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I Ragazzi Di Regalpetra – Gaetano Savatteri

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Pagg. 296 Euro 18 Rizzoli Editore

Lo scrittore, nato a Milano da genitori di Racalmuto, ritorna, dopo il libro “Uno per tutti”, alla saggistica. Ci descrive la guerra tra mafiosi e stiddari che ha insanguinato il suo paese, guerra che, iniziata il 21 luglio del 1990 si è protratta sino al 2006. Impressionanti le cifre della faida:venti omicidi, due stragi, due casi di lupara bianca, un suicidio, tre manifestazioni contro la mafia. Savatteri vuole  comprendere perché molti suoi coetanei, hanno deciso di aderire alle mafie e si mette alla loro ricerca; visita carceri, intervista l’ex boss Maurizio Di Gati, garzone di barbiere assunto al grado di boss, i suoi  fratelli Beniamino e Roberto, Ignazio Gagliardi, Alfredo Sole, molti dei quali non usciranno più dal carcere, “pena finita mai”. Persone che lo scrittore non giustifica perché hanno deciso di attraversare una loro personale “linea d’ombra” anche se oggi sono quasi tutti pentiti. Gente disposta ad uccidere tranne il venerdì, giornata di dolore, ai quali contrappone i giovani di “Malgrado tutto”, la rivista fondata dallo stesso scrittore e da altri giovani che si avvalse delle preziosi collaborazioni di Sciascia, Nanà per gli amici, compaesano di Savatteri, di Bufalino, di Collura. Due mentalità a confronto: la legalità e l’illegalità, la cultura contrapposta ad una violenza furiosa e cieca. Per lo scrittore “La Sicilia è la patria ideale perché è una terra priva di giustizia, umanità e verità” e dalle pagine del libro emerge la difficoltà e l’impotenza  a cambiare la cultura dei siciliani. Il libro è un omaggio a Sciascia, non a caso lo scrittore ambientò il suo primo libro a  Regalpetra-Racalmuto  , da qui il titolo del volume,  uomo dai lunghi silenzi, maestro di vita per l’autore e per una generazione di giovani che , soprattutto grazie a lui, hanno creduto nell’importanza della cultura, nella speranza di un mondo migliore. Forse, con questo libro, lo scrittore  vuole saldare il “debito” con il paese nel quale è cresciuto e del quale “da disertore” è scappato, perché non vi era altra scelta.

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