"I dilettanti" ("I went down" è il titolo originale) è il secondo film di un giovane regista irlandese di nome Paddy Breathnach che si è fatto notare alle ultime edizioni dei festival di San Sebastian, Torino Giovani e il più recente, e valutatissimo, Sundance Festival ’98. La leggenda vuole che "I dilettanti" sia stato prodotto anche con il premio in denaro vinto alla precedente edizione del festival di San Sebastian e se non c’è due senza tre… Per chi ha visto l’ottimo "Palookaville" l’atmosfera non è del tutto nuova. Nella verde Irlanda assistiamo alla rassegnazione di Git, chiuso in carcere per un crimine che scopriremo non avrà nemmeno commesso, davanti alla sua (ex)ragazza che gli chiede di dare il suo assenso alla nuova relazione col suo imbarazzatissimo migliore amico che si sente in colpa. L’inizio non è dei migliori! Git (Peter McDonald) ha esattamente la faccia del troppo buono, di quello che ci rimette sempre per eccesso di altruismo e di ingenuità. Ed infatti Git ci ricasca ancora una volta; per togliere dai guai proprio l’amico si vede costretto ad accettare un "facile lavoretto" per conto del gangster French. Il copione prevede che accanto a Git ci sia Bunny, un malvivente da quattro soldi, pasticcione, poco intelligente e reattivo che è legato a French da una misteriosa catena. Il lavoro consiste nell’andare a sud a prelevare un socio di French per riscattare un vecchio debito. La macchina è naturalmente rubata, il serbatoio non ha la chiave, mancano l’appuntamento più importante, finiscono nel fango, decidono poi di fare da soli. Le cose peggiorano a vista d’occhio anche quando recuperano il logorroico Grogan, l’ex socio, che impietosisce Git, irrita Bunny, la scampa una prima volta per poi chiudere in bellezza.
Le cose buone sono la sceneggiatura e l’interpretazione degli attori tra i quali il solo Brendan Gleeson (Bunny) vanta partecipazioni cinematografiche importanti come "Braveheart", "Michael Collins" e "The snapper", tanto per non parlare di attaccamento alla patria! La sceneggiatura piace perché evita il cliché del giovane delinquentello che si fa incastrare in un gioco fosco più grosso di lui e, sempre tra pioggia, buio, spari e sesso selvaggio, ne esce con le braccia lungo i fianchi, sfinito ma vincente. "I dilettanti" si mantiene sempre sul filo del buonumore, come non sorridere dei discorsi che Bunny pronuncia ad un attonito ma conquistato Git, come non sorridere delle disavventure molto "terrene" di due scagnozzi che potrebbero essere i nostri vicini di casa. Ne "I dilettanti" convince anche l’ambientazione un po’ (ma non troppo) fuori dagli schemi del film convenzionale; la verde Irlanda può anche essere teatro di crimini scalcinati allo stesso modo di come Manhattan può essere lo sfondo di una storia minima e semplice, no? Ma non tutti sembrano essere del mio stesso parere.
Non proprio "dilettanti"
Michele Benatti