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Pulvis et umbra – Antonio Manzini

3 min read

Sellerio Editore Palermo
Narrativa
Pagg. 416
ISBN 9788838936821
Prezzo Euro 15,00
Un uomo disperatamente solo

Antonio Manzini è riuscito indubbiamente a creare un personaggio, perché il vicequestore Rocco Schiavone ha una sua ben precisa personalità, nel suo campo è un battitore libero, più propenso ad agire tralasciando le vie gerarchiche e anche le modalità comuni a tutti i suoi colleghi, magari con un senso della legge tutto personale, che lo porta anche a commettere qualche reato, ma però con una grande capacità di risolvere i casi, un pregio che impedisce di fatto che vengano svolte indagini interne su di lui. Questa sua autonomia, il modus operandi che gli è proprio, una tristezza di fondo data dalla prematura scomparsa della moglie lo portano a essere un uomo disperatamente solo, tradito anche da colleghi e non solo nell’attività professionale, ma anche negli affetti. Manzini, pur dotato di un’indubbia creatività, alterna romanzi, con protagonista Rocco Schiavone, di ottimo livello ad altri più modesti, ma per fortuna questo Puivis et umbra rientra fra i primi, con due indagini che vengono svolte in parallelo, ad Aosta ove si ricerca il colpevole dell’omicidio di un transessuale, e a Roma dove in un campo dei dintorni viene ritrovato il cadavere di un uomo sgozzato, ma con in tasca un biglietto si cui è riportato il numero del cellulare di Rocco Schiavone. La trama di entrambi i casi è molto bella, ma lo conclusioni sono di quelle che lasciano con l’amaro in bocca. Ci sono infatti indagini che non possono portare a una soluzione, perché entrano poteri dello Stato che prevaricano il normale corso della giustizia e ce ne sono altre che pur portando all’arresto del colpevole fanno emergere ipotesi, non campate in aria, di possibili tradimenti. E al povero Schiavone allora non rimane nulla, se non la compagnia della sua Lupa e il ricordo, che ogni tanto riaffiora, della moglie morta, con la quale instaura un dialogo muto che per alcuni istanti lo fa sentire meno solo. Pulvis et umbra, sì, siamo tutti polvere e ombra, si vive per arrivare alla morte e questo Rocco Schiavone riesce a diventare un personaggio che avvince non solo per le sue abilità investigative, ma anche per il senso della vita, che attraverso di lui, Antonio Manzini fa emergere. E’ così che le ombre sono i nostri fantasmi, contro i quali lottiamo, e quando crediamo di averli afferrati ci resta in mano solo un mucchietto di polvere.

Pulvis et umbra è un bel romanzo, che va oltre il genere poliziesco e che merita senz’altro di essere letto.

Antonio Manzini (Roma, 7 agosto 1964) Attore e sceneggiatore, romano (allievo di Camilleri all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica), ha esordito nella narrativa con il racconto scritto in collaborazione con Niccolò Ammaniti per l’antologia Crimini.
Del 2005 il suo primo romanzo, Sangue marcio (Fazi).
Con Einaudi Stile libero ha pubblicato La giostra dei criceti (2007).
Un suo racconto è uscito nell’antologia Capodanno in giallo (Sellerio 2012).
Del 2013, sempre per Sellerio, ha pubblicato il romanzo giallo Pista Nera. Secondo episodio della serie: La costola di Adamo (Sellerio 2014).
Nel 2015 pubblica Non è stagione (Sellerio), Era di maggio (Sellerio) e Sull’orlo del precipizio (Sellerio). Del 2016 è Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (Sellerio). Altri suoi romanzi pubblicati con Sellerio sono: 7-7-2007 (2016), Pulvis et umbra (2017), La giostra dei criceti (2017), L’ anello mancante. Cinque indagini di Rocco Schiavone (2018), Fate il vostro gioco (2018), Rien ne va plus (2019), Ogni riferimento è puramente casuale (2019), Gli ultimi giorni di quiete (2020), Vecchie conoscenze (2021) e Le ossa parlano (2022).

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