"Ma allora, perché abbiamo preso il satellite?"
"Già, perché l’abbiamo preso? Per le partite in trasferta, è ovvio!"
"E perché parti alla 1 con la partita che inizia alle 3 e il posto prenotato?"
"Già, perché? Intanto perché c’è sempre qualcuno che te lo occupa e io non sopporto che qualcuno si sieda al mio posto e poi, mia cara, non scordarti i preliminari"
Manuela sorride, ormai si è abituata e, come se non bastasse, adesso c’è pure il figlio più piccolo pronto a percorrere le orme del padre anche lui con il suo abbonamento ridotto pronto per essere timbrato.
Ma cominciamo dai preliminari, intanto c’è la cerimonia della vestizione, i jeans neri che portano culo, la sciarpa che mi segue da almeno vent’anni, il panozzo nello zaino e poi la Rosa, l’acqua e il pulloverino nel caso salisse il vento.
Controllo abbonamento nel portafoglio, chewingum tattici antifumo e baci scaramantici a tutta la famiglia, cafferino al bar e siamo pronti.
Mezz’ora e tranquilli tranquilli arriviamo al parcheggio, chiusura macchina e controllo che tutto sia al posto giusto, pisciatina liberatrice al solito albero e sguardo attento per saggiare l’ambiente, sì perché l’atmosfera cominci a sentirla al parcheggio, si capisce subito se quella sarà una partita facile o sofferta, basta spiare le facce dei tifosi.
Sull’autobus che porta allo stadio si ripassano le formazioni, le partite precedenti, gli episodi contestati e si fanno conoscenze, l’autobus è meglio del bar, tutti parlano con tutti, almeno all’andata.
Alle due e dieci siamo dentro, cinquanta minuti prima come sempre, il secondo e ultimo cafferino al bar del secondo anello e prendiamo posto, uno sguardo al tabellone, al settore riservato agli ospiti e un giretto per salutare gli amici, sempre quelli e sempre abbonati, una bella Marlboro e uno sguardo alla curva per vedere che aria tira o se hanno aggiunto qualche striscione.
Adesso mancano cinque minuti, per noi lo spettacolo è già cominciato, la lettura delle formazioni, i cori della curva e siamo pronti, si gioca, sta per cominciare un’altra partita.
"Ma allora perché abbiamo comprato il satellite, non è la stessa cosa vedersi la partita spaparanzato sul divano o vederla allo stadio?"
Mi verrebbe da rispondere che tra una partita vista allo stadio e una in televisione passa la stessa differenza tra il vedere una donna sulla rivista o averla al fianco, ma non vorrei esagerare, e allora chiudo qui, alle 15 di una domenica qualsiasi, dal secondo anello rosso proprio in fianco alla curva.
Come quale curva? Ma se l’ho scritto nel titolo? Quella nord, le altre per me non esistono.
Curva Nord
Mario Frighi