fa facendo cadere la sua elemosina come un dono del cielo, e perciò, proprio per questo, non ha in pratica amici, insomma è un uomo solo. Dopo diversi rapporti con non poche donne ha sposato una molto più giovane di lui, con una bambina che ha avuto da un altro uomo, e benché la moglie gli possa apparire fedele lui non ha perso l’abitudine  di avere rapporti con altre, ivi compresa la cameriera; un altro vizio a cui si abbandona con eccesso, in una vita di tutta di eccessi, è il vino, quello rosso, non necessariamente di qualità. La visita di un medico specialista, un famoso luminare, gli porta la ferale notizia che, nonostante lui abbia quasi sessant’anni, ha il cuore di uno di settantacinque e quindi se vuole avere la speranza di andare avanti deve necessariamente limitare o eliminare gli eccessi. E’ più facile da dire che fare per uno che, grande attore, ha finito con il mescolare  le sue caratteristiche di uomo con quelle dei personaggi interpretati, in cui sono inconfondibili i tratti autoritari che lo contraddistinguono. Riesce a contenere l’abuso del vino, ma è evidente che non basta, che occorre darsi una calmata, gratificarsi di un po’ di riposo ed è così che, memore del desiderio della sua prima moglie di una casetta, lontana dalla ribalta e con le persiane verdi, prende in affitto una villa ad Antibes, con vista sul mare, ma con le persiane azzurre. Si accorge che è tempo per fare un bilancio della propria vita, quello che prima saltuariamente gli riusciva in sogno immaginando di essere l’imputato di un processo i cui giudici erano tutte le persone che aveva conosciuto. In realtà questo è il frutto di una sua costante paura della morte e del desiderio, quasi inconsapevole, della pace dell’anima, simboleggiata da una casetta con le persiane verdi. Non si può tornare indietro, però, e si arriva così prima o poi al momento in cui ciò da cui si fuggiva, andandovi inconsciamente incontro, diventa vicinissimo e allora non ci si può sottrarre alla sconfitta, ci si lascia andare e tutto ha una fine e un fine, perché, come scriveva Ungaretti (Sono una creatura Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916), “la morte si sconta vivendo”.
Il romanzo è semplicemente bello, ma le ultime pagine sono altamente struggenti, finiscono con il commuovere e nell’ingenerare nel lettore un profondo senso di pietà per questo uomo massiccio, spigoloso, scorbutico, ma infinitamente solo.
 
Georges Simenon, nato a Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989, ha lasciato centonovantatre romanzi pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e racconti pubblicati sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature» e memorie. Il commissario Maigret è protagonista di 75 romanzi e 28 racconti, tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in tutto il mondo, innanzitutto per le storie di Maigret, Simenon è anche, paradossalmente, un caso di «scrittore per scrittori». Da Henry Miller a JeanPauhlan, da Faulkner a Cocteau, molti e disparati sono infatti gli autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra questi, André Gide: «Considero Simenon un grande romanziere, forse il più grande e il più autentico che la letteratura francese abbia oggi»; Walter Benjamin: «… leggo ogni nuovo romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand Céline: «Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon dei Pitard, per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i giorni».
 

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