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Il martire fascista – Adriano Sofri

3 min read

Sellerio Editore Palermo

Storia

Pagg. 237

ISBN 9788838939839

Prezzo Euro 15,00

Scambio di persona

Il martire fascista è Francesco Sottostanti, un siciliano maestro di scuola elementare che, finita la Grande Guerra, va a insegnare a Gorizia, città da pochissimo annessa all’Italia e che pertanto, secondo Mussolini, ha necessità di essere italianizzata, anche usando le maniere forti, fra le quali il divieto dell’uso dello sloveno e l’imposizione della nostra lingua. Però nel 1930, nelle vicinanze di Gorizia, Francesco sottostanti viene ucciso a fucilate davanti alla porta della sua abitazione da alcuni antifascisti sloveni che tuttavia sbagliano il reale obiettivo, in quanto quello che doveva essere eliminato era suo fratello Ugo, un personaggio violento, che compiva soprusi sui bambini della sua classe e che puniva anche l’involontario ricorso allo sloveno per una sola parola aprendo la loro la bocca e sputandovi dentro, comportamento tanto più esecrabile ove si consideri che l’uomo era affetto da tubercolosi. Ad ogni buon conto l’occasione è favorevole per dare così vita a un martire fascista, con tutta la vuota retorica che ne consegue. Presto si accorgono dell’errore sia i sicari che la polizia; però l’interesse, comune, è di far finta di niente, perché per gli antifascisti sloveni sarebbe l’ammissione di un imperdonabile errore e per i fascisti invece vorrebbe dire fare marcia indietro nell’elogio del martire, dimostrando che il vero obiettivo, Ugo Sottostanti, molto più fascista del fratello ucciso, era un individuo ripugnante.

Il nome dei Sottostanti, per uno strano gioco del destino, ritorna alla storia un po’ di tempo dopo; infatti Nino Sottostanti, figlio di Francesco, è uno dei personaggi della strage di Piazza Fontana del 12 dicembre del 1969, allorché qualcuno ebbe a sospettare che per incastrare Valpreda si fosse scelto un attore che gli assomigliasse; inoltre Nino Sottostanti, detto Nino il mussoliniano, avrebbe trascorso parte della giornata del 12 dicembre con Pinelli, prima che questi volasse dalla finestra del quarto piano della Questura di Milano. In ciò si evidenzia che la storia è fatta di ricorsi e ben si sanno le conseguenze di questo attentato che coinvolsero più persone, fra le quali lo stesso Sofri.

In tutta la vicenda del martire fascista, fatta di omissioni, di menzogne, di incredibili circostanze Sofri sembra a trovarsi a suo agio, come un giocatore di calcio capace di aggirare gli avversari e di arrivare dritto in porta; in poche parole, nonostante gli intoppi, le incongruenze delle indagini, le falsità l’autore procede spedito verso il suo obiettivo che è dimostrare che, al di là dell’errore, fu un intrigo di Palazzo, a Gorizia come a Milano.

Molto apprezzabile è la capacità di Sofri di descrivere la politica razzista di Mussolini, consentendosi ogni tanto delle riflessioni sui confini, sugli incontri e gli scontri fra le genti, in ciò aiutato anche dal fatto di essere stato lui stesso un uomo di confine, nato per l’appunto a Trieste. La sua analisi dei fenomeni e anche della vicenda, che assume i toni di una farsa, è di una logicità sorprendente. Forse non si potrà essere del tutto d’accordo con l’autore, ma di certo di deve convenire che ha cercato di fare luce su uno dei tanti, troppi fatti nebulosi che che dall’unità caratterizzano l’Italia.

Adriano Sofri è nato a Trieste nel 1942.

Con Adelphi ha pubblicato: Memoria (1990), L’ombra di Moro (1991), Le prigioni degli altri (1993), Il nodo e il chiodo (1995), Lo specchio di Sarajevo (1997), Piccola posta (1999), Chi è il mio prossimo (2007), Contro Giuliano. Noi uomini, le donne e l’aborto (2008), La notte che Pinelli (2009), Machiavelli, Tupac e la Principessa (2013), Reagì Mauro Rostagno sorridendo (2014), Una variazione di Kafka (2018) e C’era la guerra in Cecenia (2023).

 

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