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l’incrinatura nel retino delle farfalle

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L’incrinatura nel retino delle farfalle

Eccolo qui l’evento tanto atteso quanto inaspettato… i nostri corpi ci sono sfuggiti, membra insoddisfatte, hanno preso il loro corso e il destino sembra ghignare sulla separazione delle nostre strade. Il caso errante, il meno vero ma il più reale, è successo. Tutto assimilabile. Una croce così diversa, dentro di me. E dentro di te? Cosa succede? Ubriaca affronto la Nuova Vita. E quando l’ebbrezza mi saluta? Ecco i fantasmi possedermi, cos’accadrà, non lo so, ancora una volta la realtà deciderà come disporre di me. Ancora una volta i sogni svaniranno.
E’ il corpo che ha deciso. Che ciò che era mente era fatuo. L’immediato mi fa imputridire di pensieri molesti. "Vattene, cammina, vattene a nasconderti e taci!" Smettila di ignorare che il corpo può cancellare, farmi dimenticare…
E’ giusto? Cosa è sbagliato?
Corpi, corpi, corpi e solo corpi. Animali, mammiferi addestrati a pensare, ecco cosa siamo, figli di falsi sentimenti che assomigliano tanto all’orgoglio dell’elefante marino offeso per essere stato tradito. O semplicemente non scelto. Cos’abbiamo che ci mancava? La parola. Per descrivere tutto quanto sto vedendo.
Niente di nuovo. Niente di umano.
Merda! Ovunque.
Copriti che io non veda, ciò che ho creduto di vedere, frutto della relatività di un non-scopo ultimo che non sa mentire fino in fondo. Tanto da far sopravvivere mortali frazioni di illusione.
Il covone abbaia. Rifiuta l’essere inanimato. Non conosce l’abbruttimento del vedersi inanimato dall’alto di quella collina che la moltitudine osa ancora chiamare essenza.
Ritaglio pensieri offesi, li incollo alla pagina bianca, cucio le ferite, lecco il buco di ciò che mi manca, assorta mi guardo vivere e non so cosa dirmi, se non "fottitene".

Giorgia Mantovani

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