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Intervista con Parris Hyde e Mark Stone

9 min read

PARRIS HYDE with MARK STONE

ON THE ROAD TO SANTIAGO

Comunicato stampa

Dopo una carriera trentennale con vari gruppi hard rock ed heavy metal, PARRIS HYDE (Milano) ottiene il maggior riscontro di critica e pubblico a partire dal 2013 con la band omonima, con la quale produce nel corso di dieci anni due album, “Mors tua vita mea” e “Unlock your freedom”, più un EP, “Undercover 1”, pubblicati rispettivamente da Free Mood Promotions e Missleader Records.

Nel 2023 Parris Hyde decide di proseguire non più come band ma come solista, per una maggiore libertà sia nei rapporti interpersonali sia a livello artistico, rimanendo sempre ancorato ai confini dei generi di provenienza, hard rock e heavy metal. Il primo risultato di questa nuova esperienza è il concept “On the road to Santiago”, realizzato con l’autore e compositore milanese Mark Stone, che ha alle spalle un progetto ugualmente trentennale di dark rock e gothic music, STONEMOON, più alcune collaborazioni recenti in ambiti anche esterni al metal e all’hard come FULMEN, WEIRD PAKT, DODECAEDRO, BLACK LODGE MUSIC COMPILATION (gli ultimi tre tutti in campo noise/ambient/experimental, pubblicati dalla brasiliana “Church of the Noisy Goat”).

In “On the road to Santiago” i due musicisti si incontrano all’insegna di un fecondo scambio di linguaggi, in cui l’attitudine metal senza clichés e stereotipi di Hyde va a definire uno spazio comune con il gusto intimistico-acustico, per quanto spezzato da incursioni heavy, di Stone. Il prodotto propone una serie di “tappe”, quadri, tratti da un pellegrinaggio che potrebbe essere sicuramente fisico, geografico, verso Santiago de Compostela nel nord della Spagna.

Da questo punto di vista ci sono alcuni richiami – nei testi e nelle atmosfere – alla collocazione ispanica del viaggio, ma di per sé l’idea dell’itinerario va oltre la sua concretezza spaziale per assumerne una eterna, interiore ed esistenziale. Con felice coincidenza di termini il disco termina a “Finisterre”, omonima località atlantica che racchiude in sé i molti enigmatici sensi del vocabolo latino “finis”: la fine, il confine/non plus ultra, il fine ultimo. Il mare e l’assenza di parole, lasciando spazio alla chitarra classica, chiudono l’itinerario. La forma-canzone e la cantabilità restano un punto saldo della scrittura dei due, ma sono trattate in varie sfaccettature e accezioni. Si va da un hard rock epico alla Ten-Black Sabbath 80’s era (l’iniziale “Through the gates”) al doom alla Veni Domine-Candlemass (“Isabel”), a un nudo folk di “To the cathedral”), ad echi symphonic prog metal (“Sinner”, “Days of redemption”). Stante la biografia e il retroterra dei due collaboratori, l’uso della lingua inglese, con un periodico ritorno del latino nei testi, si impone. Le liriche emanano nel complesso una sofferta visione esistenziale dove il cristianesimo, certamente non solare né appagato di sé, dei due autori, scava tormentati chiaroscuri.

Parris Hyde: vocals, guitars, bass guitar, piano and orchestration

Mark Stone: vocals, guitars, acoustic and classic guitar

Georg Ghiuzzy: drums and percussions

www.parrishyde.com

www.facebook.com/parrishyde

www.reverbnation.com/parrishyde

https://stonemoon.bandcamp.com

Precedenti interviste

https://kultunderground.org/art/18662/

https://kultunderground.org/art/18424/

https://kultunderground.org/art/40683/

Intervista

Davide

Ciao. Sono passati svariati anni dalle precedenti due volte in cui parlammo di “Under cover 1”, “Mors tua vita mea” e “Unlock your freedom”. Cosa è successo nel frattempo prima di arrivare a questo nuovo lavoro?

Parris Hyde

Ho deciso di sciogliere la band e di proseguire come solista anche se già da prima il confine fra le due cose era labile. Alla base di questa decisione sta sia la scarsa voglia di portare avanti il carrozzone dal vivo dei Parris Hyde, con trucchi e trovate sceniche varie, sia il poco coinvolgimento degli altri componenti in sede di collaborazione musicale ed anche in sede “Live”

Davide

Come è avvenuto l’incontro con Mark Stone e come è nata l’idea di lavorare insieme intorno a questo disco? Come ne avete condiviso composizione e, insieme a Jorg Ghiuzzy, la realizzazione?

