AcquaTerra
Il disco d’esordio di Emian PaganFolk
Irpinia e Scandinavia, Salento e Irlanda: debutta il quartetto di folk pagano, ispirato all’incontro tra Mediterraneo e culture celtiche e sciamaniche. Un concept album sul potere del femminile per una formazione attivissima dal vivo.
Emian PaganFolk
sono lieti di presentare
ACQUATERRA
Emian/Low-Fly
8 brani – 41 minuti
“Il termine “pagano” è nato come dispregiativo verso coloro che vivevano al di fuori delle città “civilizzate”. In un certo senso pagane erano le persone che non si mischiavano alla frenesia e al caos cittadino, che si tenevano lontane dal potere, che mantenevano un rapporto sincero con la Natura e i suoi cicli, curandosi con le erbe, ritualizzando le fasi importanti dell’anno, danzando e suonando per il proprio villaggio. Il nostro Pagan Folk è vicino a questa scelta di vita”. Emian PaganFolk è una formazione campana nata il 21 dicembre 2011, che utilizza il folk per esprimere un’adesione a scelte di vita ancestrali, lontane dalla frenesia contemporanea e vicine a valori antichi e naturalistici.
Il disco d’esordio AcquaTerra una suggestiva e ammaliante sequenza di brani tradizionali rivisitati dal quartetto: attraverso l’omaggio alla propria terra e alle proprie acque, Emian opera una sintesi tra linguaggi folk nordeuropei e mediterranei. Tre musicisti campani e un salentino che guardano all’Europa del Nord immaginando un percorso comune: “Nella scala musicale delle aree Celtiche ritroviamo la pentatonica dell’Oriente, in quella del Nord Europa c’è il sentore della scala musicale del Sud Italia. I tempi ritmici si somigliano… Abbiamo in comune il mare, questo grande e antico mezzo di comunicazione che porta novità, vita ma anche guerre e morte. In Salento ci sono scogliere e piane che evocano il paesaggio Irlandese, in Irpinia ci sono fiumi, cascate, boschi di conifere che evocano i paesaggi tipici del Nord. Di mediterraneo c’è la luce, il sole, il magma sanguigno che ci scorre dentro e che è tipico della gente del Sud”.
I principi femminili che reggono l’universo, storie di terra e di mare, suoni di fiumi e invocazioni pagane, racconti di grandi re e danze in cerchio: AcquaTerra non è un semplice album, è un viaggio nel passato guidato da strumenti inconsueti, dai flauti overtone Siberiani al doppio flauto campano, dal jouhikko della tradizione Scandinava al bodhràn Irlandese suonato con un battente, dalla pandereta Galiziana al bouzouki. Un album autoprodotto che i ragazzi venderanno durante i concerti, che si preannunciano come sempre numerosi: in soli due anni di attività, gli Emian hanno collezionato una notevole mole di live, compresa la vittoria nel 2013 del Ferrara Buskers Festival nella categoria ‘artisti accreditati’.
EMIAN PAGANFOLK:
Aianna Egan: irish harp, vocals and bodhràn
Emain Druma: percussions, vocals and fiddle
Rohan: bass, irish bouzouki and back vocals
Máirtín Killian: drums, percussions, acoustic guitar and vocals
Info:
Emian PaganFolk:
Emian Facebook:
Synpress44 Ufficio stampa:
Davide
Ciao Emian PaganFolk. Com’è nato questo vostro gruppo, da quali precedenti esperienze musicali dei quattro componenti?
Emian PaganFolk
Ciao Davide! Gli Emian nascono principalmente come duo. Io ed Anna ci siamo incontrati, tramite amici comuni, in una bella e calda giornata di Febbraio del 2011 a CasaCuma (una comune di artisti/musicisti di Cuma – NA -) dove Anna ha abitato per circa due anni. Colpo di fulmine che ci ha uniti sia nell’amore che nella musica. Arrivavamo entrambi dalle sonorità Irlandesi, anche se con approcci ed influenze diverse. Anna faceva parte, da circa 7 anni, di un duo di musica Celtic/Progressive che da lì a poco si sarebbe sciolto mentre io, trasferitomi in Campania dal Salento, ero entrato a far parte da poco tempo di un trio della Provincia di Caserta e sono stato
“iniziato” prima al linguaggio della musica Irlandese poi man mano verso quello delle altre tradizioni musicali delle aree Celtiche, quindi musica Bretone, Galiziana…
Con l’arrivo dell’inverno e con l’inizio della nostra convivenza abbiamo messo in piedi questo progetto che nasce effettivamente il 21 dicembre del 2011. Il giorno dopo avremmo avuto il nostro primo live!
