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Torino, la città più cantata? [#3]

23 min read
Napoli, Roma, Firenze, Venezia, Bologna, Genova? O forse è Torino la città più cantata d’Italia? Ed è proprio questo il punto di vista che adotterò principalmente:  guardare Torino in musica da molte città, regioni e nazioni diverse, ma anche dall’interno, dai torinesi o dai piemontesi stessi. Poco per volta, dacché c’è proprio tanto da dire. Da un paio di anni ho iniziato le mie ricerche e ho già raccolto centinaia di canzoni e di brani musicali dedicati o variamente titolati e ambientati a Torino, in numero cospicuo anche dall’estero, perfino da luoghi remoti come il Mozambico, l’Australia, il Brasile e molto altro.
 
Questo è il terzo articolo.
 
 

 
Ci compreremo una "Milletrecento"
per andare nel vento verso un sogno d'amor.
Ci compreremo una "Milletrecento":
dal mattino al tramonto con la gioia nel cuor.
Ascolteremo una musica dolce,
il canto del nostro motore che dice:
"Andate felici sul Milletré".
Io con te, tu con me
sul "Milletré", sul "Milletré"…
 
(Domenico Modugno – La Milletrè, 1961)
 
Musica e testo di Domenico Modugno, “La Milletrè”, solo di recente edito nell’antologia “Tutto Modugno, Mr. Volare 1956 – 1964”, fu un disco a 45 giri  fuori commercio. Me ne servo per introdurvi al terzo articolo sulla Torino tra le città forse più cantate d’Italia in patria e nel mondo.  
Le automobili più cantate sono di certo quelle americane: Cadillac, Chevy (Chevrolet), ma anche Ford, Dodge, Pontiac, Oldsmobile… Non c’è quasi modello americano che non sia finito in una canzone. Gli americani, che hanno il mito della libertà e della strada, fanno spesso film (esemplare i road movie Easy Rider di Dennis Hopper e  Vanishing Point di Richard C. Sarafian) e scrivono spesso canzoni che hanno per tema o protagonista importante un’automobile. Ma dopo le americane, tra le più cantate, vengono le Fiat. Eh sì… La Fiat non è soltanto uno dei simboli di Torino: Fiat vuol dire anche storia dell’industrializzazione e dello sviluppo di tutta Italia.
Come si è ricordato nel corso della mostra “Torino al lavoro – dalla ricostruzione allo sviluppo” del 2006, Torino trainò l’intera nazione – nonostante il grande ritardo – verso il progresso, fino a portarla in breve al passo delle maggiori potenze industriali mondiali.
Fare di Torino la capitale industriale dell’Italia fu la sfida assunta dalla città dopo il pesante contraccolpo del trasferimento della capitale da Torino a Firenze nel 1864.  Lo sviluppo industriale si fece impetuoso a inizio ‘900 quando Torino divenne la capitale dell’automobile e del cinema, due settori all’avanguardia sotto il profilo tecnologico che simboleggiavano la libertà di movimento, il viaggio reale e dell’immaginazione: in altre parole, la modernità…
Recitava un cinespot d’epoca che Torino era città dalle tre grandi “T” (mi ricorda la canzone “Triangle” di Bran Ruz (v. articolo 2)… Non però Truth, Treason, Tenderness ma… Sullo schermo del televisore si profila una “T” misteriosa… Potrebbe simboleggiare il tempo. Appare infatti la donna del Duemila ed oltre, l’Eva futura… Passò quel tempo che Berta filava: un uomo di altri secoli si aggirerebbe quasi con sgomento tra queste geometrie d’acciaio… Aggiungiamo un nuovo significato a quella lettera “T”: simboleggia anche la Tecnica… Abbiamo rifatto col metallo i favolosi dinosauri, così come le prime auto non avrebbero mai immaginato che si sarebbe giunti a questi sviluppiMa il grande “T” significa anche Torino, città illustre anche nelle invenzioni e negli studi della scienza e della tecnica… Prendete una decisione lampo, dice la donna del 2000: venite a Torino!”
Mio padre fu uno di quelli che prese, più sofferta che lampo, questa decisione. E fu proprio nel 1961, quando la città, nell’anno del centenario dell’Unità d’Italia, raggiunse il traguardo del milione di abitanti e della quattrocentomillesima vettura prodotta.
 