Parris Hyde

Conosco Mark Stone dai tempi delle scuole medie, anzi si può dire che abbiamo scoperto la musica insieme. In questi ultimi anni mostrava interesse verso i Parris Hyde e dopo aver sentito alcune sue composizioni abbiamo parlato di una possibile futura collaborazione che avesse proprio quelle caratteristiche che poi si andarono a completare in “On the road to Santiago”

Anche Jorg Ghiuzzy è amico e batterista di vecchia data nei miei passati progetti (Waywarson)

Davide

Il vostro viaggio inizia con un corale in latino intitolato “1075 A.D.”, l’anno cioè di costruzione della cattedrale di Santiago di Compostela, costruita alla fine dell’omonimo Cammino, lo storico pellegrinaggio di origine medievale. Che tipo di cammino musicale e ideale è stato invece il vostro attraverso i brani di “On the road to Santiago”?

Parris Hyde

Per la prima volta da quando faccio musica ho condiviso la composizione con qualcun altro. Non solo nel senso che io ho portato le mie canzoni e Mark le sue, nella misura del 50 % ciascuno, ma proprio perchè abbiamo interagito sui singoli brani confrontandoci e apportando variazioni secondo il gusto personale.

Dal punto di vista testuale solo una canzone (Mystic journey) ripercorre i luoghi del Cammino di Santiago, mentre nelle altre vi è un approccio maggiormente intimistico e spirituale

Per quanto riguarda la musica l’idea, che credo riuscita, è stata quella di fondere il mio approccio più orientato verso l’Heavy Metal, con la vena acustica di Mark, anche se, come detto, ci siamo lungamente consultati per la stesura dei brani

Davide

Paulo Coelho, ne “Il Cammino di Santiago”, resoconto della propria esperienza in chiave esoterica e iniziatica, lo descrisse come il “Cammino di Spade”, uno dei quattro pellegrinaggi compiuti nel Medioevo insieme al Cammino di Roma (associato ai Bastoni), al Cammino di Gerusalemme (associato alla Coppa del Graal), e a un quarto segreto associato ai Denari. Avete compiuto anche realmente il pellegrinaggio? Se sì, che tipo di “Cammino” è stato il vostro?

Mark Stone

Io ho fatto il Cammino nel 2016, ma allora devo confidarti che non pensavo se non vagamente di mettere in musica l’esperienza. Mi è rimasta fortemente impressa l’immagine di un mondo in equilibrio fra tre elementi: la dimensione religiosa, la natura e l’arte-architettura. Nel nord della Spagna, nella Meseta più rude, nelle Asturie, niente prevale. Il mondo è sinergica tavolozza di forze: puoi vedere chiese incredibili sorgere nel quasi nulla, penso a Villalcazar de Sirga, mentre conigli e falchi sono quasi gli unici “abitanti” attorno…”.

Davide

Il Cammino di Santiago è stato importante fin dal medioevo anche per i nuovi canti e i nuovi modi di cantare che i pellegrini imparavano e diffondevano lungo la via dei santuari. Cosa di nuovo nella tua musica ha portato questo capitolo della tua discografia e cosa ne continua?

Parris Hyde

Negli album dei Parris Hyde spaziavo in un confine non ben definito, come mi era stato detto, fra Hard Rock ed Heavy Metal. Mi pare che con questo capitolo, pur nella varietà delle singole canzoni tutto sia più coeso

Una novità poi, che forse non è facile cogliere, è come abbiamo volutamente “deframmentato” la struttura canzone, pur mantenendola, cambiando per esempio l’ordine delle varie parti, per cui in qualche brano troverai il ritornello una sola volta, in altre non c’è l’assolo e cosi via.

Davide

“On the road to Santiago” contiene molte musiche, non solo hard e metal, ma anche momenti di chitarra classica, di progressive sinfonico, di musica folk e alcuni intermezzi corali che rievocano i Carmina Burana di Orff. Cosa rappresenta per voi la varietà e la trasversalità dei diversi linguaggi musicali? In che modo ne attingi rimanendo coerente con il tuo stile?

