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Intervista con Spectre

8 min read
 
Dopo la synthwave di Miami, uscito nel 2016, il produttore elettronico torinese torna a stupirci con un disco le cui sonorità virano decisamente verso la tech house pur mantenendo il legame con la musica anni ’80 divenuta ormai il suo marchio di fabbrica.
 
Genere: electro pop, tech house, synthwave
Label: Indastria Records
Distribuzione digitale: Indastria Records
 
 
Dopo la synthwave di Miami, out nel 2016, Spectre torna a stupirci con 1984 movies, un disco rilasciato sotto l’indipendente Indastria Records, le cui sonorità virano decisamente verso la tech house pur mantenendo il legame con la musica anni ’80 divenuta ormai il suo marchio di fabbrica.
Disponibile su tutte le piattaforme online, incluso il suo Bandcamp personale www.spectremusicproduction.bandcamp.com1984 movies è un disco electro pop pronto a far ballare chiunque lo ascolti e ad essere amato da chiunque ami questo genere e non solo, grazie all’approccio del produttore e DJ torinese, che viene arricchito da suoni e sfumature sempre diverse. Il suono dell’album si erge tra synth e approcci nostalgici ma freschi, pronti a ridefinire un percorso che si incanala verso un sentiero ricco di sfumature, passando dalla leggerezza di Electro (Remix) ai torni più cupi e ipnotici della dark Lust (Remix). Spectre si conferma un produttore discografico che ha molto da dire e di cui avremo il piacere di ascoltare e ballare i prossimi lavori.
L’album è stato interamente registrato in camera da letto, così da permettere al produttore sabaudo di “addormentarmi con il minimo sforzo tra un brano e l’altro. Scrivere, registrare, mixare e masterizzare 1984 movies è stata per me un’esperienza immersiva, a cui pensavo in ogni minuto della giornata”.
 
Il singolo/videoclip di lancio  Electro (Remix), un brano synthwave house che secondo il suo autore unisce le sonorità dei Daft Punk agli anni ’80.
 
Tracklist
1. Electro (Remix)
2. Overdrive (Remix)
3. 1984 movies (Remix)
4. Lust (Remix)
5. Oh! Eh! (Remastered)
 
 
Biografia Spectre, il cui vero nome è Aldo Sulotto, è un DJ e produttore di musica elettronica nato a Torino nel 1976. La sua musica affonda le radici nella TV e nei videogiochi degli anni ’80, alle cui sigle erano ispirate le sue prime esperienze creative, avvenute alle scuole elementari collegando un giradischi e alcuni mangiacassette alla suoneria di un vecchio orologio digitale. L’amore per il demodè e il lo-fi caratterizzerà tutta la sua crescita, tra band punk che utilizzano campionatori e collaborazioni con realtà dark della scena torinese.
I padri spirituali del percorso musicale di Spectre sono molteplici e molto differenti tra loro: da The Cure ai Daft Punk, da Nick Drake ai Propellerheads e Fatboy Slim. Questa continua presenza di ispirazioni di diversa natura impregna il suo stile compositivo con una continua ricerca della sperimentazione, tra synth analogici e digitali, audio workstation, console da DJ, strumenti tradizionali e campioni di vecchie registrazioni.
Nel 2015 decide di dedicarsi completamente alla musica e comincia a esibirsi nell’unico modo che ritiene possibile: i DJ set. Da questa svolta nasce Miami, il suo primo EP sotto l’etichetta indipendente Indastria Records, che uscirà nel 2016 e otterrà un ottimo riscontro di vendite e critica, a tal punto da far diventare Spectre l’artista di punta della label. Con Miami, Spectre sfrutta tutto l’easy listening mai creato e le suggestioni sonore di telefilm e film come Supercar, Tron ed A-Team, per poi unire il tutto a un personale concetto di techno house e synthwave.
Per aprile 2017 è prevista l’uscita del nuovo album 1984 movies, che vedrà questo accostamento tra retrò ed electronic dance music ancora più protagonista. è un disco molto atteso dalla sua fanbase, che porrà la massima attenzione alla tensione tra le sonorità minimali dei synth a 8-bit e l’ipnosi elegante delle progressioni techno.
Spectre suona anche in The Basement, un duo synth pop torinese con all’attivo due dischi (Beautiful Terrible del 2015 e Prelude del 2016) e un nuovo disco in uscita a giugno 2017: Renaissance. The Basement cominciano la loro carriera nel 2016 con l’apertura torinese ai francesi Derniere Volontè, per poi dedicarsi alla ricerca di una sonorità sempre in cambiamento, ma fortemente legata alla musica elettronica e al post-punk. The Basement sono Aldo Sulotto ed Alberto Appiano. www.facebook.com/ilikethebasement
 
Contatti
Press Media Office
 
Intervista
 
Davide
Ciao Aldo. Spectre come l’organizzazione criminale immaginaria presente nella saga di James Bond o come cosa?
 
Aldo
Ciao Davide. Hai colto il punto: il nome che uso quando faccio musica è un omaggio alla temibile Spectre dei libri e film dello 007 inglese. Le famose scene in cui Blofeld accarezza un bel gatto bianco sono impresse nel mio immaginario dalla più tenera età.
 
