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Mojo per davvero

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“Mojo” per davvero

“Mojo” è il titolo del film di Jez Butterworth presentato nella sezione “British renaissance” ed è perfetta l’assonanza con il termine italiano per descrivere il film stesso. Londra, fine anni ’50. Il periodo mitico del rock ‘n roll inglese è al suo massimo e l’ottimismo americano di quegli anni ha permeato già un’intera generazione. La guerra è finita e la musica, le sigarette ed il sesso (quando capita…) sono gli interessi principali di ogni ragazzo. L’Atlantic è un piccolo locale dove si esibisce la stella nascente Silver Johnny, coccolato dal proprietario Ezra ma desiderato fortemente, anche omosessualmente, dal boss mafioso Sam Ross. Il film non dice nulla fino al sequestro dell’ingenuo cantante e all’omicidio del gestore, proprio da parte di un insospettabile. Il resto della combriccola dell’Atlantic è composta da un vice, dal lunatico figlio di Ezra anch’egli “innamorato” di Silver Johnny, dallo scemo di turno facilmente interpretato dal più scemo di “Trainspotting” e da una coppia di zucche vuote. Bla bla, bla bla e bla bla si arriva al finale del film quando lo staff si barrica all’interno del locale aspettando una vendetta degli uomini di Sam Ross che…
Non lo meriterebbe, ma anche questo film ha una sua dignità e così non racconterò il finale. Anche perché sono poi venuto a conoscenza che
“Mojo” è la trasposizione cinematografica dell’omonima commedia scritta dal regista stesso che da qualche anno viene replicata con successo in ben otto paesi diversi. Il film però non convince anche se qua e là si guarda volentieri. L’ambientazione è ben curata ma la vicenda procede a sbalzi, la tensione che cresce all’interno del locale è palpabile ma i personaggi sono un po’ stereotipati.

Michele Benatti

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