Danilo entra a far parte degli Emian a Marzo del 2013. Aveva sentito parlare di noi e per curiosità è venuto ad ascoltarci ad Avellino durante un nostro live per la festa di San Patrizio. Da tempo con Anna mi chiedevo se fosse opportuno o meno ampliare l’organico e Danilo è sembrato capitare a fagiolo, come si suol dire! Il gruppo di musica Irlandese di cui faceva parte si era sciolto ed aveva un gran desiderio di ritornare a suonare. Parlando insieme tutti e tre, abbiamo scoperto di avere gli stessi interessi, primo tra tutti quello di creare un gruppo Paganfolk (sottogenere del Neo-Folk nato tra l’Inghilterra e l’Olanda che in Italia è conosciuto da pochi). Una settimana dopo Danilo faceva già parte del gruppo. Nasce come bassista ma suonando con noi ha avuto l’esigenza di acquistare un bouzouki Irlandese per inserire parti armonico/ritmiche in molti brani. Dopo quasi un anno, precisamente a Gennaio 2014, ci siamo messi alla ricerca di un quarto componente, per l’esigenza di poter suonare sui grossi palchi. Un polistrumentista sarebbe stato l’ideale visto che in trio ognuno di noi doveva cercare di suonare più strumenti possibili. In un modo o nell’altro o eravamo carenti nelle parti armoniche o nelle parti ritmiche, così a Marzo la band accoglie Martino, batterista di impronta metal e rock anni ’70. Insieme a lui abbiamo cercato di capire che tipo di accompagnamento ritmico volevamo dalla batteria e siamo arrivati a ridurre il suo set a due timpani, un ride e la grancassa così da ottenere ritmi più elementari ed efficaci. Ad ogni modo il progetto Emian è in continuo divenire, per cui anche Danilo ha aggiunto vari pedali con gli effetti per i suoi strumenti e di volta in volta il nostro repertorio assume sonorità nuove.
Davide
Come nascono le vostre canzoni e cosa, in particolare, raccontano i testi di AcquaTerra? A quali riflessioni invitano?
Emian PaganFolk
I brani di AcquaTerra appartengono tutti alla tradizione folk ad eccezione della preghiera contenuta in Mother’s breath, scritta a due mani da me ed Anna; Echu eo ar mare, che appartiene ad un autore Bretone e la prima parte di “Dance in Circle” che in realtà è un brano dell’Americano Joe Matzzie (dal titolo Medieval Drum Dance) che ci ha concesso di inserirlo nel disco.
Per parlare di testi bisogna fare riferimento alle sole 4 canzoni presenti nel disco.
“A sailor’s tale” è un set composto da un brano Gallese ed una canzone Irlandese. Racconta una storia d’amore. È un uomo che vede partire la donna che ama su di una nave, molto probabilmente non la vedrà mai più, e le dedica questo pensiero: “Se fossi un merlo canterei e fischietterei. Seguirei il vascello in cui il mio amore è salpato. Sulla cima dell’albero costruirei il mio nido e spiegherei le mie ali sul suo candido seno”. E’ una canzone che accompagna me ed Anna da tanto tempo e quindi è stato naturale inserirla nel nostro repertorio prima e nel disco poi, volevamo che rimanesse. E’ una canzone molto malinconica e poetica, ci piace perché profonda e veritiera.
“Haughs of Cromdale” parla di un fatto storico realmente accaduto nel 1690 sulle piane di Cromdale, in Scozia. È una canzone che mi ha fatto conoscere Anna, già la cantava nel suo vecchio progetto.
