Diciamo subito una cosa. Il lavoro svolto sulla grafica, sui colori e sull’immagine ha il suo effetto. Diciamone un’altra. 300 non rimanda alla Storia (anche se le rimane fedele) ma ad un fumetto. Diciamone pure un’altra. O vi lasciate andare allo spettacolo fine a se stesso o non entrate in sala.
Perché il film è solo spettacolo. Scordatevi l’epica, la morale, la tragedia. Le psicologie sono bidimensionali così come tutti i personaggi. La presenza di una mentalità fascistoide è talmente esplicita da far sorridere. Da una società come quella spartana, di natura dichiaratamente militarista, sarebbe stato comunque difficile aspettarsi discorsi democratici o pacifisti.
Un manipolo di guerrieri, dunque.
Tutta un’ideologia fatta di patria, onore, sacrificio, gloria. Un fumetto, per l’appunto. Evitate l’errore di leggere l’intera operazione in chiave contemporanea o come rimando a quello che succede in Medio Oriente. Lasciatevi, per quanto il vostro stomaco lo permetta, trasportare dal flusso delle immagini, degli schizzi di sangue, degli arti tranciati, dall’uso perpetuo di immagini al rallentatore che cercano di cogliere un’estetica della violenza purtroppo inesistente.
Se vi piace il sangue, questo è il film che fa per voi. Altrimenti, come dicevo, non entrate in sala.
I rimandi cromatici e di composizione dell’inquadratura a Il Gladiatore sono palesi come la presenza di personaggi che cadono miseramente nel ridicolo. Efialte sembra il gobbo di Notre-Dame mentre Serse sembra un transessuale brasiliano (ma perché quella voce?) in cerca di qualche schiavo da sottomettere.
300 è un comic per adulti, dove il rosso del sangue è solo un colore e dove la morte ha il valore di una frase ad effetto, di denti digrignati verso il nemico o della rappresentazione di una freccia che buca addominali scolpiti.
La vera guerra è altrove.
E purtroppo non è un fumetto.
Trailer di 300 su YouTube