UN TRENO PER TORINO CON LA VALIGIA DI CARTONE
1961-2011 (Italia ’61)
A mio padre
 
Tempo di Gronchi e di Peyron
fumoso e ferrigno
 
Dai ballatoio ai filari di platani
Del Cit Turin di sveglie
Alle quattro silenti d’operaio
 
Nel ciclo dell’auto di quando
Il Capitale rimediò un miracolo
Alla Capitale allontanata
 
400 mila automobili al traguardo
E un milione e 1 abitanti nel ‘61
Per me quell’uno fosti tu
(Davide Riccio)
 
Parlare di Fiat a Torino significa fare anche storia dell’immigrazione, del fordismo, del conflitto tra classi, il capitalismo e gli operai; storia delle opere sociali e  dei sindacati (che portarono grandi innovazioni da Torino all’Italia in nome o nel tentativo di un egualitarismo salariale, e poi ancora l’equo canone, le unità di base nel servizio sanitario nazionale – nate anch’esse a Torino -, i trasporti speciali, le mense…) Mamma Fiat, come la si diceva, oltre a produrre ogni tipo di mezzo di trasporto, la ritrovavi anche in famiglia e sul territorio, dalla culla all’asilo alla vecchiaia (per i più soli e bisognosi nelle case per anziani Fiat) passando per case Fiat o interi quartieri, scuole Fiat, colonie Fiat, assistenti sociali Fiat, elettrodomestici Fiat, mutua e cure mediche Fiat, centri sportivi Fiat (incluso squadre di hockey, di tiro a volo, di pallone elastico…), tempo libero e family day Fiat, il calcio della Juventus (quindi Fiat), cioccolatini Fiat, regali a Natale Fiat, giornali Fiat (La Stampa, fondata nel 1867 da Vittorio Bersezio, quello de Le miserie del signor o del monsù Travet, nel 1920 vide entrare il gruppo finanziario-industriale Agnelli-Gualino (quello della Snia Viscosa). Nel 1926 la FIAT ne rilevò infine la proprietà.
Per farvi un’idea di questo universo variegato, se ne avrete occasione, andate a visitare la collezione GrazianoMuseo del Progresso in via Cesare Lombroso a Collegno, Torino. http://www.collezionegraziano.it A Torino, tra gli anni ’60 e ’70, circa duecentomila persone arrivarono ad essere coinvolte nel ciclo produttivo dell’auto.
La Fiat nella sola Torino ha 120.000 operai / 15.000 le industrie legate a questo destino / L’aria di questa città / tanto densa da fare pietà… (Lucio Dalla, Intervista con l’Avvocato).
Esisteva perfino un Cinefiat, la casa di produzione cinematografica interna alla Fiat (oggi un archivio di un milione di fotografie e 16.000 pellicole, per lo più documentari aziendali). Consiglio la visione del documentario “Cinefiat presenta” di Alessandro Castelletto. Un film del 1962, Accanto al lavoro, di Claudio Solaro, sottolineava l’ammirazione di un giornalista olandese, in visita a Torino, per il grande welfare aziendale della Fiat. "Ho la confortante certezza che qualunque cosa mi possa accadere, c'è sempre la Fiat che può aiutarmi a risolvere i miei problemi". Così diceva l’operaio intervistato nel film.
 
Insomma, occorrerà certo più di un articolo, perché di musica e di canzoni sulla Fiat, sull’immigrato, sulla fabbrica e sull’operaio a Torino e quant’altro vi sia stato all’interno o d’intorno, ce n’è davvero un bel po’. Vorrei però iniziare dal lato più semplice: quello dei modelli di automobili Fiat consegnati alla storia della canzone italiana o internazionale (e sempre quest’ultimo il punto di vista che maggiormente mi interessa: la Torino vista cioè dai paesi esteri). Non dimentichiamo le parole di Henry Kissinger, quando disse che fu Gianni Agnelli, definito a volte come l’ultimo grande monarca italiano, a far conoscere l’Italia agli americani.
 
