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Incidenti stradali

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INCIDENTI STRADALI
LE CAUSE – LE RISPOSTE

Ogni anno in Italia migliaia di persone perdono la vita a seguito di paurosi incidenti stradale, la maggior parte di loro non supera i 30 anni di età. Le cifre sono spaventose: oltre 8000 morti e 250.000 feriti l’anno.
Il 75% degli incidenti stradali italiani avviene in città ed è uno dei tassi più alti di tutta Europa. Secondo il CENSIS questo costa allo stato 37 mila miliardi l’anno, una cifra che con l’introduzione di norme più rigide e un maggior controllo potrebbe scendere a 31 mila nei prossimi 10 anni.
Il tasso di mortalità che ne segue è talmente alto da potersi definire "Epidemia".
L’ACI e "Polizia Moderna" il mensile della Polizia di Stato hanno ricostruito la mappa delle regioni più a rischio: al primo posto c’è L’Emilia Romagna, poi il Veneto e la Lombardia. Le principali cause degli scontri sono tutte legate al superamento dei limiti concessi: passaggi con il rosso, mancanze di precedenze e Alta velocità. Ma anche guida in stato di ubriachezza. La cosa più preoccupante è che gli Italiani sono tutti consapevoli di infrangere norme pericolose e soprattutto ammettono la loro colpevolezza, ma questo non basta per fermarli.
Ci si chiede: "Come arginare il fenomeno?", "Come impedire che esso avvenga?"
Le risposte che vengono date dallo Stato sono ad esempio che ragazzi muoiono perché escono troppo tardi dalle discoteche, quindi vengano chiuse prima, oppure si insegni educazione civica e stradale a scuola, tutto questo come se la necessità dell’agire pratico sia soprattutto dettata dal desiderio non pensare, perché le soluzioni del problema non sono certo queste, anzi, sono tentativi in extremis di accontentare associazioni di genitori o avvocati in cerca di riscatto.
Ma può essere riscattata una vita persa?
Nessun genitore accetta che il proprio figlio se ne sia andato per sempre per un "attimo di distrazione" ed è vero, non è così. La causa sta nelle domande che lo Stato e la Famiglia come istituzioni hanno paura a porsi. Sì, lo Stato è colpevole, ma non copriamoci dietro queste giustificazioni anche se esistenti, la questione da porsi è: "cosa spinge a cercare uno stimolo, un desiderio di esaltazione tale da non fermarsi nemmeno di fronte alla morte?
Cosa sono il desiderio di mostrare abilità inutili e la necessità di protagonismo assoluto, dell’attenzione su di se al di sopra di ogni altro bisogno?
Quale grave mancanza di personalità e autostima sentono queste persone che potrebbero avere tutto e non sono nemmeno padroni di ciò che più conta: la loro vita?
Sono domande forti, che mettono in discussione il sistema, l’educazione, la sfera privata di ciascun individuo, ma credo che siano le uniche in grado di trovare l’alternativa "all’Attimo di distrazione" che continua a mietere vittime e a distruggere intere famiglie. Bisogna cominciare da qui.

Samantha Boni

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