Si narra che il testo sia la testimonianza di un telecronista dell’epoca che ha assistito alla vicenda e l’ha riportata fedelmente. Successivamente i propagandisti Giacobiti hanno fatto, di questo reportage, una canzone, invertendo però l’esito della battaglia, facendo diventare vincitori (esercito reale Inglese) i vinti (i Giacobiti). Ci piaceva l’idea di mettere in musica questo risvolto comico, nonostante la crudezza dell’evento, rendendolo come un brano da taverna. In effetti se ci pensiamo la guerra è solo il palcoscenico in cui tutta la stupidità e l’egoismo dell’uomo và in scena.
“Mother’s breath” è l’unione di due brani della tradizione Irlandese, Richard Parker fancy ed Eddy Kelly. Nel mezzo di questi due brani abbiamo inserito un’invocazione Pagana. Ciò che ci ha ispirati è stata la volontà di far venire fuori il sentimento di unione con la Natura. Il testo recita: “Che la Madre (la Dea) possa essere con te: ampio il suo abbraccio, generoso il suo ventre. Che il Padre (il Dio) possa essere con te portando con sé il suo arco di fuoco Immortale. Possa la Natura essere con te. Alberi, fiori e bestie rimanere in pace con l’Umanità”.
“Dùlamàn” ci è piaciuto molto per la sua ironia. E’ un brano della tradizione Irlandese in lingua Gaelica e il titolo tradotto significa “alga”. Il mestiere del raccoglitore di alghe era ritenuto molto importante in Irlanda. L’alga veniva utilizzata sia per colorare i tessuti, sia per i cosmetici che come alimento…. La canzone mostra la discussione tra il “dúlamán Gaelach” (colui che raccoglie le alghe per tingere i panni) e il “dúlamán maorach” (colui che raccoglie le alghe per cucinarle e mangiarle). Quest’ultimo spera di sposare la figlia del primo, e propone vari argomenti per raggiungere il suo scopo, onde decidere alla fine di prenderla e portarla via.
Per quanto riguarda i brani musicali abbiamo scelto quelli che fossero più in linea all’impronta PaganFolk che volevamo dare a questo primo disco: atmosfere ispirate alla Natura, alla convivialità, alle danze liberatorie di gruppo in cerchio, alle leggende….
C’è da aggiungere che essendoci formati da così breve tempo, abbiamo dato inizio al nostro viaggio musicale soffermandoci quasi esclusivamente sul repertorio tradizionale del Nord dell’Europa, avvicinandoci con molto rispetto verso quei popoli che come “cura” usano il canto e la danza. La figura dello Sciamano ci affascina molto. Ricordo di aver letto di una donna Sciamano che prima di cominciare il rito di purificazione ai suoi “pazienti” chiedeva molto seriamente:“Mi dica da quando ha smesso di ballare”. Ecco perché nel nostro repertorio si trovano molti pezzi da ballo affiancati a quelli da ascolto. Vorremmo che le persone ballassero sempre, a prescindere se quello che stanno ascoltando è musica conosciuta oppure no, e che si lasciassero semplicemente trasportare dal ritmo.
Davide
Benché torinese, ho anche origini irpine. Spesso ho trovato analogie nei paesaggi irpini con quelli di Irlanda e di Scozia. In ogni caso forte è stata l’influenza dei Normanni e vi sono aree come la Daunia arpitana di origine e di lingua franco-provenzale. Lo storico Domenico Cambria, nel libro “Hirpinia, il Sannio ritrovato“, documenta il ritrovamento di menhir con sopra incise lettere che si rifanno all’ogham e al runico: questo lascerebbe pensare che la tribù degli hirpini all’interno del Sannio fosse originariamente un popolo celtico o appena pre-celtico, partito dal centro Europa verso il 3-4000 a.C. portandosi dietro tutta la precedente cultura. Cosa rappresenta, cos’è per voi la musica celtica, che significato ha suonarla da irpini (e un salentino) in Irpinia?
Emian PaganFolk
Per rispondere a questa domanda devo fare assolutamente una premessa. Inizialmente ciò che ci ha ispirati a scegliere la “musica Celtica” è stata la passione per la musica folk. Tutti e 4 veniamo da culture che tramandano da generazioni canti e musiche appartenenti a delle zone specifiche del Sud Italia.
Io vengo dal Salento dove famosa è la pizzica, danza che veniva utilizzata come esorcismo per liberare le energie sessuali femminili in una danza evocativa della femminilità.
