Era un giorno molto limpido, e piovevano dei deliziosi bulloncini di rame del 12, che si incanalavano e si raccoglievano negli appositi spazi, per la gioia dei bambini di tutte le età.
L’ uomo verde decise a priori che era il momento buono per piantare il suo baobab, e la cosa gli riuscì talmente bene che venne insignito di un pescione surgelato ai frutti tropicali.
Una volta l’ uomo verde era fidanzato, ma proprio interamente. Lei era un agente immobiliare di Cagliari, con una fluente chioma di perle in testa, e un cuore di iridio da far venire i brividi alla digos.
Avevano un’ honda 1100, e andavano molto forte, quasi come Babbo
Natale, ma questa è una vecchia storia.
Non si amavano che dalle 13 alle 22, ma facevano scintille (forse era a causa dell’ iridio che faceva massa con i calzini zincati dell’ uomo verde). Adesso ovviamente è tutto finito, e lei è tornata sulla sua bella isola, però adesso fa la fruttivendola. Questa è una storia trieste, e l’ uomo verde vorrebbe piangere quando se la ricorda.
Purtoppo però si ricorda che lei gli deve ancora sette ovini kinder, e che se ne è andata con l’ honda 1100, e infatti quando ci sono le gare dei fruttivendoli lei vince sempre.
Tornando a noi, non ci resta che sperare nell’ aumento indiscriminato della percentuale di iodio nel sangue dei polipi cinesi, così da poterne abbattere i prezzi almeno nel gargano.
L’ uomo verde un giorno si fece prestare da suo fratello, che poi non
è suo fratello, ma fa lo stesso, la bicicletta a rombo, quella con il cambio automatico. Ma non vi interessa, quindi cambiamo storia, e parliamo di due simpatici amici: il Minollo e il Mandrippo.
Sono questi tre animaletti furbini furbini, pieni di grinta e di simpatica verve (Elio permettendo).
Il mandrippo fa il classico verso: pialle pialle pialle, e saltella sulla sua unica zampetta con una frequenza che in periodi di rarefazione ozonica ha dell’ incredibile. Si ciba e si disseta come ogni altro mandrippo, e quando si deve riprodurre cambia colore, dall’ indaco violento al formaggio maremmano. Tutto ciò avviene grazie alla particolare configurazione astrale visibile sono da dietro. Il minollo fa: aeee aeee aeee, ed è un volatile molto romantico, soprattutto da quando è stato al cinema. E’ in via di estinzione, ma in realtà lo sa solo lui dov’è.
L’ uomo verde fa collezione di biro, che dalle sue parti sono oggetti di grande prestigio, sia da sera che da pranzo. Le disegna Giugiaro, ma solo dopo i pasti. Prova 1 2 3 prova
L’ altra collezione del nostro verdissimo amico è fatta di pensieri polleggiati e lievemente rossi, che sembrano bolle di benzina quando costava ancora meno della cocacola. ciack!
Ci sono interferenze sulla parte destra in alto dell’ arcipelago felice. Forse sono i francesi che fanno i collaudi alle ax. L’ uomo verde quel giorno aveva il paraorecchie di finto pelo di cammello, non perchè ci fosse il freddo dei tempi andati, ma semplicemente perchè sono fatti suoi.
Prendendo spunto da un ribaltabile di gomma del 1987, targato fuori mano, iniziò a scrivere con tutto quanto aveva a disposizione, forchè le costolette di dino perchè quelle le aveva promesse all’ associazione per l’ adozione dei pneumatici da neve per i camion delle nazioni unite impiegati per il trasporto dei cotton-fiocc sulle cime inaridite di un posto senza nome dove come al solito due ramadan fanno la guerra con le armi che poi gli abbiamo venduto noi sottobanco ma tanto
Nessuno lo sa e soprabanco, che
Tutti vedano bene, gli mandiamo i cotton-fiocc. (pesissima)
Alle ore arrivava il treno che avrebbe dovuto deragliare ma poi era andato tutto bene e per festeggiare i cinghialetti erano spariti tutti. Dopo il ’20, a cui seguirono i movimenti sociali che portarono alla proclamazione della legge per i diritti del freezer, venne di moda andare in vacanza, solo che non c’erano posti dove andare e allora il club dei filantropi gialli comprò da due ragazzi di fuori una scamionata di metilenediossimetanfetamina, di quella fatta in casa che è molto meglio di quella di laboratorio, perchè non sa da disinfettante alla fragola e poi c’è chi giura che a fuori la sanno fare veramente bene che sei capace di vedere anche i reggiseni lovable che camminano da soli, è solo che se piove si inzuppano e dopo si infangano e bisogna stare ettenti a lavarli perchè se tieni la temperatura troppo alta gli elastici vanno a farsi stirare e dopo addio incrocio magico, altro che semafori!
