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Diario di Viaggio – 10

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Diario di Viaggio – 10

Piccoli Appunti

La commessa di Daimaru resta per un attimo titubante e poi sconsolata ammette che forse il modello di penna che le ho chiesto è esaurito.
Comunque va subito dalla caporeparto a sincerarsene. Torna dopo un po’ con aria dispiaciuta: in effetti quell’articolo è proprio esaurito.
Potrebbe tornare tra una settimana. “Tra una settimana purtroppo non sarò più in Giappone” le dico, gettandola nella disperazione per l’impossibilità di soddisfare un cliente. Mi propone un’altra penna
(quasi identica alla prima) scusandosi di continuo. Sembra così sinceramente dispiaciuta che mi ritrovo a cercare di consolarla…
Alla fine compro la seconda penna quasi per farle piacere.

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L’autobus procede a moderata velocità nel traffico scorrevole del mattino di Kyoto. Ho trovato un posto a sedere, e mi godo una panoramica della città che riprende vita. Ci stiamo recando nella zona sud-est, ricca di famosi templi e ricchezze artistiche.
Improvvisamente, mentre l’autobus sta rallentando per via di un semaforo rosso, un improvviso scossone accompagnato da un forte botto fa trasalire tutti i passeggeri, me incluso. L’autista ferma il mezzo e scende di corsa per sincerarsi dell’accaduto: sembra incredibile, ma l’autobus è stato tamponato da un furgoncino. Nessuno sembra essersi fatto male, ma l’autobus è stato danneggiato. Il conducente torna a bordo e, facendo a tutti i passeggeri le sue più sentite scuse per il disturbo arrecato (“anche se non è mica colpa sua!” penso) invita tutti a scendere perchè l’autobus deve tornare al deposito. Mentre i passeggeri iniziano a scendere, l’autista fa notare una fermata pochi metri più avanti, e inizia a snocciolare una lista di autobus alternativi per tutte le destinazioni da quel punto. In questo modo so già quale autobus dovrò prendere per arrivare alla mia destinazione ancora prima di scendere da quello incidentato. Dulcis in fundo, dal momento che sugli autobus giapponesi il prezzo della corsa si paga al momento di scendere, l’autista si limita a farci uscire senza pagare nulla. In questo modo il prezzo della corsa lo pagheremo solo arrivati a destinazione col secondo autobus. Sono deliziato.

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Il commesso notturno del negozio di fumetti usati guarda per una frazione di secondo la pila di fumetti che ho appoggiato sul bancone dicendo kore wo kudasai, e poi inizia ad applicare ad ognuno una sovracopertina di plastica trasparente con una velocità sovrumana dovuta senz’altro al lungo esercizio. In tutto non ci mette più di dieci secondi, e mentre applica le copertine fa anche il conto. Alla fine mette la pila in una sportina di plastica, la chiude con un pezzetto di nastro adesivo e con voce melodica, prima di dirmi il totale, mi gratifica con un “o-matase shimashita”. Che vuol dire “Mi scusi per averla fatta attendere”. Mi sembra di sognare.

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Siamo tornati in albergo reduci dal giro mattutino quando, non appena usciti dall’ascensore ci si avvicina la donna delle pulizie che ci saluta e ci chiede con fare complice: manga ga suki desuka?
Evidentemente, vista la quantità di fumetti che abbiamo acquistato e disposto in bell’ordine sulle mensole delle camere, abbiamo palesato la nostra passione. Rispondo che sì, i manga ci piacciono molto.
“Allora venite con me, ne abbiamo alcuni lasciati qui dai clienti…”
Saranno tre o quattro volumetti lasciati da qualche distratto, penso mentre ripasso mentalmente alcune formule di ringraziamento. Giungiamo davanti ad uno sgabuzzino, da cui sotto i nostri occhi esterrefatti, la donnina trascina fuori sei (!) enormi sporte piene stracolme di fumetti assortiti. “Prendeli pure, porteteli con voi in Italia”, insiste. Le formule di ringraziamento non mi sembrano più sufficienti.
Aggiungo anche qualche inchino. Una volta in stanza (non si riesce nemmeno a camminarci dentro ormai) gurdo Mauro che ha il mio stesso sguardo incredulo. La donna delle pulizie, appena intravista un paio di volte in corridoio, ci ha appena regalato 40 Kg di fumetti.

10 – Continua

Massimo Borri

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