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E se l’avessero girato a Hollywood?

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E se l’avessero girato a Hollywood?

Eevi non vuole sentirsi dire di no, a costo di ucciderti. Eevi vive in casa della sorella maggiore Ami ma non ha alcuna intenzione di andarsene, come invece vorrebbe quest’ultima. Eevi viene cacciata da casa ma se ne va rubando la macchina ed i soldi della sorella oltre ad incendiare la casa stessa. Eevi guida senza meta, sconvolta e irrazionale; il freddo finlandese e la solitudine che vede dai finestrini non l’aiutano di certo. Eevi carica un autostoppista di nome Jusu promettendogli di andare dovunque lui voglia, anche se ci arriverà da sola. Eeva ha un incidente ma, nonostante sia ferita, raggiunge comunque la casa della signora Anja, la compagna del giovane autostoppista. Qui la storia culmina e termina.
Il solito trhiller? Certo, la storia della fuga, la scia di violenza, l’omicidio, il sequestro, le indagini e la conclusione sono abbastanza accademici ma considerando che c’è sempre meno spazio per inventare una storia nuova di questo genere, se ne apprezzino le differenze con i film fotocopia che provengono dagli Stati Uniti.
“Neitoperho” (La collezionista) è il primo lungometraggio della regista finlandese Auli Mantila giustamente inserito nella sezione
Officina Veneziana anche se qualcuno ha strorto il naso vedendolo accostato a più arditi cine-documentari o sperimentazioni vere e proprie. Secondo me non è invece facile esordire con un film su di una storia non originale (la regista si proclama ispirata dall’omonimo romanzo di John Fowles) e riuscire nell’intento. Ormai ci siamo, certo… E’ a questo punto che di solito non perdo l’occasione per ribadire la netta differenza che esiste tra il cinema europeo e quello americano. Ne “La collezionista” c’è una lesbica ma non la vediamo strizzarsi le tette in ascensore dopo avere visto le gambe di una collega, c’è una storia d’amore fra due persone con una notevole differenza d’età ma non facciamo neanche in tempo a vedere insieme i protagonisti, c’è una ragazza visibilmente squilibrata ma non saltano fuori le cartelle cliniche che sembravano perse da anni. Qui il film è la storia, gli sguardi, le parole, il cielo e la neve, la mano e i capelli, e non il numero di auto della polizia o il numero di secondi necessario ad intercettare la telefonata !
“La collezionista” è anche un film di donne. L’unico maschio che ha un vero ruolo nel film è timido, un po’ ingenuo e finisce pure male. La
Mantila si ostina a rifiutare l’etichetta di film femminista (ci mancherebbe altro!), ciò non toglie che la carica femminile emerga naturalmente in ognuna delle protagoniste. Il film è girato diligentemente, ben recitato ed interessante. Non è un capolavoro e non ha la pretesa di esserlo, non contiene citazioni, non contiene scene particolarmente indimenticabili ma è molto godibile, tanto da non essere d’essay ma troppo poco per le grosse sale. Collocazione prevista: “La vetrina del lunedì” 98/99 al cinema 7B di Modena. Si accettano scommesse.

Michele Benatti

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