Quando era piccolo, l’ uomo verde era un piccolo uomo verde, e i corsi di latino che seguiva per corrispondenza gli stavano un po’ stretti.
La maestra gli diceva di stare zitto, ma lui era molto vivace e toglieva i cappucci agli estintori e di notte scalpellava con il caterpillar di suo nonno, che è un ruspone che ha quasi 70 anni eppure si mette sempre in moto al primo colpo (il caterpillar, non il nonno)
Una volta cresciuto, grazie anche all’ avvento dei motori mercedes multivalvole, l’ uomo verde mise la testa a posto, cioè tra il terzo e il quarto piano dello scaffale in finto plexiglass che sta nella casa di campagna di alvaruccio.
Un ricordo d’ infanzia dell’ uomo verde riguarda i computer quando non erano ancora fuori legge, e lui li usava per lavare i vestitini del suo big gim verde. Felici ricordi ormai andati, ricordi effimeri come la vita…
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Nel pianeta dell’ uomo verde ci sono tre emittenti: quella del gas, quella dell’ acqua e quella della luce. Fanno dei programmi un’ po’ monotoni, ma seguitissimi. Ci sono signorine bluastre che annunciano i programmi, e lo sport nazionale, oltre allo sci sulle uova, è il lancio del telecomando. A proposito di lanci e di uova, irei era l’ anniversario della fondazione del grande porto che ha finalmente unito
Urano con Brescia. Non se n’è accorto nessuno. Peccato.
Un semaforo di Milano ha scritto un interesante raccolta di ricette, nelle regioni artiche è stato un successone. Nessuno sa che di notte molti semafori vanno in discoteca, a ballare e ad far lampeggiare le luci a tempo di musica. Sergio, un semaforo amico dell’ uomo verde, è uno di quelli che fanno tendenza, tanto che non è più verde giallo e rosso, ma è arancio blu e rosa. Solo che nessuno lo capisce. Peccato.
E’ un vero peccato che la gente non capisca queste cose. L’ uomo verde le capisce, ma questo è un alto discorso. Nessuno di noi penserebbe che sotto sotto una multinazionale è capace di finanziare un colpo di stato nel Cile solo per sfruttrare delle miniere di cioccolata. Un evento del genere stravolgerebbe l’ economia della svizzera, e farebbe cadare nel panico i principali nuclei di ossidazione in tutte le redox, almeno a mia insaputa.
L’ uomo verde innanzi tutto ama fare colazione, e sperare che i nuvoloni che si intravedono all’ orizzonte siano carichi di chicchi di riso, come quella volta che è piovuto riso per tre settimane e la nonna di Giovanni ha fatto le frittelle, che ce le siamo mangiate di notte, e c’ era anche Oscar, ed eravamo appena tornati a casa dalla stanzona del bum bum. Gran nottata!
Il fatto che per ottenere i sensi di colpa nelle simulazioni avanzate di reti neurali occorra un feed-back inimmaginabile è a dir poco sconcertante. E adesso, quando saremo alla fine del secolone in corso, ci faremo delle grandi risate, e se non ci saremo noi qualcuno riderà al posto nostro.
Una scultura dell’ uomo verde ritrae una gentil donzella mentre sta cambiando la gomma anteriore destra del suo iveco turbostar, lei lo ha comprato perchè così non ha problemi di parcheggio, e poi c’è uno specchietto di servizio da 18 metri quadri. Cosa non si fa per le donne!
