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Intervista con Pensiero Nomade

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Filibusta records, 2015
 
Video: Niente, finalmente
Video: Più lontano, più forte
 
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Intervista con Salvo Lazzara
 
 
Davide
Ciao Salvo. Ben tornato con questo eccellente lavoro. Ti chiedo subito le ragioni del titolo, “Da nessun luogo”, che a me ha ricordato un romanzo utopico e fantapolitico, Notizie da nessun luogo di William Morris.
 
Salvo
Pur essendo un appassionato di fantascienza, soprattutto di quella cyberpunk, devo il titolo del cd ad una suggestione di tipo più filosofico/estetico che politico. Il tutto nasce da una sensazione che provo, ormai da troppo tempo, di quasi totale estraneità e spaesamento rispetto alle connotazioni geografiche e culturali italiane. E in fondo anche l’idea di “terra madre”, di Heimat, mi lascia del tutto indifferente. Da nessun luogo è la risposta alla domanda: “da dove arriva la musica che sento/che senti?” Ecco, rispetto a tempi migliori e materia e memoria, dove se vuoi esploravo il bisogno di radici, sia culturali che musicali, diciamo che per me oggi fare musica significa, sempre di più, trasmettere il mio messaggio da un luogo/non luogo, dove arrivano mille influenze senza però che una di queste domini del tutto.
 
Davide
In copertina un astrolabio e, sul retro, un sestante? Da nessun luogo a un qualche e quale luogo? Hai tu una tua personale utopia?
 
Salvo
No, nessuna utopia; viviamo un tempo di scarsa aderenza alla realtà, di visione liquida, di perdita di fondamenti. Direi che il sestante in questo senso ha una connotazione quasi ironica.
 
Davide
Qual è il filo rosso che attraversa le composizioni di questo lavoro, testi e musica?
 
Salvo
Separerei le due cose. La musica si muove, qui più che in altri miei lavori, su percorsi rock, anche se si tratta di un rock filtrato da tanta elettronica, dall’ambient, dal jazz nordico. Per quanto riguarda i testi, ci sono alcuni leitmotiv: il senso di perdita e di lontananza, il distacco dal mondo della quotidianità, della routine, ma anche la voglia di leggerezza e di “innamoramento” per la vita.
 
Davide
Oltre a Davide Guidoni e a Luca Pietropaoli, sono qui presenti altri musicisti. Ce li presenti?
 
Salvo
Partirei dai membri “storici” di Pensiero Nomade, Fabio Anile, pianista presente già in materia e memoria, e Alessandro Toniolo, flautista in quasi tutti i cd precedenti. Con loro il rapporto è di lunga data, ormai sono parte integrante del sound del progetto, a prescindere dalla quantità del loro contributo di loro mi colpisce sempre la qualità assoluta delle performance. Andrea Pavoni, pianista e arrangiatore, è la new entry nel gruppo, e appartiene alla scena progressive romana, così come Michela Botti, la cantante, con Andrea nei Greenwall. Diciamo che questa combinazione di musicisti rappresenta la versione più estesa possibile di Pensiero Nomade, ed anche la più eterogenea e contaminata!
 
Davide
Un disco più cantato e meno strumentale rispetto al precedente. Come si evolve in continuità o meno “Da nessun luogo” rispetto a Imperfetta Solitudine e ai lavori ancora precedenti?
 
Salvo
A volte ho la sensazione di aver intrapreso un percorso nuovo, altre di muovermi su terreni più conosciuti e tranquillizzanti. Con questo cd credo di aver chiuso definitivamente con alcune influenze del passato, e di aver fatto “i conti” con alcune radici del mio sound, ad esempio il progressive rock. Per quello che riguarda i testi, in partenza non c’era un vero desiderio di fare canzoni; diciamo che si è verificata la possibilità di partire da alcuni testi già esistenti, da alcune melodie o costruzioni sonore, su cui Andrea ha fatto un lavoro egregio di tayloring, e di arrangiamento, oltre che di vera e propria composizione melodica.
 
Davide
Fin dalle prime note mi hai fatto venire in mente due tre nomi in particolare: Steve Hillage e Jan Garbarek, man mano anche a Sylvian/Fripp. Quali sono in realtà i musicisti che ti hanno più influenzato e che consideri dei “fari per l’umanità”?
 
Salvo
Devo molto al jazz nordico, di scuola ECM, al rock di avanguardia, a certa musica elettronica e ambient, al minimalismo. Per ognuno di questi ambiti sonori potrei farti uno o più riferimenti, ma non credo più nei maestri. Almeno, non nel senso dei capiscuola, da cui credo di essermi tutto sommato affrancato. Piuttosto ci sono stati musicisti, che ascolto ancora con piacere, la cui frequentazione ha certo influenzato in passato il mio suono e che ritornano fra le note, che io voglia o no!
 
Davide
Tra gli strumenti che suoni, oltre alla chitarra elettrica, una “touch guitar” a 9 corde e una chitarra sintetizzatore. Questa volta, dunque, nessuna chitarra acustica. Cos’ha dettato questa scelta laddove nel precedente lavoro avevi invece privilegiato proprio l’acustica?
 
Salvo
Sentivo il bisogno di una maggiore energia, di una pulsazione elettrica. E, paradossalmente, di una minore fisicità nell’approccio allo strumento. Il questo cd sentirai per altro molte più tastiere, molte parti orchestrali.
 
Davide
Una vita senza musica è come un corpo senz’anima, diceva Cicerone. Cos’è per te? Ma anche, purtroppo, cosa non è o non è più, specialmente in Italia?
 
Salvo
Oggi per me la musica è l’opportunità di separarmi dalla realtà che mi circonda, di estraniarmi e vivere un’esperienza di serenità, quasi un’autoterapia. Se mi chiedi cos’è la musica in Italia, per me che non vivo di musica, è soprattutto un’occasione perduta.
 
Davide
Cos’è un pensiero nomade, cosa un pensiero sedentario?
 
Salvo
Un pensiero sedentario è un pensiero che ha rinunciato a farsi realtà, e in questo senso è un pensiero rinunciatario, sconfitto, non vitale. Qualunque forma di pensiero che aspiri a farsi vita è, per definizione, nomade, perché deve cercare l’altrove, l’altro da sé.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Salvo
Mah, intanto qualche progetto collaterale, in ambiti diversi fra loro, il jazz, la musica colta contemporanea, qualche occasione di scambio con musicisti che conosco da secoli, ed altri appena conosciuti. E forse, nel 2017, qualcosa di speciale per il decennale (di già!!) di Pensiero Nomade.
 
Davide
Grazie e à suivre…

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