23 Luglio, 1998
Non so chi me lo suggerì… ma credo di averla già vista: il suo volto, il colore dei suoi occhi;
anche il suo sguardo si posò su di me.
Quei suoi occhi ansiosi, quasi smaniosamente cercavano in me qualcosa che non trovavano.
Lontane… poi vicine; ultimo sguardo.
E poi di nuovo irraggiungibili.
Cercai di non pensarci più, non c’era proprio motivo.
Ma i suoi occhi continuavano a perseguitarmi.
Quella mattina faceva così freddo!…
non mi piaceva.
Adoro il caldo, l’afa.
… un soffio gelido: l’aria, intorno a me, decise di ballare, facendo volare via carte, foglie,… giornali.
Un giornale.
E su di esso, la sua foto.
Quegli occhi…
Sta cominciando a piovere.
Anche questa… credo che non riuscirò più ad arrivare puntuale a lavoro: sto scivolando continuamente; cado anche, smagliandomi le calze…
E’ colpa sua.
Colpa di quella donna; quella di stamattina: sulla strada…, sull’asfalto.
Ci sono disegnati i suoi occhi.
Una macchina?!?
Come mai sta correndo in mezzo alla strada; vuole ammazzarsi?
I fari.
I suoi fari…, ancora lei?
Ancora i suoi occhi.
Fa troppo freddo…
Non ce la faccio più.
Vorrei tanto sedermi qui: sono sicura che non mi muoverei più.
Sono stanca.
Mi riallaccio la camicia: questi occhi sono dannatamente scivolosi!!!
Cosa mi sta dicendo?
Questa persona,… uomo; mi sta parlando, insistentemente.
Non riesco a capire le sue parole.
Mi passano accanto, mi sfiorano; mi feriscono.
Cerco di concentrarmi su di lui, mi sto davvero impegnando per capire il senso delle sue parole, ma… non ne ho più la forza?
Mi afferra bruscamente un braccio…
Ma cosa vuoi? Cosa mi tocca?!?
Lo allontano, disgustata:… e dalla mia mano esce sangue.
Ferita.
Forma di un occhio.
Rimango immobile, pietrificata.
… l’avevo dimenticato?
No; non può essere assolutamente vero: questo specchio si sta sbagliando, mi sta semplicemente mentendo.
Forse crede che io sia una persona che non sono, una persona che ho visto e che mi ha troppo colpita.
Deve essere così.
I suoi occhi sul mio volto.
