KULT Underground

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The Hell Hole (Insolita Musica)

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C’è un progetto nel Web che sta cercando di raccogliere i suoni più strani mai registrati sulla Terra: Strange Sounds. http://www.noiseaddicts.com/2008/08/strange-sounds-earth-bloop-hum-mistpouffers
Non sono molti per ora, ma rilevanti. Alcuni sono stati registrati sotto la profonda superficie del mare o provengono dal profondo del pianeta (suoni di probabile provenienza sismica, terremoti o vulcani, eccetera). Tra le cose più interessanti segnalo un suono denominato “Slow Down” registrato con un idrofono nell’Oceano Pacifico nel 1997 dalla U.S. National Oceanic and Atmospheric Administration. E’ stato chiamato “Slow Down” perché il suono cresce e decresce nel lungo arco di sette minuti. La bassa frequenza consentì la propagazione di questo suono nell’acqua per oltre 2000 chilometri. Chi sa qualcosa del canto delle balene, sa che i  suoni a bassa frequenza viaggiano per migliaia di chilometri nell’acqua e servono proprio a comunicare misteriose informazioni ai propri simili più lontani. Nel caso di questo “Slow Down”, di origine sconosciuta, c’è un’ipotesi affascinante ed è che si tratti del verso di un calamaro gigante o Architeuthis.
Il progetto Strange Sounds ricorda un misterioso segnale giunto dalle stelle il 15 agosto 1977, captato da uno scienziato del SETI, Jerry Ehman, mentre lavorava al Big Ear Radio Telescope della Ohio State University. Fu chiamato “The Wow” (Caspita!) per una annotazione esclamatoria scritta a margine del tabulato dei dati. Il segnale, della durata di 72 secondi, parve davvero provenire da una qualche intelligenza extraterrestre oltre il nostro sistema solare. Tuttavia, malgrado le continue osservazioni successive, il segnale non si ripeté mai più e fu infine decretato che potesse essersi trattato di una qualche trasmissione terrestre accidentalmente riflessa da un oggetto nello spazio. http://www.bigear.org/wow.htm
 
Il suono su cui però vorrei soffermarmi è quello del “Buco dell’inferno” (The Hell Hole) o “Buco di Kola”. La penisola di Kola è situata a nord-ovest della Federazione Russa. Confina con il mare di Barents e con il Mar Bianco. La penisola di Kola purtroppo è stata gravemente inquinata a causa delle numerose industrie navali e militari e per lo sfruttamento delle sue risorse minerarie.
Nei molti anni di Guerra Fredda, durante i quali Usa e Urss hanno rivaleggiato in  ogni cosa, i sovietici riuscirono a raggiungere il primato del buco più profondo mai scavato. L’obiettivo, proposto nel 1962, non era quello di raggiungere il centro della terra, meta cara agli amanti del genere fantascienza quasi quanto lo spazio profondo, ma per lo meno avvicinarcisi il più possibile fino alla zona intermedia di discontinuità detta Moho o discontinuità Mohorovičić, la prima che separa la crosta terrestre dal mantello superiore o litosferico a 15.000 metri di profondità. Il Kola Superdeep Borehole, in una landa inospitale chiamata “Valle dei Lupi”, iniziò il 24 maggio 1970. Vennero usate due trivelle: dapprima una Uralmash-4E, in seguito una Uralmash-15000. Il più profondo dei buchi, denominato SG-3, fu completato a 12.262 metri (più di 12 chilometri o 7,62 miglia terrestri) nel 1989. In realtà non fu completato, ma fu posta fine al progetto. Ancora oggi detiene il suo primato. Ma perché furono fermati i lavori anzitempo? Semplicemente a causa di alcuni seri imprevisti. La temperatura incontrata risultò molto più elevata del previsto (180 °C – 356 °F invece degli attesi 100 °C – 212 °F), sicché si calcolò che presto la trivella si sarebbe trovata a operare alla temperatura proibitiva di 300 °C (570 °F). Altre spiegazioni fecero il giro del mondo, ma tutte furono smentite da chiarimenti più scientifici. Una di queste sarebbe stata una orrenda verità, per cui la trivella prese a girare a vuoto e all’impazzata come se avesse raggiunto un grande vuoto all’interno della terra e che, calato un microfono ultra-sensibile in quell’abisso per udire i suoni della terra, rilevata una temperatura infuocata di 1100 gradi, si udirono e registrarono delle urla come da una disperata e tormentata folla umana. Prese a girare per il mondo la diceria che i russi avessero quindi raggiunto e registrato l’inferno nel senso più dantesco del termine. Non sta a me screditare questa curiosità, ancor meno indurvi a crederla, ma venne adoperata e creduta senz’altro dalla comunità cristiano evangelica per provare ai suoi aderenti la veridicità dell’esistenza dell’Inferno o, se preferite, dello Sheol. Secondo alcuni il progetto originario non avrebbe avuto nulla di scientifico, salvo raggiungere e provare l’esistenza dell’Inferno. Per altri la perforazione da record si sarebbe invece fermata dopo aver sorpreso e atterrito tutti coloro che avevano fino allora preso parte al progetto. Così disse Il dr. Dimitri Azzacov, geologo membro del progetto.  
I primi a parlare dunque di questa versione dei fatti furono un giornale finlandese e  il Trinity Broadcasting Network, una televisione evangelica inglese, nel 1989. Da allora ha fatto il giro del mondo, soprattutto su internet, dove si può ascoltare un mezzo minuto di quelle grida di dolore che si è detto provenire dall’Inferno posto negli abissi della Terra. In verità si tratta di una registrazione inquietante, specialmente se la si affronta con l’atavica idea dura a morire dell’Inferno come ci è sempre stato inculcato. Dà un certo fastidio, vera o fasulla che sia, specialmente per l’uso “terrificante” e strumentale, in buona fede o meno, che ne è stato fatto. Una registrazione di quel genere può essere realizzata con pochi mezzi e provarne la veridicità è impossibile. Dubitarne è cosa sana e lecita, senza entrare nel delicato merito della religione cristiana, che io preferisco pensare ormai assolta dalla contraddittoria credenza nell’esistenza dell’Inferno antico e medievale (non fu questa la ragione stessa, prima e ultima, della venuta e del sacrificio di Cristo?) Si racconta tuttavia che qualcuno abbia provato a smascherare l’inganno di quella registrazione, come Åge Rendalen, un professore norvegese disgustato da quanto divulgato dalla TBN, ma che nel farne oggetto di ricerca si convinse anzi del contrario.
 

Dal 1991, nella valle dei Lupi sulla penisola di Kola, non vive quasi più nessuno, a parte uno sparuto gruppo di scienziati che fino a qualche anno fa sorvegliava il buco più profondo del mondo.

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