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Formiche… predatrici

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Formiche… predatrici

Tre specie di formiche, studiate da Huber, la RUFUSCENS, la SANGUINEA e la STRONGYLOGNATUS, hanno il singolare costume di assalire altri formicai, per rapirne le crisalidi, le cosidette ” uova di formica ” allevandole nel proprio nido e tenere come schiave le formiche che da esse nasceranno. Pur appartenenti ad altre specie, le schiave si affezioneranno al nido delle loro padrone e lo diffenderanno come fosse il loro. Quanto alle mansioni che verranno loro assegnate, esse variano a seconda della specie di appartenenza delle padrone medesime: le formiche della famiglia SANGUINEA ad esempio, le adibiscono alla cura del formicaio, portandosele in bocca per impedirne la fuga, quando emigrano, le RUFUSCENS non sanno costruirsi il nido e sono pertanto le schiave che devono occuparsene e devono altresì curare l’allevamento delle larve, sostituendosi così alle padrone in questi compiti. Una caratteristica delle RUFUSCENS, è di possedere enormi mandibole in grado di perforare la testa delle nemiche, ma inservibili per mangiare, donde la necessità di poter disporre di schiave che le nutriscano imboccandole nel vero senso della parola. Per rendere meglio il paragone sarebbe come se ad un enorme elefante, dotato di enormi zanne venisse recisa la proboscide, esso non sarebbe più in grado di cibarsi da solo, e come è stato osservato, più di una volta sono altri membri del branco che si assumono il compito di assisterlo e sfamarlo, quasi sempre lo faranno le femmine più vecchie che li adotteranno fino alla morte, come ultimo gesto d’amore materno, spiccatissimo nel regno animale. Il genere umano veramente à di che imparare. Nelle foreste del Brasile le formiche del genere OECODOMA
CEPHALOTES schiavizzano anche certe CIMICI, le utilizzano per trasportare al nido quantità di foglie precedentemente recise, facendole marciare incolonnate a due a due sorvegliandole e morsicandole in caso di rallentamento della marcia o per tentativi di fuga. Il calvario delle schiave ha un epilogo tragico per le medesime, in quanto una volta giunte al formicaio e scaricate, vengono rinchiuse in apposite “stalle” ed in seguito divorate dalle padrone che sono carnivore.

Giorgio Malferrari

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