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I diari di Hitler – Robert Harris

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Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.

Storia

Pagg. 374

ISBN 9788804505594

Prezzo Euro 10,00

Truffatori e truffati

Nell’aprile del 1983 il settimanale tedesco Stern dichiarò di fronte a un pubblico costituito da circa 200 giornalisti e ventisette troupe televisive che era entrato in possesso dei diari segreti di Adolf Hitler, una notizia sensazionale che purtroppo finì con il rivelarsi il frutto di una colossale truffa, nonostante che fossero stati dati per autentici da tre storici famosi. Fu invece la polizia tedesca a rivelare quanto fossero fasulli, grazie a un’analisi forense attenta e rigorosa che appurò che erano scritti su carta che conteneva poliestere, polimero utilizzato solo dopo il 1953. Il bello è che il contenuto dei diari (60 quadernetti) non portava nulla di nuovo, visto che erano stati scritti copiando testi dei discorsi tenuti dal Fuhrer, e quindi già noti, con l’aggiunta solo di qualche osservazione personale del falsario, tale Konrad Kujau, dalla fedina penale non proprio immacolata. Quindi, qualora fossero stati autentici, non avrebbero avuto un interesse storico, soprattutto non sarebbero riusciti a giustificare la somma di 10 milioni marchi sborsati da Stern per entrarne in possesso.

Come è possibile comprendere il fatto è tanto più eclatante ove si consideri che il reo e la vittima sono tedeschi, gente di teutonica fierezza che è incline a considerare gli abitanti di altri paesi, soprattutto del sud, dei volgari truffatori, gente che magari tenta di vendere il Colosseo a qualche sprovveduto, ma qui se c’era uno sprovveduto è stato chi in Stern autorizzò l’esborso.

Il libro di Robert Harris ripercorre tutta la vicenda, partendo tuttavia da accadimenti ben anteriori, soprattutto per ben definire i personaggi coinvolti; purtroppo, nel far questo, si dilunga un po’ oltre misura, raccontando anche episodi di scarsa utilità, o comunque marginali, e così costringe il lettore a cercare di accelerare i tempi per poter finalmente arrivare alla narrazione della truffa vera e propria, narrazione che è veramente interessante e particolarmente avvincente e che salva l’intera opera, altrimenti gravata da una noia anche eccessiva. Se l’autore materiale, il falsario, è un personaggio del tutto particolare, l’altra figura che tanto è attiva nella truffa è addirittura un reporter di Stern, tale Gerd Heidemann, che prima di essere smascherato riuscì a raggirare molti altri e addirittura anche il falsario, per non parlare di una vecchia volpe come Rupert Murdoch, che abboccò velocemente all’amo.

Come è possibile comprendere si è trattato di una truffa colossale, resa possibile anche dagli errori in buona fede di tre noti storici, fra i quali il famoso Hug Trevor-Hoper, il cui giudizio di autenticità, preso con evidente leggerezza, rese possibile un caso più unico che raro che tenne banco a lungo sui media di tutto il mondo.

Da leggere.

Robert Harris (Nottingham, 7 marzo 1957), laureato alla Cambridge University, è stato giornalista alla BBC, e uno dei più noti commentatori dell'”Observer” e del “Sunday Times”.

È diventato famoso in tutto il mondo nel 1992 con Fatherland, il cui successo lo ha inserito a pieno titolo nel ristretto gruppo di autori che hanno ridefinito e ampliato i confini del thriller. Successo confermato da Enigma (1996), Archangel (1998), Pompei (2003), Imperium (2006), Il ghostwriter (2007), da cui è stato tratto un film diretto da Roman Polanski, Conspirata (2010), L’indice della paura (2011), L’ufficiale e la spia (2014), Conclave (2016), Monaco (2018), Il sonno del mattino (2019). Prima di dedicarsi interamente alla narrativa ha scritto numerosi saggi, fra cui una celebre inchiesta sui falsi diari del Führer, I diari di Hitler (2002). Tutte le sue opere sono edite in Italia da Mondadori.

 

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