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La passione del calcio – Franz Krauspenhaar

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Perdisapop -Pag.155 – Euro 10,00
www.gruppoperdisaeditore.it
 
Arrembaggi, la collanadiretta da Antonio Paolacci, aggiunge un nuovo titolo di valore dopo Nienteda capire di Luigi Bernardi.
La passione del calcio non è un romanzoautobiografico come recita il sottotitolo, ma un contenitore di sensazioni ericordi legati al mondo del calcio e a una passione che – come tutte lepassioni – finisce per sfiorire. Franz Krauspenhaar è scrittore navigato, natonel 1960, ha pubblicato Era mio padre (Fazi), scrive poesia (si sente dallostile elegiaco della sua prosa), ma ha il dono non comune di un periodaresciolto che riesce a coinvolgere. I ricordi del calcio servono per compiere unviaggio a ritroso nella memoria, nei sogni in bianco e nero, per un tuffonell’infanzia di una generazione che pensava di restare eternamente bambina.Negli anni Settanta non eravamo consapevoli che saremmo dovuti diventaregrandi, capitava di pensare al futuro solo quando guardavamo i Pronipoti allatelevisione e in ogni caso il futuro erano i nostri genitori. Il presente,invece, era un pallone Super Tele da rincorrere in un piazzale sterrato,sognando i nostri eroi della domenica in un campo di calcio.
Krauspenhaar racconta le passioni dellanostra generazione – pure chi scrive è nato nel 1960 e ha tifato Inter – che sisono stemperate con il passare degli anni, ma riesce a spalancare lo scrignomagico dei ricordi. Gigi Riva-Rombo di Tuono fedele a una sola squadra, l’abatinoGianni Rivera e il Milan che rivaleggia con l’Inter di Sandro Mazzola, ilgiornalismo sportivo colto di Gianni Brera, l’estro ineguagliabile di Maradonache fa sognare Napoli. L’autore racconta le disfatte del passato (Corea) e delpresente (Sudafica), gli allenatori antipatici (Sacchi, Lippi, Capello) e lefigure simpatiche (Rosato, Sarti), i calciatori prima che diventassero bambiniviziati a caccia di veline. Sembra d’essere finiti in un libro di Giovanni Arpino,non ti spieghi come sia possibile con questi chiari di luna editoriali chequalcuno pubblichi ancora letteratura. La squadra del cuore è come l’amantefissa della domenica, mentre la squadra odiata – nel casodell’autore, ma pure nel caso di chi scrive, la Juventus – è una vecchiabagascia. Noi ragazzini innamorati di calcio parlavamo per ore deicampioni preferiti, li mitizzavamo, li rendevamo immortali e quante volteabbiamo detto “è vecchio” di un calciatore che aveva poco più di trent’anni. Unbambino di dieci anni pensava a un adulto di trenta e lo vedeva come un uomotalmente più grande di lui da considerarlo vecchio. Passa il tempo, le passionisvaniscono, come tutto si perde nella vita, non c’è niente di eterno. Lapassione per il calcio muore, lanciata a pezzi minuscoli contro il vento deldisincanto. L’intuizione più geniale dell’autore è quella di vedere ilcalcio come parafrasi della vita, ché in realtà il calcio è una cosastupida, insensata, ma proprio per questo rappresenta bene lafollia che è sostanza stessa del nostro mondo. Il calcio stabilisceentro poche regole l’ineluttabile ma anche l’imprevedibile. Stabilisce vita emorte, agonia e follia, piacere e dolore, morte e resurrezione.
Termino il romanzo con un senso dismarrimento, la stessa mancanza che provavo quando finiva una partita attesa, unvuoto interiore che l’assenza di calcio non mi fa più provare. Le passionilasciano il posto ad altre passioni. L’amore per la letteratura ha spodestatoil calcio e quando m’imbatto in piccoli gioielli come questo mi dico che nevaleva la pena. L’importante nella vita è navigare e questo libro che mirigiro tra le mani e non voglio abbandonare mi ha fatto ripercorrere – conqualche lacrima di nostalgia – cinquant’anni della mia vita.

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