Nelle canzoni sulla Fiat si racchiude un secolo di entusiasmi iniziali (non solo italiani, se a esempio la Balilla o Polski-Fiat 508 fu allegramente cantata anche in polacco negli anni ’30), a cui seguirano le contraddizioni e i disagi dell’immigrazione, del lavoro in fabbrica, del potere (qualcuno ricorda la Trilaterale, vero e proprio “governo ombra” mondiale?), del proletariato, del quartiere dormitorio, dei conflitti (che evolveranno anche nel terrorismo), dell’automazione, della crisi, della cassaintegrazione, del precariato… Anzi, del San Precario, il patrono dei lavoratori precari originariamente lanciato dal gruppo chainworkers 3.0 a Milano nel 2004 e che si è rapidamente diffuso diventando una forma ironica di culto in tutta la nazione. Il San Precario altresì delle canzoni, quelle di  Roberto Salis, di Caruso (Balôn) o della La paranza di San Precario dei 99 Posse…
Il quinto mistero è il mistero di Marchionne
mistero che a me me tormenta notte e ghiuorno
e nun è tanto comm fa a gghi a Fiat senza scuorno
ma comm cazz fa a trasì cu chelli…
 
(…e dopo i puntini di sospensione Cerca Trova, come sta scritto su una bandiera in un dipinto del Vasari nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, forse a ricoprire la sfortunata battaglia di Anghiari di Leonardo).
 
Si canta dapprima l’ottimismo del progresso di cui la Fiat diverrà presto  simbolo, poi – nel dopoguerra – della ricostruzione, della ripresa, del boom economico. Parlo dell’ottimismo, della velocità, della libertà, del viaggio, del progresso e del benessere per tutti… Come rappresentarono perfettamente, ancor prima della Nuova 500, la Balilla e la vettura più piccola del mondo a quel tempo, la Topolino, prodotta anche in Inghilterra (Little Mouse) e in Francia (Simca 5). Oggi la benzina è rincarata / È  l'estate del quarantasei / Un litro vale un chilo d'insalata / Ma chi ci rinuncia / A piedi chi va? / L'auto che comodità! / Sulla topolino amaranto / dai siedimi accanto / che adesso si va! / Se le lascio sciolta un po’ / la briglia mi sembra un Aprilia /  rivali non ha (Paolo Conte, La Topolino amaranto).
Gli estremi, come l’uroburo, si ricollegano nelle massime espressioni e manifestazioni tecniche del più piccolo e del più grande, una verità che sancisce anche la storia della popolarissima Topolino accanto a quella della esclusivissima supercar Bugatti Royale, sei esemplari in tutto, nell’audiolibro in tedesco con musiche per bambini Bugatti – Das wunder von Turin (2010). Naturalmente anche la famiglia Bugatti, sebbene di Milano e parigina di adozione, ha qualche debito con Torino. Penso a Carlo Bugatti per esempio, grande ebanista liberty, che a Torino (città di importante e prestigiosa tradizione nell’ebanisteria almeno dai Piffetti, Bonzanigo e Prinotto) ottiene il diploma d'onore e il trionfo nel 1902 alla prima mostra internazionale delle arti decorative.
Si afferma, dagli anni Venti, l’automobile nelle macchiette dell’avanspettacolo come “Il gagà e la Balilla” (Quartetto Cetra)… Evviva la Balilla / con tre marce / e marcia indrè / di meglio no non c’è”… …Con la Balilla vai da Roma fino a Biella / con un litro di benzina o poco più / evviva evviva la Balilla tanto bella.
È la Balilla popolare di El Barberin, toponimo per eccellenza della canzone popolare milanese, proposta e riproposta da vari autori quali Mario Battaini, Giorgio Gaber, i Gufi, gli Stramilano, Enzo Jannacci e riproposta in molte varianti e diversi dialetti italiani: a me note in romanesco (Alvaro Amici), in genovese (A seisentu, di Piero Parodi, dove la Balilla si attualizza e diviene la Fiat 600), in toscano (Luciano Ciaranfi), in siciliano (Franco Trincale), in veneto (Lia Scutari) e in piemontese (Mario Piovano). Fausto Tommei cantava il prima e il dopo la guerra attraverso l’epos della famiglia Brambilla che più non pensa alla sua nobiltà, più non passeggia in Balilla e al podismo soltanto si dà (La famiglia Brambilla in tempo di guerra).
Dopo la guerra fu la ricostruzione. Col miracolo economico vennero, dal genio di Dante Giacosa, già sua la Topolino, anche la 600 e la nuova 500. Un’automobile amata in tutto il mondo e che ha ispirato, come il Maggiolone e la Mini, infinite rielaborazioni e variazioni sul tema, nonché opere d’arte (come non ricordare la 500 dipinta con le nuvole di Antonio Carena?). Il suo musetto è finito anche a fare da sponda anteriore a un letto per bambini che ho visto in questi giorni in commercio. In Giappone c’è chi farebbe pazzie, pagando qualunque cifra, pur di averne una ovviamente d’epoca.  La sua storia è stata raccontata in documentari di tutto il mondo, come “500, L’Italia in movimentoc’était la fabuleuse histoire de la Fiat 500 di Serge Dubor. Le canzoni in patria sulla 500 sono molte. Ancora oggi. I Diversus cantano in Cinquecento:  Gli amici sognavano auto tedesche elaborate / per andare a scuola, capello sparato e jeans firmato, / con lo stereo a palla, a corteggiare la più bella… Io non mi son fatto mai condizionare, / un'auto viva volevo guidare, / simbolo italiano del boom economico, / della libertà di volare via… / 500 è un miracolo italiano, 500 e corre piano piano,un'auto ma anche una filosofia…
Più profondo/i (se c’entrano i vecchi e i nuovi sogni dei miracoli italiani) “i” Paolo Benvegnù – 500:
La terra è rossa
E parla con i muri bianchi e le pareti degli arcobaleni
Non hai sentito questa notte
Danzare i passi di tuo padre nelle vene