Anna, Danilo e Martino provengono dalla Campania (solo Anna è di adozione Irpina da molti anni), luogo in cui è molto sentita la tradizione delle tammurriate e di altre danze che si dice provengano dai rituali dedicati a Cibele, antica dea Madre della Natura che veniva venerata in Campania dai primi popoli che hanno abitato questa terra. A Napoli c’è stato il culto di Iside in tempi antichi e ancora oggi, con la stessa Madonna, continua a tramandarsi questa forte cultura della Dea Madre.
In Irpinia ci sono stati anticamente culti della Dea Mefite, divinità delle acque, altra rappresentazione della Dea Madre venerata dai Sanniti. Tu hai nominato anche i menhir… il Salento possiede tutta una zona cosparsa di menhir e dolmen!
Ciò che ci ispira, a distanza di due anni, a fare musica e più precisamente ad orientarci verso il PaganFolk è continuare a portare avanti questo piccolo mondo Pagano, attraverso sonorità che in qualche modo lo evocano ancora nelle persone che ci ascoltano. Il nostro bagaglio cultural/popolare ci spinge a fare ricerche anche in altre culture cercando di afferrarne una radice comune. Noi lo facciamo attraverso la musica, che è il linguaggio più diretto e sincero.
Detto questo. Quello che tu ci dici è molto interessante e abbiamo avuto modo di scoprirlo quest’inverno. Io ed Anna ci siamo trasferiti da un anno a Monteforte Irpino (Av), dove tra l’altro c’è un castello Longobardo, ma Anna ci ha già vissuto da piccola ed è un luogo a cui si sente molto legata. Venendo ad abitare qui, ci è stato regalato un libro sulle origini del paese, in cui si parla di ritrovamenti di iscrizioni con caratteri molto simili alle rune. La stessa statua lignea della Dea Mefite, conservata presso il museo di Atripalda (Av), reca incisa sull’addome una “X” che è simile alla runa nordica “Gebo”. Insomma, viviamo in un posto non solo ricco di storia da riscoprire ma anche pieno di energie ancestrali. Anna crede molto nelle reminiscenze passate, crede fermamente che se ci siamo avvicinati a questa tipologia di musica è perché in un certo senso ci è risuonata dentro, risvegliando molto probabilmente qualcosa che in tempi passati apparteneva anche a noi. Non vuol dire nulla “Essere del Sud o Essere del Nord”. Gli uomini da sempre viaggiano e inevitabilmente questo porta a scontrarsi e ad incontrarsi e molto spesso a mescolarsi.
Se le persone fossero più curiose, coglierebbero le molte analogie tra i vari popoli.
Davide
Perché invece la scelta della sola lingua inglese?
Emian PaganFolk
La scelta della lingua Inglese è stata adottata solo nel disco. Abbiamo pensato al fatto che volevamo far arrivare AcquaTerra anche al di fuori della Campania, come in effetti sta accadendo, e l’Inglese sembrava la lingua con la quale arrivare a chiunque, essendo questa universale anche se noi non la pensiamo così.
Nel repertorio invece ci sono canzoni in molte lingue: Gaelico, Svedese, Spagnolo, Inglese, Occitano… e non ci fermeremo a queste. Abbiamo già in mente di inserire qualche canzone in Finlandese, Albanese, Francese… non mancherà l’Italiano.
Davide
Cosa significhi PaganFolk è detto nella presentazione. Il nome Emian invece?
Emian PaganFolk
Piccola precisazione: il termine PaganFolk è un termine abbastanza recente ed è utilizzato per connotare tutto quel folk che ha relazioni con la cultura Pagana, non propriamente nel senso religioso, questa è una scelta del singolo musicista, ma in un senso più generico che si ispira a quei valori legati al rispetto e all’amore verso la Natura. Il PaganFolk si pone come sostenitore del concetto della Madre Terra che va amata e non usurpata fino all’ultima sua risorsa.
Il nome Emian invece lo abbiamo ideato il 21 Dicembre 2011 data in cui abbiamo anche ufficializzato la nascita di questo nuovo progetto.
