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Quelle indimenticabili pagine…

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Quelle indimenticabili pagine
che hanno scritto un secolo!


Un giorno Chamfort scrisse: "La maggior parte dei libri di adesso sembran fatti in un giorno coi libri vecchi del giorno prima". Una frase capace di dare immediatamente vita in noi ad un interrogativo: i libri di oggi sono migliori o peggiori di quelli d’un tempo? Cosa ci racconta questo Novecento che ci siamo appena lasciati alle spalle a proposito di letteratura, bestseller, romanzi, poesia e mercato librario? Per trovare una risposta non ci resta che compiere un lungo viaggio nel passato, a partire dai primi anni dello scorso secolo, il XX appunto.
I primi decenni del Novecento sono caratterizzati da una fase di crescita sostanziale. Nel 1901 Emilio Salgari dà vita all’indimenticabile Le tigri di Mompracem e solo pochi anni dopo, nel 1904, fa capolino Il fu Mattia Pascal, di uno straordinario Luigi Pirandello. La situazione è però destinata a peggiorare durante gli anni terribili della guerra, con il crollo della produzione e un mercato che neppure negli anni successivi riusciva a risollevarsi. A godere di un certo seguito c’erano però i libri popolari, che conquistavano anche le donne e il pubblico di provincia, come Il giornalino di Gian Burrasca di Vamba, le edizioni economiche e i libri per ragazzi.
I vent’anni che vanno dal 1920 al 1940 vedono nascere grandi romanzi come La coscienza di Zeno di Italo Svevo nel ’23, Gli indifferenti di Alberto Moravia nel ’29, Fontamara di Ignazio Silone nel’33 e, proprio nel ’40, Il deserto dei Tartari di Aldo Buzzati. Gli anni Quaranta segnano poi una grave battuta d’arresto per il settore librario. Già a partire dal 1942 l’offerta subiva un drastico ridimensionamento, fino al crollo nel 1944. Bisogna aspettare la fine della guerra per vedere l’editoria riprendere entusiasmo e diventare un grande laboratorio di idee. Ecco che nel 1945 Carlo Levi ci regala Cristo si è fermato a Eboli e Guareschi, nel ’48, termina il suo Don Camillo.
Ed è proprio sul finire degli anni Quaranta che nasce una collana destinata a segnare una tappa fondamentale nella storia dell’editoria e nella vita culturale degli italiani: la Biblioteca Universale Rizzoli.
Con gli anni Cinquanta inizia la grande stagione della narrativa ed il pubblico scopre pian piano con entusiasmo dichiarato gli scrittori stranieri contemporanei, soprattutto inglesi ed americani: Cronin, Hemingway, Steinbeck e Maugham. E poi film di grande successo ispirati a romanzi venivano a moltiplicare le vendite: ecco così la fenomenologia tipica del consumo letterario di massa. Il rocambolesco caso letterario mondiale fu suscitato dalla pubblicazione, presso Feltrinelli, del Dottor Divago, nel 1957, di Pasternak.
Ma accanto agli stranieri anche gli italiani facevano la loro parte e non si possono dimenticare autori nazionali di grande calibro quali Moravia, Guareschi, Malaparte, Pasolini, Parise e Pratolini. Nel 1958 Tomasi di Lampedusa pubblica inoltre con enorme successo il suo Il Gattopardo, nel ’60 Carlo Cassola lascia il segno con La ragazza di Bube e nel ’62 Il giardino dei Finzi-Contini di Bassani conquista letteralmente i lettori.
Gli anni Sessanta sono, per la società italiana, anni di forte sviluppo economico, industriale e culturale, e così anche l’editoria si espande dando vita ad una seconda rivoluzione, dopo quella della Bur, con la nascita, il 27 aprile 1965, di una grande collana come gli Oscar Mondatori, che porta in edicola, a cadenza fissa, al conveniente prezzo di 350 lire, le opere più rappresentative della letteratura del Novecento.
Che dire degli anni Settanta? L’editoria non può che essere lo specchio di una società italiana in conflitto, tesa all’emancipazione sui fronti più svariati: la scuola, i giovani, la donna, la famiglia. Nel 1975 Orianna Fallaci ci fa piangere con Lettera a un bambino mai nato e nel 1976 Porci con le ali di Rocco e Atonia scandalizza fa discutere.
Tra il ’76 e l’80 i prezzi la tiratura media dei libri scese e i prezzi aumentarono irrimediabilmente, segnale per nulla incoraggiante. Era il 1980 quando nelle librerie faceva la sua apparizione l’intramontabile capolavoro di Umberto Eco Il nome della Rosa, ma negli anni immediatamente successivi numerose case editrici dovettero abbandonare il campo ed anche la produzione ne risentì notevolmente.
Bisognerà aspettare il 1985 perché il mondo editoriale accelerasse il cambiamento, ed ecco la leadership finanziaria e il controllo del mercato da parte di holding che dettano le regole ed impongono le loro scelte. Direzione dilatato nel corso degli anni Novanta, anni, dal 1990 al 2000, che hanno visto uscire quasi 50 mila titoli, da Io speriamo che me la cavo di Marcello D’Orta a Cronaca dei sentimenti di Vittorino Andreoli.
Intanto sono mutati anche i rapporti all’interno delle singole categorie professionali: autori, editori, distributori e librai, e il secolo appena chiuso ha lasciato in eredità un’editoria dove tutto si è mescolato, un’editoria ibrida, fatta di tanti tipi di prodotti e di modi di diffondere i testi, dove ancora le piccole case editrici lottano con le grandi per la questione dello sconto sul prezzo di copertina, questione che divide editori e rivenditori. Il piacere di leggere però c’è, stando all’andamento delle vendite, forse per il semplice motivo che oggi come ieri, in questo novello XXI secolo, come nell’ormai lontano XIX e nell’ancora dietro la porta XX, la lettura è una straordinaria esperienza che arricchisce e completa la vita di tutti noi.


Francesca Orlando

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