Parris Hyde

La varietà dei diversi linguaggi musicali deriva sicuramente dai mie ascolti, rimanendo sempre in ambito che possiamo definire “genericamente” rock. Certo non potrei creare arrangiamenti “Dance” e non perchè non mi piaccia anche quel tipo di musica, ma semplicemente perchè il mio retaggio deriva da musica suonata con strumenti “classici” quali chitarra, basso e batteria.

Con “Gloria” ho tentato la via “sinfonica”, come fatto in passato anche in “Mors Tua Vita Mea” e per fare questo mi sono dovuto studiare come “funziona” una vera orchestra, a livello di arrangiamenti e posizionamento nello spazio degli strumenti. Per questa canzone in effetti mi sono proprio ispirato ai Carmina Burana, anzi devo ringraziare Mark Stone, che, oltre ad occuparsi del testo in latino, ha anche cambiato la melodia in modo che non assomigliasse troppo ai citati Carmina Burana

Stesso discorso per il lungo assolo di organo alla fine di “Through the Gates”, ispirato alla Fuga in re minore di Bach, che ovviamente non ho potuto registrare con un organo in una chiesa, ma al quale mi sono approcciato come se lo stessi facendo

Davide

Ricordo un film di Luis Buñuel , “La Via Lattea”, nome popolare dato al Cammino di Compostela, nel quale, alla “ricerca della verità” cui dedicò una nota trilogia, il regista criticò la Chiesa Cattolica con i suoi dogmi. Che tipo di rapporto avete inteso cercare con la religione cattolica attraverso quest’opera?

Mark Stone

Personalmente mi situo in un ambito di “necessità” nel rapporto non tanto con la Chiesa cattolica, quanto con Gesù, il Vangelo e in genere con le Rivelazioni, parlando al plurale e intendendo il patrimonio spirituale e religioso dell’umanità. “Fra la verità e il Cristo io scelgo il Cristo”, ebbe a dire una volta la grande anima russa di Fedor Dostoevskij. Intendeva dire che tutte le costruzioni umane di verità, per quanto mirabili, franano di fronte alla fiducia in qualcuno che ti possa portare, o prometta di farlo, ad un livello di trascendenza. Ad un livello più che umano. So che questa posizione è poco popolare in campo metal, tutto sommato prevale una sorta di esaltazione del libero arbitrio attraverso capri e croci rovesciate. Ma ci sono comunque bands di gran valore che, con le dovute differenze, hanno questo serio rapporto con il fenomeno religioso cristiano: Veni Domine, Pain of salvation e altri.

Davide

Aldous Huxley scrisse che i viaggi non servono solo per andare lontano, ma soprattutto per scoprire se stessi. Si può dire lo stesso anche della musica, così come l’arte più in generale? A cosa vi serve la musica? A cosa vorreste che servisse la vostra per chiunque la incontri e la ascolti?

Mark Stone

Beh, lasciami rispondere con una citazione mia stavolta, se mi si concede di arrivare dopo Dostoevskij… Io amo dire che “suonare è sognare”, e lo dico da quando tredicenne, non proprio ieri, venni folgorato dai primi dischi rock e metal “contrabbandati” dai miei amici. Spero di sognare io per primo e di far sognare, almeno un po’, chi mi ascolta.

Davide

Il viaggio termina dunque a Finisterre, a 87 chilometri dalla Cattedrale, dove è stato posto un cippo con il “chilometro zero” del Cammino di Santiago. Un tempo questo era il termine delle terre conosciute e qui è d’uso lasciare una pietra come ricordo del passaggio. Come termina invece il tuo/vostro viaggio musicale, per lasciare quale segno in particolare?

Mark Stone

“Spero proprio che il mio viaggio musicale continui a lungo!! Non ho la presunzione di lasciare segni o come si diceva una volta messaggi attraverso le mie canzoni. Voglio solo disegnare il diario di un’anima in musica, e il piacere è vederlo riflettere in altre anime che ti comprendono”.

Davide

Cosa seguirà?

Parris Hyde

Io e Mark stiamo raccogliendo idee per un seguito che dovrebbe avere le medesime caratteristiche : questa volta ci spostiamo in Inghilterra ed il concept sarà ispirato ai “Canterbury Tales”, racconti inglesi del XIV secolo

Poi tornerò a fare anche qualcosa di più pesante da solista, vediamo

Davide

Grazie e à suivre…

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