Voi penserete che l’ uomo verde sia extraterrestre, ed in effetti anche lui lo pensa. E’ bello avere le stesse opinioni, ma l’ uomo verde pensa che se tutti avessero le stesse opinioni i mondi sarebbero una immensa rottura di catavray. Con le ossa di catavray si fanno ottimi flautini, come quello di Victor il menestrello.
Una volta c’erano uomini verdi che facevano la fame, ed erano costretti a emigrare su pianeti come Ptrlfrk, o GaaGaaKily, o Ancona, dove però c’è gente molto buona di animo e fanno delle scarpe da esportazione che nemmeno Garrone se le sogna.
Anche adesso ogni tanto qualcuno emigra, ma lo fanno per andare al sud a svernare. Con la scusa della crisi stanno facendo su tanta di quella pilla che lo sanno solo loro. Però non dimenticano le loro umili origini, e almeno una volta alla settimana mangiano un lampostil rosa e uno begie (che si pronuncia besX, per X = g strascicata)
Per incrementare le vendite di station-wagon nelle zone limitrofe l’ uomo verde ha inventato una macchina per il caffè a tre velocità, per fare i caffè anche quando piove a dirotto. Tutto ciò ha a che fare con un cormorano che si chiama Albertone, che vola di città in città con i suoi sacchi di caffè, sempre sulla cresta dell’ onda.
Adesso facciamo il gioco delle paroline, ma alla maniera dell’ uomo verde: paroline che iniziano con la
S:…signorina,…sigarette,…Zio! paroline che iniziano con la
R:…rana,…ricetta,…Pollo!
Paroline che iniziano con la F:…farfalla,…francesco,…Tapiro! L’ uomo verde è capace di andare avanti ore ed ore con questo gioco, e noi ci crediamo con gioia, consapevoli che anche grazie al nostro piccolo contributo il mondo avrà un futuro migliore.
Il primo premio alla lotteria annuale, collegata alla pesca di beneficenza di don Ettore, è una lavatrice termoionica multifunzione, col turbo a palettatura variabile, offerta da una ditta olandese che produce tubature al piombo per le canaline di scolo degli allevameni dei bruchi da pelliccia (bisogna ammettere che nonostante tutto don
Ettore è bravissimo a trovare gli sponsor).
Il più delle volte gli uomini verdi si stupiscono perchè le cose più belle sono le più semplici. Ci sono gli acceleratori di neutrini, c’è l’ arcobaleno monocromatico di Plutone, ci sono gli autobus elettrici carrozzati Bertone, e poi il sistema multi-link, e tante cosuccie che fanno della vita di tutti i giorni una vera ghignata, alla faccia di sanremo.
Che bello sentire la lingua di una dolce spessorata del quattro che si intreccia con il tuo apparato gustativo sfiorandoti il palato. Le capre possono essere bionde, more, castane o rosse. C’è scritto sul bushido personale dell’ uomo verde, ma in tutti i casi evviva il topazio e i suoi effetti sulla psiche umana. E per favore, non capite sempre male, branco di depravati!
Un totano che per dire ‘ciao’ dice ‘iao’ o ha perduto la C o è rimasto paninaro.
Nessuno ha colpa se laggiù si muore. Al limite potete scolparvi mandando il vostro contributo al numero di conto corrente in sovraimpressione. Grazie e arrivederci.
Se le giovani marmotte fossero un po’ più omogenee, non ci sarebbe bisogno di tutti quei sacchi per il pattume neri e lucidi, che alle volte intasano i condotti per l’ aria e a noi ci tocca respirare l’ alito dei climatizzori, che saranno pure della povere anime di freon, ma che di sicuro a lungo termine fanno più danno delle automobili ad alcool. E basta con questi miti del rock, che tanto alla fine non ce ne viene in tasca niente.
E se la Volvo se ne uscisse con un nuovo modello con turbina ad aglio compresso?
E se in California passasse le legge per legalizzare i biscottini all’LSD? E se Linda Lovelace avesse solo avuto voglia di qualcosa di diverso da mettere sotto i denti?
E se a Milano piovessero calamari fritti?
E se si scoprisse che Pippo se la fa con Minnie?
