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ANNI ’70 – Le Canotte a Rete

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Tra i miei ricordi degli anni ’70, vi è quello delle magliettine a rete. Il mio amico Aldo ne portava sotto la sua camicia, asseriva che tenessero più caldo delle normali magliette, perché la traforatura tra la pelle e la camicia fungeva da “camera d’aria” in cui si sviluppava e si tratteneva il calore del  corpo. Allora le canotte a rete non erano un indumento né da tamarro, né da pornogay per fisici scolpiti. Aldo, infatti, era figlio della buona borghesia, il padre, ed ancor prima il nonno, famoso alpinista, avevano un vecchio, storico negozio di articoli per gli sport invernali. La retinatura di quel capo intimo nasceva proprio dalla sua funzionalità nelle pratiche sportive, dal podismo allo sci, e da quelle teorie secondo cui non si deve assorbire il sudore con un tessuto a contatto, ma portarlo all’esterno, mantenendo asciutta la pelle per evitare raffreddamenti locali. Insomma, la pelle respirava liberamente e la maglietta non si appiccicava. D’estate, portarne una sotto la t-shirt, evitava la formazione di sgradevoli aloni di sudore sotto le ascelle. Io ammiravo molto quell’articolo, specialmente dopo che mi fu fatto notare che anche David Bowie, in una fotografia, ne indossava una… E se dico David Bowie, non è come dire vent’anni dopo i Take That del video “Sure”… Anche loro ne avevano in quella occasione, ma sarà poi tutta un’altra storia. Torniamo dunque ai ’70. La loro assoluta, indiscutibile chiccheria pure “futuristica” era confermata anche dalle divise dell’equipaggio del sottomarino SkyDiver di Ufo Shado, tutti rigorosamente in maglietta traforata.

Avevo sicuramente tredici anni, poiché era uscito “Lodger” (di Bowie) e, quindi, era il 1979. Cominciai a desiderarne ardentemente una o due per il cambio, ma il loro prezzo era troppo alto secondo il giudizio e le tasche di mia madre, a cui chiesi di comprarmene. Per me e per alcuni compagni di classe, la canotta a rete divenne un “must” chiccoso, altro che! Dopo averla più volte richiesta, mia madre decise di farmene due in cotone all’uncinetto, credo. Beh, avevano lo stesso tessuto a maglie di 5 o 6 millimetri, fu un bel gesto, tenero oggi, un po’ meno apprezzato allora. Le misi, per l’utilità suddetta, ma non ne feci sfoggio. Durarono per altro molto tempo, sicché alla visita di leva (perciò sei anni dopo) ne avevo ancora indossata una di quel paio. E fu anche l’ultima: nel frattempo erano uscite di scena e i ragazzi a me più prossimi, tutti in mutande e maglietta o a torso nudo, in fila per farci palpare i testicoli, poi a fare la lastra al torace, si erano messi a scherzare su questa cosa insolita. Qualcuno disse: “che roba è? A quello gli viene la radiografia a quadretti…”. Fu l’ultima volta. Meglio così, pensando poi al destino toccato alle canotte a rete… Quanto al futuro, chissà! Oggi si sta costruendo perfino lo SkyDiver, anche se si chiama Cormorant e il veicolo aereo, agganciato ai tubi missilistici di un sottomarino di classe Ohio, che sbucherà con due razzi del tipo Tomahawk da sotto il mare, sarà unmanned, cioè senza pilota… “Tamarri” di tutto il mondo (Jennifer Lopez in testa, pur con tutto l’elogio della tamarritudine o della felicità fatto da Aldo Nove) e gay dal fitness core a parte, ci sarà ancora speranza di riscatto per la canotta traforata?

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