… Premessa. Il titolo è ovviamente esagerato perché si tratta sempre di pellicole, non si mette assolutamente in discussione l’ottima organizzazione e la qualità del Festival (anche se molte persone continuano a rimanere fuori da diverse proiezioni. Segno positivo, indice di vivacità?).
Giovedì sera, prima di partire per il Festival di Torino mi telefona il nostro direttore Michele Benatti che mi raccomanda di non perdermi assolutamente la nuova pellicola di Antonio Rezza1, girata insieme a Flavia Mastrella, "Delitto Sul Po".
I due ci riprovano con un nuovo lungometraggio dopo il "successo" di "Escoriandoli2".
Sabato sera ci siamo, sia io che Paolo in prima fila ad assistere al film evento, presentato fuori concorso a questo Festival. Lui è in sala, con il solito codazzo di fan accaniti e donne che lo rincorrono al grido di "Antonio sposami!!".
La pellicola inizia con l’uccisione dell’agente Antonio da parte di tre criminali efferati, una donna e due uomini. Il corpo è abbandonato su un tronco in riva al Po. Il commissario D’Angelo (Antonio Rezza) indaga sull’omicidio.
Dopo qualche indagine, arresta i tre. Nessuna prova: è che sono loro gli unici presenti sul luogo del delitto.
Carcere duro, uno dei tre muore, finale a sorpresa. La musica di Ludwig Van Beethoven accresce la tensione delle scene. Per il primo quarto d’ora si ride, con le geniali trovate e la straordinaria mimica di Antonio Rezza (consiglio uno spettacolo dal vivo). La restante ora si trascina, e si rimane intrappolati nel noioso gioco degli spot brevi e continui. Il film, infatti (spiegazione dei registi), nato come una serie di spezzoni comici per la televisione, trova questa forma cinematografica nel momento in cui si accumulano le scene, e si decide di dare un aspetto più corposo al tutto.
Giudizio lapidario di Paolo, da me condiviso in pieno, che da buon toscano sintetizza in "una bischerata".
Sorry, direttore.
Sabato mattina si era assistito all’altro "evento" della giornata: "Amore Estremo" di Maria Martinelli (casualmente anche mia concittadina), che dopo il reportage sul cinema hard italiano "Gladiatori", presentato a Torino l’anno scorso, decide di riportare sul grande schermo il "mito" Rocco Siffredi.
Trama: una giovane donna incapace di soddisfare le proprie pulsioni sessuali, decide di incontrare un ragazzo masochista conosciuto sulle pagine di Sexsistem, un tabloid di annunci. Omicidi, giallo a sfondo sessuale, dove Rocco è alla ricerca della verità. Film noioso, che forzatamente vuole mettere sullo schermo perversioni senza però una trama convincente. Versione più attuale dei "gialli" con modelle, dei Vanzina anni ’80. Uno dei pochi film, forse l’unico, fischiato (sempre timidamente) dal pubblico torinese in questi ultimi quattro anni.
Ma la vera sorpresa è l’intervista a Rocco Siffredi. Due passaggi significativi per tutti: " L’hard non è cinema, non c’entra nulla con il cinema. È sesso filmato. Tutta un’altra cosa……… Non sono un attore. Ho fatto del mio meglio. Spero di superare la prova del sei " e " Ho avuto problemi a girare scene di sesso, come in "Romance". Naturalmente è un problema mentale, non fisico. Se ne ho quando giro l’hard, faccio appello alle mie risorse psicofisiche e li supero. Mi faccio leccare sul culo da un’attrice e l’erezione arriva ".
Torniamo a ritroso. Venerdì sera il film giapponese "Tokyo Shameless Paradise Good-Bye Blues" di Ryuichi Honda.
Un killer ha portato a termine con successo una missione, ma non ha fatto sparire il cadavere. Il capo gli ordina di finire il lavoro, ma il cadavere, fatto a pezzi, viene smarrito e scambiato con un pacco di droga rubato da una banda di musicisti. Musica ed ambientazioni Beat per un film trash e un po’ splatter, per cultori del genere.
In sala chi non è uscito è perché dormiva. Francamente brutto, ma divertente da raccontare agli amici.
Ok. In definitiva anche questo è il Festival.
1
2
Torino: Il lato oscuro del Festival
Andrea Leonardi
Una sua tipica espressione la si può ammirare sullo sfondo di quest’articolo.
Favoloso.