Domande, domande, sempre domande. Inutili e scontate, banali, ritrite, noiose. Aboliamo le domande. Nessuno dovrebbe più farle. Ognuno dovrebbe addurre spiegazioni plausibili senza noie al motore.
Questa è la copia di un volantino che l’ uomo verde ha messo in tasca a un uomo in carriera una mattina di novembre, in una importante città europea. Adesso l’ uomo verde è ancora felicemente verde e consapevole della propria localizzazione spazio-temporale sia dentro che fuori con la traduzione in tedesco a lato, mentre l’ uomo in carriera è andato in Tibet per meditare e intanto ha conosciuto due o tre Lama e quando torna ha deciso di mettere su un ristorantino abruzzese tipico e di aprire un Bar-Officina di quelli che faranno storia. Sono i casi della vita, imperscrutabili ed eterei, effimeri come la vita stessa.
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Povere nuvolette nere e cariche di benzina, che oscurano involonariamente i cieli (già di per sè plumbei) di quella megalopoli a pile che è Hong-Kong.
Una volta l’uomo verde è finito in un romanzo di fantascienza cyberpunk, uno di quei romanzi che pochi sanno apprezzare.
Ne è uscito un po’ malconcio, forse a causa di quella tredicenne giapponese incazzata come una belva che ha tentato di rubargli la macchina. Ma questa è un’ altra storia.
Questa sera al grande stagno di mercurio, dietro le graziose collinette di pirite, c’è uno spettacolo di fiamme danzanti, per raccogliere fondi. Che ci faranno poi con tutti quei fondi ancora non si sa.
Ora ecco per voi una favola reale, assolutamente non inventata, una favola che all’ uomo verde piace molto, anche se non penso ci capisca più di tanto. Forse gli piace lo spirito con cui è narrata.
La favola della Principessa ILA, possa il sole splendere sempre sul suo Regno.
In quel tempo giravo per lidi a me sconosciuti, ricchi di vita e limpidi di acque. Si dormiva orizzontali sulla terra secca e disidratata, ignari della grande fortuna a cui si stava per andare incontro.
Un giorno un bianco destriero sbraitante e un po’ diesel giunse vicino al luogo che io e i miei compari avevam scelto quale provvisoria dimora. Divina fu la creatura che ne uscì, e l’ arida terra prese a fiorire, felice di sostenere colei che io, con la forza e con lo spirito, avrei avuto l’ immenso onore di servire.
Candida la sua anima, dolce il suo parlare, limpidi e vivaci i suoi modi.
Di una popolare nobiltà di spirito brillarono i suoi occhi, e a lei decisi di dedicarmi anima e corpo, to serve and protect, speranzoso di essere all’ altezza di un sì alto e grande compito.
E l’ onore di divenire suo fedel cavaliere e di far di ogni suo desiderio una legge mi venne concesso, dando un senso e una regola al mio sbandato ed errabondo esistere.
Eccomi, umile cavaliere elevato a servo della più nobile e splendida delle creature, rendo omaggio e mi inchino con onore davanti alla
Principessa ILA, l’ Unica Degna, possa il sole splendere sempre sul suo Regno.
Una rosa azzurra donata per interesse non vale tre margheritine secche donate per amore.
Certo che se gli attacchi da sci fossero di ghisa non avremo dei problemi tecnici rilevanti. Le parole sono suoni, onde e ondine e a modo loro hanno un significato, ognuna il suo. Tante paroline assieme hanno un significato globale che è valutabile graficamente come tang
(x) -cos quadro (y).
L’ uomo verde cerca da tempo immemorabile il filo di rame che unisce tutti i pensieri dell’ universo, che fu donato dalla Fiat Geotech all’ arcangelo Gabriele in occasione dell’ uscita di una grossa macchina spala-gelati. Il gesto di per sè era di molto carino, se non fosse stato per il fatto che nessuno aveva chiesto il permesso agli uomini verdi, i quali venerano il filo di rame come se fosse il loro goniometro del cuore di mezzo.