Nell’urgenza vera e propria di avere un nome con cui presentarci durante le esibizioni e durante il nostro primo concerto che avrebbe avuto luogo il giorno dopo (il 22 dicembre), abbiamo pensato di unire semplicemente il mio nome (Emilio) con quello di Anna.
Davide
Chi ha disegnato la copertina e perché un albero che ha forma di cervo avvolge con le sue radici un triscele? Il triskele celtico, in fondo, è lo stesso che la triquetra di Sicilia e di Grecia…
Emian PaganFolk
La copertina di AcquaTerra è stata disegnata da Alessandro Amoruso, giovane disegnatore della provincia di Bari. Ci siamo conosciuti durante un live a Lecce ed è stato amore a prima vista! In quell’occasione aveva fatto uno schizzo di noi che suonavamo e ci è piaciuto molto lo stile. Insieme poi abbiamo ideato la copertina e lui gli ha dato vita.
L’albero ha la testa di cervo, il Dio Cernunnos che nel Paganesimo rappresenta il principio maschile. Dalle radici di questo albero/cervo si diparte un corpo di donna dai capelli fluenti, la Dea, controparte femminile che completa il Dio Cernunnos. Quella che viene rappresentata è l’unione sacra tra i due principi. Il masso enorme indica l’elemento della Terra, con impresso il triskele che simbolicamente è l’unione dei 3 principi fondamentali che governano l’universo. E’ un simbolo che si ritrova in molte culture, non soltanto quelle del Nord Europa ma anche quelle del Sud come la nostra bella Sicilia come appunto tu dici, e in ognuna di esse assume diversi significati. Infine c’è l’acqua in cui tutto si fonda e da cui tutto prende vita. Elemento primordiale della nascita, nel nostro caso di questo nuovo progetto musicale.
Sul cd invece abbiamo voluto imprimere quello che per noi è stato un po’ la scoperta di un piccolo Eden in terra Irpina, una parte del fiume Calore, dove abbiamo girato il nostro primo videoclip Mother’s breath. Alzando il cd infatti si ritrova anche il testo della preghiera Pagana scritta a due mani da me ed Anna.
Per il retro Alessandro ha avuto l’idea meravigliosa di ritrarre i nostri volti di modo che ci fosse una linea filologica in tutto il lavoro. L’idea generale era quella di creare un disco che avesse una copertina simile a quella di un libro di favole antiche.
Davide
Oltre a quanto già detto sulla parola e sul significato originario di “pagano”, paganus e pagus vengono dal verbo pangere. Pangere ha molti significati che possiamo considerare sotto una luce “pagana”: sono tutti legati alla vita, alla gioia della vita e alla volontà attiva, tutti valori fondamentali in qualsiasi tipo di paganesimo. Pangere significa “piantare” (vegetali, alberi, fiori, procreare figli), ma anche “scrivere” o “comporre”, “celebrare”, e “intraprendere”. Quali sono i valori fondamentali che intendete trasmettere “attivamente” attraverso la vostra musica, la vostra arte?
Emian PaganFolk
“Pagano” era anche un termine per definire persone che non appartenevano al mondo civilizzato, coloro che per scelta o per povertà vivevano nelle campagne, al di fuori del caos cittadino. Questa definizione, di conseguenza, porta con sé tutte le altre accettazioni del termine e le attività che ne conseguono: appunto coltivare, procreare, celebrare i passaggi importanti dell’anno, scrivere, comporre poemi da portare in giro come facevano i bardi, conoscere e curarsi con le erbe…. vivere in maniera più spontanea e creativa rispetto a coloro che occupavano le città e che si vedevano costretti, come tutt’oggi accade, ad omologarsi a scelte ben precise dimenticando sé stessi e l’importanza del mondo naturale che li circondava. Quello che noi vorremmo comunicare attraverso la nostra arte e la nostra musica è proprio questo: cercare di tornare a modelli di vita semplici, più spontanei, anche se capiamo perfettamente che oggi è più dura privarsi dello smart-phone o del Tablet piuttosto che delle verdure. Io ed Anna abbiamo già rinunciato alla televisione, a casa non l’abbiamo.
Davide
Un plauso per l’uso di strumenti musicali divenuti davvero molto rari (penso in particolare allo jouhikko). Perché avete scelto di suonare solo strumenti acustici, pur concedendo agli effetti elettronici (come il delay sull’arpa irlandese in Dance in Circle)?