Davide
Cosa ami in particolare del decennio degli anni 1980 in cui si assistette, mai come prima di allora, a un sempre più largo e popolare uso di strumenti elettronici?
 
Aldo
Gli anni ’80 sono stati un decennio unico, fatto di contraddizioni stilistiche ma soprattutto di grandi lavori in campo musicale, cinematografico e televisivo. Parliamo di Depeche Mode, Navigator, Manimal…insomma come si fa a non amarli? Nel tempo molte cose sono cambiate, ma gli anni ’80 avranno sempre una certa influenza nella mia musica.
 
Davide
In che modo conduci la tua ricerca e realizzazione di innovazioni in musica, quale significato più personale dài alla sperimentazione, quali limiti o non limiti, e come o quanto incide il fatto che la stessa sperimentazione abbia come limite una sua fruibilità più o meno pop?
 
Aldo
Sto sempre più capendo che vorrei fare qualcosa di differente. Differente da ciò che si ascolta e vede in giro. I miei live vanno al di là del concetto di dj set tradizionale: affianco alla console dei generatori di rumore, sintetizzatori, applicazioni musicali su tablet e, se il club me lo permette, visual. Non mi interessa miscelare semplicemente dei brani, voglio fare qualcosa di particolare. Anche a livello compositivo tendo a non aspettare un’ispirazione, ma ad aggirarmi tra macchine, manopole e workstation: la ricerca sonora per me è importantissima. Sperimentare può portarti fuori strada (ammettendo che ci sia una strada da seguire), ma credo sia l’unico modo in mio possesso per provare a fare qualcosa di pop senza annoiarmi e senza annoiare.
 
Davide
Perché “1984 movies”? Un riferimento al racconto distopico tra i più tetri del “Secolo breve”?
 
Aldo
Nel 1984 uscirono grandi film: Ghostbusters, Gremlins, Karate Kid. Footloose e molti altri. La scelta del titolo del mio album è un omaggio al cinema di quegli anni.
 
Davide
Oltre che nelle discoteche, dalla Italo Disco alla Techno e al Minimal, Torino è sempre stata in prima linea rispetto alla musica elettronica, dalla musica con i calcolatori Olivetti allo SMET fino al recente evento collettivo A Great Symphony For Torino, un esclusivo progetto di sonorizzazione in realtà aumentata della città… Qual è il tuo rapporto sonoro, emotivo e culturale con la nostra città?
 
Aldo
Amo Torino, tutti i torinesi la amano, e amo le sue iniziative. La nostra città è sempre stata considerata un grande calderone in fermento, tra cinema, musica, teatro e arti varie. Non vedo in realtà tutta questa innovazione che ci viene riconosciuta, ma sono sicuro che le cose possano cambiare in meglio, che si possano avere più spazi espressivi e che si possa fare qualcosa per facilitarne le proposte artistiche. Locali che faticano ad arrivare a fine mese e poco interesse generale verso i live degli emergenti sicuramente non aiutano, ma uniti ce la faremo.
 
Davide
Perché il suono degli 8-Bit Synthesizers?
 
Aldo
I suoni ad 8-bit erano caratteristici dei videogame delle vecchie sale giochi. La tecnologia era quella, non si poteva fare di meglio. Con il tempo la qualità sonora è migliorata, ma come spesso capita l’ormai desueta musica ad 8-bit è diventata un vero fenomeno retrò, fatto di appassionati e di una ricca produzione musicale di nicchia. Sicuramente i synth ad 8-bit hanno un suono molto caratteristico, un carattere molto forte. Miscelarli con le sonorità più moderne della Techno è molto divertente.
 
Davide
L’universo sonoro: onomatopea dell’indicibile, enigma dispiegato, infinito percepito, e inafferrabile… Così Emil Cioran nei Sillogismi dell’Amarezza. Cos’è per te suono, universo sonoro?
 
Aldo
Il suono è aria che si sposta. Scherzi a parte, questa è una domanda difficilissima a cui non so rispondere. E ora che mi ci fai pensare, è paradossale che io non sappia definire uno degli aspetti più importanti della mia vita.
 
Davide
Sei anche parte del duo synth pop The Basement, con all’attivo due dischi (Beautiful Terrible del 2015 e Prelude del 2016) e un nuovo disco in uscita a giugno 2017: Renaissance. Ci anticipi qualcosa di Renaissaince la cui uscita è prevista per giugno?
 
Aldo
I Basement sono una realtà in continua evoluzione. Alberto Hyde Appiano ed io nutriamo questa creatura con una continua evoluzione stilistica: siamo passati in un paio di anni dalle chitarre alla Cure, ai campionatori, alla ripetizione oscura dei brani di Prelude e ora? Ora stiamo lavorando a questo nuovo album, Renaissance, che ci ha portato a virare bruscamente verso l’Electro: voci robotiche, un uso massivo dei synth, batterie elettroniche…ci sta impegnando molto e non vedo l’ora di farvelo ascoltare.
 
Davide
Altro a seguire?
 
Aldo
Ci vedremo presto su vari palchi in tutto il Paese…nel frattempo passatemi a trovare su www.iamspectre.com e mille grazie per questa bella intervista!
 
Davide
Grazie e à suivre…

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