Sul pianeta dell’ uomo verde c’è il divieto di pesca totale, anche perchè non ci sono pesci degni di nota, e per pescare quelli che c’erano gli appassionati fregavano i microscopi elettonici alle università, con la fredda conseguenza che gli studenti non potevano più scrivere i loro appunti sulle zampette delle formiche e il consumo di carta era arrivato a livelli marmorei.
Quella estate c’era veramente caldo, e Orso Grigio era andato a vivere in un camion frigorifero pieno di pesci surgelati, perchè per fare il super freddo non andava ad acqua e così risparmiava
Tutta la tribù decise di seguirlo, ma nel camion non c’era posto, e allora lui si asserragliò dentro e iniziò a lanciare i pesci surgelati addosso agli altri indiani. Un pesce surgelato che ti arriva in testa può avere effetti collaterali peggio della puzza delle patatine al formaggio, tipo l’ arresto della crescita o la conversione alla
“chiesa sintetica anarchica dei concerti del terzo giorno dopo che
Giona uscì dalla balena”, che è un movimento religioso innovativo e molto accogliente, anche perchè tutti gli adepti quando piove possono andare sotto al cartello con scritto “chiesa sintetica anarchica dei concerti del terzo giorno dopo che Giona uscì dalla balena”, che è un cartello di sei o sette ettari.
Nella fase prima di quella attuale, molti pensavano di fare cose e di cambiare il mondo. Anche adesso molti ci pensano. L’ uomo verde non ci pensa mai quando ci sono le targhe alterne, e poi adesso si è innamorato di nuovo. Lei ha un’ honda 1100, e questo forse gli ricorda una sua ex-amante, ma di questo si è già parlato. Lo psicoanalista dell’ uomo verde li ha detto che se fosse per lui gli avrebbe già dato la cittadinanza onoraria di un posto che sa lui, ma siccome è uno psicoanalista come si deve fa il suo lavoro gioia e con passione, e anche per i soldi. Secondo lui l’ uomo verde non è attirato tanto dal carattere delle sua amanti, ma dalle moto che posseggono, forse perchè i motori 1100 per le moto sono belli a vedersi e poi ti danno una ripresa che se non ci sei abituato prendi paura che tu sei lì che parti e poi passano sei o sette secondi e ti scappa di quardare il contachilometri e vedi che segna i 240 e tu pensi “meno male che solo in quarta e anche un po’ giù di giri. E chi ci riesce a mettere dentro la sesta? Infatti gli ingranaggi della sesta non lavorano mai e se ne stanno sulla sedia a sdraio con in mano un cocktail di paraflu e di olio da moto che non so come si chiama, con tanto di occhialini da sole e pagliettina in bocca.
Tutto ciò fa parte di un disegno molto più grande di noi e del nostro mondo, qualcosa di così immenso che trascende la nostra compresione.
Però possiamo avvicinarci e questo qualcosa di così immenso e potente, che per fortuna è molto buono, e se vogliamo ci da’ un senso e una speranza. Certi lo chiamano Dio, certi lo chiamano Grande Spirito del
Sole, certi la chiamano IBM, certi lo chiamano Krsna, certi lo chiamano Allah, certi lo chiamano con dei brutti nomi, certi lo chiamano oppio dei popoli, per certi altri non esiste nemmeno, e così via.
L’ uomo verde ammira molto questa grande diversità di opinioni e questo fatto che genti diverse alla fin fine percorrono strade diverse per andare a finire nello stesso posto, il che è logico perchè se stanno in posti diversi non possono fare tutti la stessa strada per andare tutti nello stesso posto. Avrebbero potuto organizzare un pulmann molto grosso, tipo quelli da areoporti, ma forse anche un po’ di più, per fare il giro e andare tutti lì assieme, ma era un casino e poi una volta non c’erano mica i telefoni e allora ognuno si arrangiava a modo suo. Il brutto era che qualche volta (ma capita anche adesso ogni tanto) le genti non capivano e facevano equivoci, forse perchè si basavano più sulle forme e sui nomi che non sui significati, e allora se le davano con le spade e con le frecce e con i mitra e se avevano finito le armi si tiravano i sassi, tutti carichi e senza rimorsi. A questo punto provate a dire che la vita non è effimera, e di sicuro avrete dei seri ripensamenti.