Emian PaganFolk
Grazie! La scelta di suonare strumenti acustici dipende dal fatto che al loro interno hanno un’anima, e non solo nel senso fisico della parola ma anche a livello di vibrazioni. Gli strumenti acustici tra loro vibrano, si influenzano, si scordano! Hanno una propria voce, un proprio timbro. Lo jouhikko, di cui tu parli, è stato un esperimento casalingo, lo abbiamo costruito insieme io ed Anna. Dal vivo non lo abbiamo ancora utilizzato ma è stato registrato in un pezzo che inizialmente doveva essere nel disco e che poi non è stato più inserito. Utilizziamo altri strumenti particolari: il doppio flauto Campano (in Mother’s breath), il flauto Siberiano (in The last King’s march), il bodhràn (un tamburo della tradizione Irlandese che viene suonato con un battente), il tin whistle (in Butterfly), il tamburone medievale, tutta una serie di sonaglini…. Non ci siamo fatti mancare nulla. E siamo sempre alla ricerca di altri strumenti con cui arricchire i brani. Speriamo di poter avere prima o poi una ghironda, quella sarebbe il massimo, un harmonium Indiano ed una cornamusa.
Gli effetti elettronici usati per il disco sono “classici” riverbero e delay per creare un ambiente, un’atmosfera e dare colore agli strumenti.
Davide
Il tour promozionale è già iniziato. Come è stato accolto il vostro lavoro e quali altri concerti seguiranno?
Emian PaganFolk
Io non lo chiamerei tour. Di solito il tour prevede grandi date e grandi spostamenti. Noi stiamo onorando degli impegni presi qui in Campania, fuori provincia e qualche volta anche fuori regione ma senza nemmeno troppa continuità. Per la situazione economica in cui ci ritroviamo tutti, i festival e gli stessi proprietari dei locali preferiscono non investire in progetti musicali nuovi e magari si ritrovano a chiamare quasi sempre o gli stessi artisti (per quanto riguarda i festival) oppure gruppi che portano più gente (nel caso dei locali). Detto questo, il nostro lavoro è stato accolto sempre molto positivamente, sia dalle persone che un po’ per curiosità un po’ per passione verso il genere musicale vengono ai nostri concerti, sia da coloro che hanno acquistato il nostro disco. Arrivano anche le critiche e quelle non possono altro che aiutarci a migliorare, ma in linea di massima i pareri son sempre abbastanza unilaterali: la nostra musica fa viaggiare e mette di buon umore, è quello che ci dicono in molti.
Per chi vuole scoprirci noi non possiamo altro che prossimamente saremo:
18-19 e 20 Luglio alla manifestazione Canalarte, a Canale di Serino (Av); 26 Luglio a Troia (Fg); 27 Luglio a Chiusano San Domenico (Av); 8-9 e 10 Agosto alla rassegna Le notti dell’aspide a Roccadaspide (Sa); 16 e 17 Agosto alla rievocazione storica del Palio de’ li Normanni a Sant’Angelo d’Alife (Ce); il 19 Agosto a Calitri (Av); dal 20 al 31 Agosto al Ferrara Buskers Festival a Ferrara; il 19 Settembre a Pontelatone (Ce)… tra queste ne verranno sicuramente fuori delle altre per cui suggeriamo di seguirci sulla nostra pagina Facebook dove pubblichiamo tutti gli eventi e le novità inerenti al gruppo.
Davide
Nel 2013 avete vinto nella categoria “Artisti accreditati” al Ferrara Buskers Festival, una delle maggiori manifestazioni internazionali dedicate alla musica di strada. La strada presuppone il viaggio, il camminare e, parafrasando Italo Calvino, il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi. Cosa sono per voi la strada, il viaggio, anche temporale tra il passato più remoto da riscoprire e il presente?
