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Musica Microtonale (Insolita Musica)

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Il sistema equamente temperato della musica prevede che una ottava musicale, da Do al Do successivo, sia suddivisa in 12 note o semitoni uguali o 12-tET (i 7 tasti bianchi e i 5 neri di un pianoforte, per intenderci). Questo non vuol dire che tra un semitono e il seguente, cioà tra un tasto e quello dopo, non possano esserci altri punti di vista, ossia altri intervalli di frequenza (nella fisica la misura avviene in cicli al secondo o hertz). Tra un semitono e l’altro (lo sa bene chi accordi uno strumento come la chitarra) esistono degli intervalli più piccoli, a suonare i quali la musica ci sembra stonata. Ci sembra stonata, perché normalmente non siamo abituati a fruire, sentire e a capire la musica che non stia dentro il sistema equamente temperato europeo. Molte musiche etniche, come quelle medio-orientale, balinese (il gamelan), indiana e perfino certo blues, o alcune accordature antiche, per esempio, utilizzano o utilizzavano questi “microtoni”. Tempo addietro avevo intervistato Pier Paolo Beretta e Luca Attanasio a proposito del loro sistema esadecafonico (suddivisione dell’ottava musicale in 16 note   http://www.kultunderground.org/archivio.asp?art=7165) denominato Armodue. Ma quella di Armodue non è che una delle possibilità. L’ottava, finché percepibile, può essere suddivisa in tutte le parti che si vuole. Vuol dire che tra un Do e la nota seguente, il Re, possono esserci da una a più “micronote”. Le dodici note del temperamento equabile, in fondo, sono un fatto abbastanza recente nella lunga storia della musica. L’ottava in dodici semitoni è nata soltanto nel tardo Rinascimento. La musica più antica di cui esista scrittura è l’inno mesopotamico di Hurrian. Dopo varie dispute e varie trascrizioni, anche tonali come quella di Joe Monzo che vi propongo, si ritiene abbastanza certo lo Hurrian Hymne fosse una musica microtonale. 
 
 
La stessa  musica occidentale, di cui si ha notizia dai testi greci, non si fondava su un sistema di dodici toni per ottava. Le accordature ai tempi di Aristosseno si basavano sull’uso di intervalli più piccoli di un semitono. Ancora nel Cinquecento diversi compositori utilizzavano accordature particolari (del liuto, del cembalo e consimili); come Christiaan Huyghens, che creò musica di trentuno toni per ottava (la cosiddetta “quinta del lupo” fortemente dissonante), Guillaume Costelay (accordatura mesotonica a 1/3 di comma, ovvero 19 toni di una ottava) e Nicola Vicentino (che costruì una tastiera di 36 tasti per ottava nota come archicembalo. Dal ‘600 in poi, mentre in Europa si affermò sempre più il sistema equamente temperato, altri musici ricercatori isolati continuarono a esplorare i microtoni. Il “Prometeo incatenato” di Jacques Halévy (1843) utilizzava i quarti di tono, i quali verranno poi ripresi agli inizi del Novecento da Alois Haba (che accordò il pianoforte in quarti di tono o 24-tET) e Bela Bartok. Julian Carrillo, nel 1895, fu il primo ad andare ancora oltre, scoprendo il sedicesimo di tono mentre suonava il suo violino, ovvero sedici suoni differenti tra due note; e fu il primo a tentare una notazione adeguata alle suddivisioni microtonali e il primo a registrare le sue opere (una trentina) per microtoni fino a 96-tET. Haba, più tardi, compose musica per quartetto d’archi in sedicesimi di tono (invero assai ardua da suonare!). Nuovi stimoli ai compositori arrivarono dall’invenzione del disco e del fonografo, che permisero la registrazione, la diffusione, la riproduzione di dischi con musiche provenienti da ogni parte del mondo, dove l’uso dei microtoni era rimasto immutato da tempi immemorabili. Molti modi diversi di intendere la musica, insomma, con i quali la musica europea (e nordamericana) si è trovata a confrontarsi soprattutto nel corso dell’ultimo secolo, nondimeno riscoprendosi. Harry Partch, noto musicista che inventava e si auto-costruiva strumenti musicali, creò una intera orchestra di strumenti microtonali. Ivor Darreg fu invece il primo a costruire un sintetizzatore elettronico, dopo l’invenzione del Theremin di Lev Thermen, in grado di riprodurre ogni divisione possibile dell’ottava. Oggi esistono in commercio sintetizzatori e software musicali riaccordabili alla portata di tutti ed anche il jazz (John Coltrane, Ornette Coleman ecc.), il rock e perfino il punk hanno fatto uso del microtonalismo. L’inizio di “The end” dei Doors usa microtoni, e così il canto di Sinead O’Connor di “Nothing compares to U” o la particolare intonazione di David Sylvian (che per alcuni può risultare “fastidiosa” o “incomprensibile”) al tempo dei Japan di “Gentlemen take Polaroids” e di “Tin drum”. L’argomento, affrontato e approfondito “tecnicamente”, potrebbe risultare insomma tanto vasto quanto ostico (anche all’ascolto)… E’ però sicuramente affascinante, quando passiamo all’ascolto.
Per cominciare a farvi un’idea, vi consiglio queste due pagine su internet. Appartengono ai pregevoli organisti torinesi Giuseppe Guardiani (presidente di ASPOR Piemonte – Associazione per lo Sviluppo del Patrimonio Organistico Regionale) e Paolo Maria Guardiani. Si tratta di composizioni per terzi, quarti, sesti, sedicesimi di tono fino all’ottava suddivisa in 53 parti). Paolo Maria Guardiani (Torino, 1973), pluridiplomato in Organo e Composizione, ha inoltre creato un software di scrittura della musica microtonale per PC.
 

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