Camadamia, album di debutto dei Camaleoni, è un lavoro che sprigiona energia travolgente e creatività che da sempre contraddistinguono il sound della band. Fusion, jazz contemporaneo, funk e rock moderno si mescolano e confluiscono nel loro inconfondibile stile.
La band nasce a Milano nel 2021 dall’incontro di giovani musicisti formatisi al conservatorio. I Camaleoni trovano la loro attuale formazione nel 2023, consolidando un’intesa profonda che va oltre la musica. Le loro esibizioni live sono una vera e propria esplosione di energia, trascinando il pubblico in un viaggio sonoro originale e imprevedibile. Le loro influenze spaziano fra artisti come Snarky Puppy, Yussef Dayes e Vulfpeck, e trovano espressione in una miscela sonora inedita.
“Questo album” – dichiarano i Camaleoni – “è nato dalla voglia di esprimere la nostra creatività sia individuale che collettiva. All’inizio suonavamo e improvvisavamo su standard jazz ma ben presto abbiamo sentito l’esigenza di creare qualcosa di più personale. Ognuno di noi ha portato in sala prove le proprie idee e insieme poi le abbiamo sviluppate, arrangiate e perfezionate con un lavoro di gruppo stimolante, appassionato e divertente. Il processo creativo è stato molto interessante e ha coinvolto tutti, ognuno di noi ha contribuito alla scrittura e all’arrangiamento dei brani apportando il proprio background musicale con nuove idee e sonorità che hanno arricchito il risultato finale”.
L’album è stato pubblicato il 20 marzo ed è disponibile in formato digitale su tutte le principali piattaforme di distribuzione.
Camarecords, 2025
Lorenzo Palermo: pianoforte e tastiere
Fabio Pergolini: batteria
Valerio Maria Bandi: chitarra elettrica
Riccardo Savioli: sassofoni
Andrea Brutti: basso elettrico
Intervista
Davide
Ciao. Questo album d’esordio, avete dichiarato, è nato dalla voglia di esprimere la vostra creatività sia individuale che collettiva. Dunque come le diverse creatività, quelle individuali e quella complessiva e collettiva si sono incontrate, attraverso quali filtri e condivisioni, scartando cosa e cosa integrando nell’idea di una identità sonora e musicale del gruppo probabilmente già formatasi negli anni precedenti?
Camaleoni
Uno degli aspetti che più ci caratterizza come Camaleoni è la naturalezza con cui tutto ha preso forma.
Ognuno di noi ha una personalità forte e un’energia creativa che sente il bisogno di esprimere e condividere costantemente. È facile pensare che mettere insieme 5 musicisti con queste caratteristiche possa creare attriti o disaccordi.
E invece, con nostra grande sorpresa, ogni elemento si è incastrato con armonia, contribuendo a costruire un equilibrio unico: il meccanismo vivo e dinamico che siamo oggi.
Condividerci, in sala prove ma soprattutto sul palco, è un’emozione profonda. L’energia che sprigioniamo insieme e la gioia che ne ricaviamo sono il vero motore che dà vita e senso alla band.
Davide
Quali sono stati alcuni degli standard sui quali vi siete proposti prima di “Camadamia” e che hanno contribuito alla crescita del gruppo fino a questi nuovi lavori originali? E in che modo li facevate anche vostri, attraverso quali chiavi reinterpretative?
Camaleoni
Il repertorio con cui abbiamo iniziato a farci conoscere, prima di dedicarci alla scrittura di brani originali, era composto da una selezione ricca ed eterogenea di pezzi dal carattere marcatamente fusion. Artisti e formazioni che hanno segnato profondamente la storia di questo genere, come Chick Corea con Spain e Armando’s Rhumba, Herbie Hancock con Cantaloupe Island o gli Spyro Gyra con Freetime, hanno avuto un’influenza decisiva sul nostro immaginario musicale e sul nostro approccio compositivo.
Fin da subito abbiamo sentito l’esigenza di andare oltre i confini imposti dai repertori più accademici. Forse per questo non abbiamo mai proposto veri e propri standard nei nostri primi concerti: volevamo esplorare, spingerci oltre, dare spazio alla contaminazione e alla libertà espressiva.