Emian PaganFolk
Vincere il Ferrara Buskers Festival è stata la cosa più emozionante che ci sia capitata durante questi due anni di musica. Non era la prima volta che prendevamo parte ad un festival di buskers (musicisti che si esibiscono a cappello) ma era sicuramente la più importante. Questo Festival va avanti da anni e ha visto passare artisti diventati anche famosi, un nome a caso Lucio Dalla. Fare il busker o artista di strada ti mette di fronte ai tuoi limiti, ti permette di essere quello che a volte non riesci ad essere su di un palco, ti dà la possibilità del contatto diretto con le persone, persone che probabilmente saranno il tuo futuro pubblico. Ti mette di fronte al fatto che se non ti guadagni la fiducia e l’apprezzamento di queste persone probabilmente torni a casa insoddisfatto. Voglio dire, nel momento in cui poggi il cappello o la custodia a terra, stai dando un chiaro messaggio alle persone “se la nostra musica ti è piaciuta, sostienici”. Fortunatamente questa è una cosa che fuori dalla nostra regione è capita molto bene ma qui, se lavori a cappello, credono tu stia chiedendo l’elemosina… Conquistare quella fiducia diventa ancora più complicato. La strada diventa un vero e proprio campo di addestramento del musicista. Devi imparare non solo a comunicare con la musica ma anche con la gestualità, con il sorriso, con le parole. Il viaggio è più o meno la stessa cosa. Viaggiando conosci altri linguaggi, altri modi di vivere, ti confronti con altre realtà. Crediamo che per il musicista sia fondamentale anche se non sempre possibile. Insomma, se non sei ricco non puoi muoverti così facilmente, soprattutto se hai scelto un genere musicale come il nostro, e devi sperare più che il tuo stesso lavoro ti porti fuori con le tournèe. Questo per quanto riguarda il viaggio fisico nella realtà. Per quanto riguarda quello temporale…. A chi non è mai venuto da dire “a me sarebbe piaciuto nascere in un’altra epoca?”. A noi è successo molte volte, da piccoli così come da grandi. La musica che abbiamo scelto ci permette questo, di immaginare come sarebbe potuto essere il ritmo, le melodie, le danze di tanto tempo fa. E’ un po’ come sognare ad occhi aperti, crearsi la propria favola passata nel presente. La macchina del tempo è stata inventata, secondo noi ed è la Musica! Far incontrare il nostro presente con il passato ha qualcosa di magico e fantascientifico.
Davide
Quando ascolto della musica, non temo pericoli. Sono invulnerabile. Non vedo nemici. Sono imparentato ai tempi primordiali e a quelli più recenti. Così scriveva Henry David Thoreau. Cos’è per voi la musica, ascoltarla, suonarla?
Emian PaganFolk
Per noi la musica è un impegno. Nasciamo musicisti quasi per destino. Ci ritroviamo sin da bambini con uno strumento in mano e questa cosa ci ha accompagnati fino ad oggi. Se fino ad un certo punto della nostra vita la Musica è stata solo una passione, a volte additata anche male da molte persone, da un po’ di anni stiamo cercando di farla diventare il nostro impegno quotidiano, il nostro lavoro. Investiamo molte energie in questo impegno. Siamo manager, produttori, investitori, parrucchieri, costumisti, autisti, fonici, service audio e tanto altro ancora di noi stessi. Insomma, na faticaccia! Ma a noi piace. Ascoltarla e suonarla richiede lo stesso impegno. Non possiamo sorvolare su una musica eseguita male o venduta male. Se attraverso la musica io non arrivo solo all’orecchio delle persone ma anche ad una parte più profonda della coscienza, non posso prendermi il lusso di versargli addosso paccottiglia di note o di parole vuote. E’ una grande responsabilità essere musicisti secondo me, ma in tutto questo devi anche saper cogliere e dare il bello e il divertente. Altrimenti più che un concerto la tua esibizione diventa un comizio elettorale.
Davide
Il futuro?
Emian PaganFolk
Nel futuro prevediamo sicuramente un secondo disco, un altro concept-album che sarà il proseguimento di AcquaTerra, di conseguenza lavoreremo anche a pezzi e canzoni inedite. Amplieremo e rinnoveremo il repertorio; suoneremo; magari faremo qualche altro video (ci abbiamo preso gusto) e perché no? Riusciremo a portare fisicamente la nostra musica in giro per il mondo, sarebbe molto bello.
Davide
Grazie e à suivre.
Emian PaganFolk
Grazie a te, Davide.