… Quanto sei caro! Tutti si lamentano della morte del cinema italiano e della gente che diserta le sale per guardarsi la Carrà in tivù. Ma forse il motivo più vero e più banale è proprio l’aumento vertiginoso del costo del biglietto, ormai fuori dalla portata di molte tasche.
Già dodicimila lire, se vogliamo, erano troppe, sia confrontate al servizio scadente offerto da molte sale, alle poltrone scomode, all’acustica difettosa, al freddo (molti gestori risparmiano sul riscaldamento, si vede), sia per sale più moderne e confortevoli: in definitiva, si tratta solo di vedere un film, che pochi mesi dopo sarà disponibile in videocassetta.
Adesso, improvvisamente, il prezzo è salito di mille lire, un aumento che appare sproporzionato anche se paragonato all’inflazione e all’aumento del costo della vita: a cosa dobbiamo questo rincaro? Non si sfugge all’impressione di dover pagare i lavori di restauro necessari per creare i nuovi sfavillanti multisala, veri templi ultralussuosi in cui un pacchetto di pop-corn raggiunge le quotazioni di 5/7.000 lire, contro le 1/ 2.000 di un sacchetto di mais acquistato al supermercato, che dura un’infinità di volte; per non parlare delle bibite e dei dolciumi.
Posto che nulla in questi scintillanti cinema nuovi giustifica simili furti, non si capisce perché dobbiamo pagare la stessa cifra anche per sale vecchiotte e dimesse, in cui magari i suoni arrivano distorti e le immagini non sono perfette.
In ogni settore della vita economica si applicano i principi della libera concorrenza- anche se con qualche limitazione, qualche correttivo- : perché dunque le sale cinematografiche, all’interno di una stessa città, devono sottostare a questa desolante uniformità, che uccide la creatività individuale ed esaspera i cittadini?
Perché dobbiamo pagare lo stesso prezzo- esagerato, lo ripeto- per prodotti qualitativamente tanto diversi, come se i tortellini Rana fossero uguali a quelli degli hard-discount?
Credo che l’introduzione del libero mercato, certo con limitazioni per fronteggiare i pericoli della concorrenza sleale, possa aiutare molto sia il settore in crisi delle sale cinematografiche, sia noi utenti appassionati di film in prima visione.
Naturalmente non sono un’esperta in materia, e mi piacerebbe poterne sapere di più. Se siete interessati all’argomento, e avete idee, proposte, lamentele, e chi più ne ha, più ne metta, fatevi vivi nei prossimi numeri di "Kult".
Caro cinema…
Lorenza Ceriati