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Davide Riccio – l’aspetto

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(l’articolo è stato rimosso – ma è ora possibile scaricare gratuitamente il libro completo in PDF da qui)
 

Nel 1995, leggendo la biografia di Maria Stuarda scritta da Stefan Zweig, rimasi colpito da un mio omonimo personaggio storico. Parrà bizzarro che un Davide Riccio del ‘900 o degli anni 2000, come preferite, abbia scritto un libro su un altro Davide Riccio del sedicesimo secolo; ma non deve nemmeno stupire che, per imprecisabile curiosità, tanto più in tempi di agevoli e rapide ricerche telematiche da una parte all’altra del mondo, venga voglia prima o poi di investigare sui propri omonimi. Ancor più se ve n’è uno di tanta importanza, rimasto però in patria quasi del tutto sconosciuto, ignorato. Il musicista Frank Zappa scoprì un omonimo musicista e compositore italiano del diciottesimo secolo, completamente dimenticato: tale Francesco Zappa, di cui incise partiture mai più eseguite, pur scegliendo di interpretarle con i suoni digitali del Synclavier nell’album “Francesco Zappa”.

Inizialmente mi entusiasmò constatare che del mio omonimo non esisteva narrazione, se non quella circoscritta al solo periodo vissuto alla corte di Maria Stuarda, dall’invidiata ascesa al potere di segretario personale della regina di Scozia fino all’efferato assassinio; e poi molte altre notizie frammentarie e contraddittorie, variamente sparse e disperse. In verità, il personaggio che emergeva si poneva sempre più in rilievo, anche nelle vesti del compositore di musica, invogliando alla ricerca e al tentativo di scriverne una monografia. E questo, oltre la simpatia che pure ho sentito e sento ancora per l’omonimia. Le uniche biografie espressamente dedicate sono state ad oggi “Seigneur Davie – A sketch life of David Riccio (Rizzio)” dell’avvocato A. Francis Steuart del 1922 e “David Rizzio and Mary Queen of Scots” di David Tweedie, pubblicato nel 2006. E tuttavia non così complete da ritrovarvi molto di quello che per vent’anni andavo scoprendo e raccogliendo su Davide. Importante è che non lo consideriate un romanzo, perché questa storia romanzata non è, ma un trattato mirato a rivelare o suggerire quale fosse il Davide vero, o anche solo a ridubitarne: se quello di umili origini, brutto, deforme, nanesco, vile, arrogante, che non scrisse alcuna musica né fece mai altro di rilevante se non che morire pugnalato ai piedi di Maria Stuarda o viceversa: un uomo di famiglia nobile, colto e di bell’aspetto, saggio e divertente, amico leale e incorruttibile della regina di Scozia, grande musicista e cantante autore di musica e di sonetti. E magari amante di Maria Stuarda e, chissà, padre di Giacomo VI di Scozia e I d’Inghilterra?

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