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La catena – Emilio Lussu

3 min read
Baldini & Castoldi Editori
Narrativa romanzo storico autobiografico
Pagg. 216
ISBN 9788880892120
Prezzo € 14,50
 
Il consolidamento del fascismo
 
 
La catena completa in modo impeccabile la trilogia con cui Emilio Lussu dapprima ha parlato con Un anno sull’altipiano della Grande Guerra, conflitto dal forte impulso nazionalistico e quindi, in un certo senso, propedeutico del fascismo, quindi dell’avvento dello stesso con Marcia su Roma e dintorni e infine del consolidamento della dittatura proprio con l’opera di cui mi accingo a scrivere.
In ogni caso si tratta sempre di esperienze dirette, di vita vissuta, ma mentre il romanzo che si svolge sull’altopiano di Asiago e che è senz’altro uno dei libri di più forte impatto nel denunciare l’insensatezza e l’inutilità della guerra lascia più spazio alla creatività, i due successivi finiscono con il diventare la disamina storica di un periodo che si concluderà, dopo tanti lutti e tragedie, nel 1945.
Mussolini, raggiunto il potere, avverte la necessità di consolidarlo, diventando il padrone assoluto e, come in tutti i regimi totalitari, instaurando il principio secondo il quale o si è con il dittatore, o si è un nemico, da isolare, da rendere inoffensivo tanto da annientarlo. E’ di questa fase che parla Emilo Lussu con La catena e che va dall’assalto alla casa dello scrittore di un centinaio di fascisti, a cui lui cercherà di opporsi uccidendone uno, al successivo processo, all’assoluzione combattuta e grazie a giudici onesti, ai provvedimenti del Tribunale Speciale grazie ai quali fu confinato a Lipari, da cui, insieme a Carlo Rosselli e Francesco Nitti riuscì a riparare in Francia con una rocambolesca fuga, che ebbe grande rilievo internazionale e che fu uno smacco per il regime.
Le azioni poste in essere da Mussolini per consolidare la sua posizione, come per esempio alcuni attentati alla sua persona armati dalla sua stessa mano, le nuove leggi che di fatto impedivano qualsiasi opposizione, il funzionamento dei Tribunali Speciali, la difficile esistenza dei confinati, dei loro familiari e dei loro amici danno vita a un quadro talmente orrendo che è lecito chiedersi come oggi ci sia ancora gente che crede nella bontà del fascismo (come del resto, in contrapposizione, ci sono quelli che ancora sognano un ritorno al comunismo staliniano). Il tutto è raccontato in modo notevolmente efficace, perché si è trattato di esperienza diretta e l’atmosfera fosca, cupa che aleggia in quelle pagine e che può intimorire oltre misura il lettore è saggiamente stemperata da una sempre presente ironia, anche se amara.
Senza retorica, senza esaltazione dei propri meriti, Lussu ci ha lasciato una testimonianza indispensabile per comprendere tante cose, anche per capire come per circa un ventennio una intera nazionale, fra partecipazione e più spesso indifferenza, si sia lasciata abbindolare da un uomo che voleva essere il padrone del mondo , ma che era senza qualità e che dal trono su cui si era issato finì appeso per i piedi alle strutture di un distributore di benzina a Milano.  
Da leggere, quindi, e magari da inserire nei programmi scolastici.
 
Emilio Lussu (Armungia, 4 dicembre 1890 – Roma, 5 marzo 1975), combatté durante la Grande Guerra come ufficiale di fanteria della Brigata Sassari. Fondatore del Partito Sardo d’Azione (1919), fu deputato nel 1921 e 1924 e partecipò alla secessione aventiniana. Antifascista, nel 1929 fuggì da Lipari con Carlo Rosselli e Fausto Nitti, coi quali a Parigi fondò il movimento “Giustizia e libertà”. Fu tra i dirigenti della resistenza e, nel dopoguerra, senatore nelle prime tre legislature. Presso Einaudi ha pubblicato Un anno sull’altipianoMarcia su Roma e dintorni, e Il cinghiale del Diavolo.

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