KULT Underground

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Voci che sussurrano

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Voci che sussurrano

Agosto è finito, il solleone se n’è andato assieme agli ultimi strascichi di ferie, ed anche Kult è tornato dopo un periodo di necessario riposo, in cui abbiamo ricaricato le batterie per un autunno ricco di novità.
Ci aspettano innanzitutto l’ormai tradizionale concorso letterario 8ko-, dal tema quanto mai intrigante e attuale, la genetica; quindi la festa annuale della rivista, in cui verranno premiati i vincitori con sostanziosi pacchetti di software, offerti dalla Expert System; ci saranno poi sviluppi dalla creazione dell’associazione.
Lo so, in questi giorni sembra quasi irreale che esista una realtà al di fuori del gravissimo atto di guerra che si è abbattuto sugli Stati Uniti, spazzando via migliaia di innocenti: la speranza, la preghiera è che i mandanti, i fiancheggiatori, i complici anche solo morali vengano individuati e puniti, e che una tragedia del genere non possa più accadere.
Intanto, noi continuiamo sommessamente la nostra vita, e continuiamo anche a leggere SUSSURRI: molte le voci nuove in questo numero, da Marco Saya con una poesia struggente, a Mario Giardini con una leggenda dal solenne fascino inca, a Marco Marengo, che propone un originale "omaggio" a Bukovski.

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Assieme alle voci nuove per Kult, ci sono anche autori che abbiamo imparato da qualche tempo ad apprezzare e ad amare, come Vittorio Baccelli, che propone il suo racconto forse più visionario e articolato. Express Tramway è un lungo incubo circolare, angosciante e surreale come possono esserlo i sogni vissuti all’ombra della morte; l’atmosfera è opprimente e irreale, kafkiana in quel ripetersi di vicende irrisolte, soffocanti, che si dipanano solo nel finale.

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Tiriamo un respiro di sollievo con la tranquilla liricità di Mariacarla Tarantola, che con Felicità resta legata al suo stile poetico arcaizzante, alla sua armonia quasi ottocentesca: un inno alla vita e alla pienezza, unito alla consapevolezza che tutto sia sospeso al filo dell’illusione. Bellissima l’immagine finale della gioia che si spegne "languidamente" a calar del sole.

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Una voce nuova e originale è quella di Mario Giardini, che speriamo continui a collaborare con Kult.
La scala degli Dei è un racconto soffuso di ieraticità inca, a partire dallo stile "alto" e solenne, come si conviene ad una leggenda eroica: si narra infatti del sacrificio di un guerriero nel corso di un crudele rito, deciso da lui stesso per giungere alla gloria delle stelle.

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Un altro balzo, quasi stridente, nella contemporaneità più shockante di Enzo Moschetta, che in New Pop si compiace di visioni sconvolgenti nella loro assoluta amoralità. Lo stile è quello consueto del dialogo martellante, questa volta tra un DJ di una radio alternativa e un padre affamato di droga, che racconta il rito della sua iniziazione. Tutto è in bilico nell’illusione però: "niente di quello che vi è stato raccontato è vero".

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Mai grido è stato più appropriato, in questi giorni carichi d’ansia: Perché mai? si chiede Marco Saya, alla sua prima prova per Kult, in una lirica intensa, bellissima nell’armonia calibrata dei versi, che disegnano con perfezione suggestiva immagini desolate, lontanissime tra loro eppure intimamente legate: un vecchio grammofono, le crepe di un soffitto, il tempo che abbraccia la morte, l’inutilità che pervade la vita, l’amore.

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Un altro nome nuovo, ed ugualmente molto interessante, è quello di Marco Marengo, che propone un breve e divertente "omaggio" a grande beat Bukovski, e insieme un’originalissima riflessione della condanna che porta la fama letteraria: quella di rivivere in eterno le proprie opere, di restare imprigionati nei propri personaggi. Uno spunto arguto e suggestivo, ma il messaggio di A cena con Bukovski è probabilmente molto più profondo di quello che appare a prima vista: forse si riesce ad essere persone complete solo se non si splende nel lavoro e nella fama.

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Conclude in bellezza questo variegato numero di SUSSURRI l’ultima – purtroppo – lirica della raccolta di Biagio Salmeri L’esatta cubatura del vuoto. Poesie bellissime e lapidarie, che ci tengono compagnia ormai da vari mesi, e da cui è difficile staccarsi. Difficile restare indifferenti di fronte alla similitudine dell’animo come una molla in tensione, strattonata da Dio e dalla vita: sono pochi versi, contraddistinti dall’alito indefinibile della vera poesia.

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Il tempo a mia disposizione è finito, ma prima di chiudere vorrei segnalare un autore da seguire, Enrico Pietrangeli, che ha appena pubblicato la raccolta di poesie D’amore, di morte presso l’editore Teseo.
Nel prossimo numero troverete una selezione dei suoi brani, ma vi invito fin d’ora chi fosse interessato a fare un salto in libreria per conoscere da vicino una voce originale, diretta, immediata nell’espressione e nella pulizia del verso.
Non mi resta ora che salutarvi e augurarvi, come al solito, buona lettura!

Lorenza Ceriati

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