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Voci che sussurrano

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Voci che sussurrano

Dopo il piacevole stress della terza festa di compleanno della rivista, eccoci di nuovo tra voi con un nuovo episodio della saga di
“voci che sussurrano”. Tanti anche questo mese gli ospiti, tante le storie raccontate, le immagini e le emozioni proposte… anche se, in qualche modo, un ciclo si chiude. In questo numero infatti pubblichiamo l’ultimo testo del concorso di questa rubrica, e con esso ci buttiamo di nuovo nel limbo dell’attesa. La rete del giovane Holden
2 è (penso con un nome differente) in procinto di partire. Diverse saranno le regole e diversa la visibilità (probabilmente verrà promosso su scala nazionale), e anche questa volta noi di KULT avremo un ruolo non secondario di “spina dorsale tecnologica”… ma
SUSSURRI?
Molte sono le idee per una nuova “competizione”. Ma stavolta, come già accennato nei numeri scorsi, vorremmo riuscire a partire con un’organizzazione più convincente, più “adulta”. Qualcosa che riesca a creare stimoli, sfide.
Chissà. Pensateci anche voi. E se avete qualche idea, beh, non esitate a comunicarcela.

Ci state già pensando?
Volete farlo dopo aver visto il materiale di questo strano novembre?
E va bene. Ok, ma solo per questa volta.

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L’ottavo classificato nel concorso di SUSSURRI, e contemporaneamente il primo racconto che potrete leggere questo mese, è Arena del conosciuto Federico Mori. Il testo, che ha ottenuto una votazione di
23.5 punti dalla giuria esaminatrice, ha un taglio “cartonistico”.
L’atmosfera futuribile, la media intensità descrittiva con cui i protagonisti sono proposti, hanno fatto giudicare questo scritto, forse a torto, non particolarmente coinvolgente. L’azione stessa del combattimento è in parte povera, pur nell’efficacia della trovata finale, penalizzando così il giudizio complessivo dell’opera.
Il racconto rimane comunque di sicuro interesse per chi non disdegna quel sapore nipponico che tutti noi impariamo a conoscere attraverso le molte voci della televisione.

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La prima poesia che abbiamo deciso di proporre è di un’autrice che appare su queste pagine per la prima volta. Falchetto, di Simona, è un testo semplice e veloce; naif all’estremo, è capace di evocare, con facili ma efficaci assonanze e rime, un’atmosfera di pace e di
“amore”. Quasi un canto, una “ninnananna” sussurrata alla persona cara che potrà incontrare il gusto di chi tra voi non disdegna un momento di tenerezza.

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Contrapposto al sincero ottimismo sentimentale del testo precedente,
Love as was before di Untold evening tales, è invece una poesia più articolata e di gusto forte.
Sempre d’amore si parla, ma qui l’amore è il perno che divide la felicità dalla consapevolezza: prima, quando l’amore è solo qualcosa da evitare, è possibile cogliere le piccole cose della vita, ed essere, se non felici, almeno tranquilli; in seguito, quando l’amore diventa qualcosa di essenziale e vitale, e poi, all’improvviso, finisce, nulla più può consolare, nulla può dare pace. Ma la conclusione è che pur nell’angoscia si è più ricchi quando si soffre avendo amato, di quando non si soffre, fuggendo l’amore.
Testo magari scontato, ma ben espresso, e stilisticamente strutturato, che raggiunge, in qualche sua parte, risultati veramente interessanti.

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Ultima poesia di questo novembre è Pioggia di Massimo Borri. Il testo, arricchito in ritmica da una struttura basata su rime, ricordo forse un po’ quello proposto alcuni mesi fa (“motus”), non tanto per i contenuti quanto per l’indubbia perizia nella scelta dei termini.
Lo stile è buono, ed il tema acre, riflessivo sulla condizione umana, si dipana tra le quartine in continui crescendo e calando di immagini, fino ad una chiusura finale, ponderata e ad effetto che freddamente attesta che “la vita” “sfida la tenebra”.

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Proveniente dal più profondo dello spazio, e ambientato sull’astronave più cara all’umanità (al massimo appena dopo l’Apollo 11) ecco un nuovo racconto di Claudio Caridi (membro dello STIC): Rumori molesti.
Questo divertente testo, basato sulla serie classica, ha come personaggio principale il signor Spock, e si sviluppa magistralmente, in un crescendo di curiosità e mistero, in un “plot” semplice ed intrigante insieme.
Tutti gli “attori” di questa commedia delle parti sono ottimamente pilotati dalla mano del narratore, aggiungendo così nel nostro immaginario un nuovo e simpatico episodio che consiglio a tutti di non perdere.

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Mary aveva un anellino di Marco Giorgini è un racconto dal ritmo lento e in parte introspettivo. Lo scheletro narrativo è semplice: proiettiamoci nel futuro, e ripensiamo al passato; torneranno forse in quel caso i fantasmi di questo presente? Torneranno forse, ma non a turbarci. La poesia non nasce forse dal ricordo?

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Per chi di voi non l’avesse riconosciuto alla festa, il cospargersi il capo di cenere non sarebbe una punizione sufficente. Ma mentre pensate in che modo farvi perdonare per questo crimine contro voi stessi, potete leggere il suo nuovo racconto: Antonio. Di chi sto parlando? Ma di Raffaele Gambigliani Zoccoli! Lo so, non potete crederci, eppure è di nuovo qui, e questa volta il suo trasporto fantastico non ha creato donne prorompenti o kafkiane situazioni, ma un cauto e pago episodio ambientato a Babbio, sedicente paesino situato chissà dove.
Lieve è la descrizione del luogo e di Antonio. Lieve la narrazione semplice della vita di questo custode, messo a bada di morti e di silenzi che non riusciamo a trovare.
Questo splendido testo turberà forse gli amanti di un diverso
Gambigliani, ma lo aprirà ad altri, e ad altri ancora.
Ennesima prova di un buon tratto narrativo e di un ottima attitudine a colorare di blu e rosso il cielo della sera.

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Estratto dal concorso “nella rete del giovane Holden” ecco un altro crudo e splendido racconto sul disagio giovanile. Pillole di Cinzia
Benetazzo non è un testo lungo; non si perde in fronzoli, e non propone, se non per rapidi accenni, motivi o ideologie. Il vuoto, l’angoscia, ci sono, e non hanno bisogno di spiegazioni. La mancanza di appigli rendono questo scritto un salto nel buio giovanile veramente ben strutturato, tanto che molti flash sono ridotti a semplici frasi che sanno di non poter passare inosservate, a discapito della loro lunghezza.

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Anche per questo mese ho concluso la mia veloce introduzione ai testi di questa rubrica. Ma prima di lasciarvi alla lettura, aggiungo gli ormai scontate due punti finali:
* se volete, collaborate con noi. Inviateci racconti o poesie, e noi

li vaglieremo per la pubblicazione. E se avete idee o proposte

per iniziative correlate a questa rubrica, ben vengano.

* commentate le opere presentate. Fate sapere a chi scrive per noi che

cosa pensate dei loro testi. Critiche, complimenti, consigli.

Qualunque cosa. Chi collabora a SUSSURRI lo fa perchè ci tiene a

condividere esperienze e pensieri con altri. Fate loro sapere

che il messaggio è stato ricevuto.

Buona lettura…

Marco Giorgini

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