Un brano che consideriamo emblematico nella nostra storia è Nardis: composto da Miles Davis e reinterpretato in chiave fusion da Mike Stern, è diventato un vero e proprio “cavallo di battaglia” per noi. Con il tempo lo abbiamo fatto nostro, rivestendolo di sonorità più rock e conferendogli una nuova energia. Un’energia che, oggi più che mai, rappresenta uno degli elementi distintivi della nostra identità musicale.
Davide
Come si è consolidata l’attuale formazione, attraverso quali passaggi?
Camaleoni
L’idea è nata da Valerio, Lorenzo e Fabio alla Scuola di Musica Città di Novate, un’associazione culturale che ha fatto da epicentro per la band. Poco dopo, è subentrato Andrea, conosciuto durante alcune lezioni al Conservatorio di Milano e ha completato la sezione ritmica.
Infine, ci siamo incontrati con Riccardo durante le prove per la tesi di Andrea: abbiamo istantaneamente capito di aver trovato l’ultimo pezzo di questo bellissimo puzzle.
Da quel momento, siamo giunti in breve tempo alla registrazione del nostro primo disco.
Tuttora, stiamo continuando a esplorare e creare, mantenendo la curiosità che ci caratterizza e restando pronti a farci sorprendere da quello che ci riserberà il futuro.
Davide
“Camaleoni”, una parola mix tra il cangiante camaleonte e la parola inglese per dire appunto camaleonte, “Chameleon”, come a metà tra uno stile italiano e uno stile internazionale nel modo di intendere la vostra musica e di proporla; oppure il camaleone pianta erbacea spinosa raccolta per fare composizioni di fiori secchi… Oppure cosa e perché?
Camaleoni
Il nome “Camaleoni” è nato quasi per caso, da un piccolo diverbio tra Fabio e Valerio agli albori del progetto, quando ancora proponevamo cover. Si discuteva su quale direzione prendere per il repertorio live: Valerio era più orientato verso una selezione coerente, con brani legati da un filo conduttore, mentre Fabio proponeva una scaletta più variegata, che lui stesso definì “camaleontica”.
Quella parola ci fece sorridere, ma allo stesso tempo ci colpì: sembrava descriverci perfettamente. Da lì è nata l’idea. Stavamo scegliendo un repertorio eclettico e mutevole, proprio come dei camaleonti, e nei live, ci rendevamo conto che portavamo sul palco un’energia intensa, quasi animalesca: da leoni. Così abbiamo deciso di fondere le due nature, dando vita a una nuova creatura: il Camaleone. Una fusione simbolica che abbiamo anche rappresentato graficamente nel nostro logo ufficiale, raffigurando un camaleonte con criniera e coda.
La varietà stilistica e la potenza espressiva sono diventati tratti distintivi della nostra identità artistica, elementi che oggi si riflettono anche nelle composizioni del nostro primo album, Camadamia.
Davide
E “Camadamia” (da non confondere con la “Macadamia”, che invece il titolo di un brano contenuto nell’album) è forse una sorta di abracadabra, un incantesimo o cosa?
Camaleoni
In realtà, inizialmente l’idea era quella di intitolare l’album Macadamia, prendendo spunto proprio dall’omonimo brano che volevamo fungesse da title track. Poi, quasi per gioco, ci siamo accorti che rimescolando le lettere si poteva ottenere Camadamia, un anagramma curioso che ci ha subito conquistati.
Oltre a piacerci per il suono, quel titolo rispondeva perfettamente anche al nostro desiderio di creare un’identità coerente e riconoscibile attorno al mondo dei Camaleoni, giocando con il prefisso “cama” per dare continuità e forza al nostro “brand” artistico.
Davide
La fusion è caratterizzata anche da improvvisazione e virtuosismo, due stilemi tipici del jazz. Come gestite entrambe all’interno di una composizione, tra quali limiti e quali libertà?
Camaleoni
L’improvvisazione e l’estemporaneità sono sicuramente elementi centrali nella nostra musica, ma non sono mai fini a sé stessi. In ogni composizione cerchiamo di costruire una narrazione chiara, con un incipit, uno sviluppo e una conclusione ben definiti. La struttura dei nostri brani, spesso vicina a quella del pop per articolazione e riconoscibilità, è composta da diverse sezioni arrangiate, pensate per accogliere temi, incisi e obbligati scritti, ma anche per aprirsi all’interplay e alla libera espressione.
La scrittura e la costruzione di ogni pezzo avvengono in modo collettivo: ogni componente del gruppo contribuisce con la propria visione, in un vero e proprio scambio creativo che permette a ciascuno di esprimere la propria identità musicale.
In sintesi, mettiamo creatività e libertà al servizio del brano. L’improvvisazione, per noi, non è il punto d’arrivo, ma uno degli ingredienti che arricchiscono una composizione che già di per sé possiede una forma, un senso e una voce precisa.
Davide
Quali sono stati gli album e gli artisti che maggiormente hanno contribuito allo sviluppo di “Camadamia”, quelli che sono cioè emersi durante la composizione e la lavorazione del disco in forma di evocazione, confronto, stimolo, rielaborazione ecc.?
Camaleoni
Se c’è un fattore che rende unica la nostra band è la varietà di influenze musicali.
Da un lato, abbiamo influenze comuni che spaziano diversi generi, quali Snarky Puppy, Vulfpeck e Nate Smith nell’ambito della fusion contemporanea americana, Yussef Dayes e Vels Trio della scena jazz/hiphop inglese e Calibro 35 del filone strumentale italiano. Dall’altro, la vera forza del gruppo sono le influenze di ciascun componente, che, fondendosi, hanno trovato la propria dimensione in un connubio armonioso: la black music di Andrea, il funk di Fabio, il background classico e progressive di Lorenzo, l’amore per il jazz e la classica di Riccardo e l’anima punk-rock di Valerio.
Davide
Cosa significa per voi la “fusione” di diversi linguaggi musicali; cioè, cosa prendete principalmente dal jazz, dal funk, dal rock o da eventuale altro per creare la vostra miscela ideale?
Camaleoni
La parte più stimolante (e anche la più divertente) dell’essere un Camaleone sta proprio nella possibilità di mettersi continuamente alla prova come musicisti, esplorando stili, tecniche e linguaggi provenienti dai più diversi mondi musicali.
Per noi, versatilità e varietà non sono semplici qualità, ma veri e propri strumenti di lavoro: ci permettono di assorbire e reinterpretare gli elementi distintivi di ogni genere per fonderli in qualcosa di nuovo e personale.
Il groove e la brillantezza del funk, l’energia travolgente del rock, la complessità armonica e l’inventiva del jazz convivono nei nostri brani, dando vita a una creatura musicale in costante trasformazione, proprio come un camaleonte, capace di cambiare pelle e forma pur restando sempre se stesso.
Davide
Lo studio delle funzioni della musica è un dibattuto problema musicologico anche nei campi della psicologia e delle scienze sociali, dell’antropologia e della mistica ecc. Ma qual è la funzione della musica secondo i Camaleoni?
Camaleoni
Per noi, fare musica è prima di tutto un momento di divertimento, di ricerca espressiva e di libertà creativa. È il nostro modo di comunicare, di raccontarci, ma anche di condividere qualcosa di autentico con chi ci ascolta.
Amiamo quei momenti dopo i concerti in cui possiamo scambiare due parole con il pubblico, ascoltare le loro impressioni, capire quali emozioni siamo riusciti a trasmettere. È lì che sentiamo il vero senso di ciò che facciamo.
La musica ha un potere straordinario: anche senza parole, riesce a toccare corde profonde, a far sorridere, commuovere, sorprendere. È un linguaggio universale, capace di unire, attraversare le barriere e restare sempre vivo. E proprio per questo, non smetteremo mai di suonarla.
Davide
Cosa seguirà?
Camaleoni
Il nostro obiettivo è continuare a fare musica, sperimentare e riuscire a rendere i Camaleoni una parte focale delle nostre vite. Desideriamo mantenere il clima di gioia e armonia che si instaura quando siamo sul palco, lasciando da parte i giudizi per dare spazio al divertimento.
E chi lo sa, magari arriveremo ad avere un festival a nostro nome, una serie Netflix o addirittura un documentario su di noi! Ma una cosa è certa: sentirete parlare di noi ancora a lungo. Questo è il vero augurio che facciamo al nostro futuro.
Davide
Grazie e à suivre…