Non era un sogno
è tutto ciò che devi conquistare…

 
E c’è La 500 blu (Provincia) di Drupi
…il sabato a ballare
poi mi lasciavi fare
al buio sulla
Cinquecento blù…
 
La 500 e la “l’andare in camporella” del resto sono quasi sinonimi. Elio e le Storie Tese dedicano questa canzone alla Fiat Cinquecento: Come faranno 4 elefanti a stare in una Cinquecento? / Due davanti e due di dietro. / Come farò a far l'amore in Cinquecento, con te davanti e il cambio dietro / turbato dal presentimento di Cinquecento casse integrazioni / Cinquecento bei milioni / Cinquecento voti alle elezioni…
Francesco Baccini e Arianna Stella, Il 500 innamorato: Ti sarà capitato mai / mentre vai in 500 / di incrociare al semaforo / Una rossa da sogno / una bella “Ferrari” che ti continua a guardare / e ad un tratto il catorcio tuo incomincia a parlare dice…”
Latte & i suoi derivati 500 sotto il sole: Volante cruscotto bruciati dal sole  / quando torniamo torniamo dal mare  / tu ti scotti sul sedile e fai ahiahiahi!!! Non mancano poi altre parodie, in fondo sempre affettuose, come in Tony Tammaro – ‘A Cinquecento (da “Prima cassetta di musica tamarra” , 1989), Mister Max sulle note di Signor Tenente di Giorgio Faletti eccetera eccetera.
Altra cosa è stata certamente la nuova compatta e utilitaria Cinquecento, quella prodotta dal 1991 al 1998 con il codice 170; ma quando Eugenio Finardi la canta è chiara non solo l'assonanza del nome con la sua storica insuperabile progenitrice (Cinquecento sogni). “Cinquecento sogni che potrai realizzare / cinquecento storie per una cinquecento / cinquecento storie per una sola cinquecento”. Seguiranno “Cin… Cin…  Ciquecento” di Enrico Ruggeri e "Buongiorno per cinquecento volte" di Gino Paoli. Considerabile qualunquista la polemica trash verso Finardi fatta dai Santarita Sakkascia (500 Fiat)… Così introducono: Questa canzone è dedicata al mio idolo di gioventù, Finardi. Devo dire che mi ha deluso molto perché credevo negli ideali che lui propagava, e mi ha deluso perché adesso praticamente si è piegato alle logiche del capitalismo… Cioè per aver fatto la musica a uno spot della Fiat. Ma va bene così, finché ci sarà spazio e modo di dire e a ciascuno la sua.
 
Non c’è quasi modello Fiat che non sia stato cantato, perfino quello mai esistito, quel gap mai compreso tra la 128 e la 130. Ci ha pensato Stefano Nosei ne “La 129” “Mi faccia il vuoto grazie / ho fretta di partire / il cambio non lo cambi / la ruota è da sgonfiare / Voglio una 129 perché l’han dimenticata / magari abbandonata chissà dove / la voglio verde acqua ché il cielo ci si specchi / e sembra il mare / anfibia per nuotare nel traffico che c’è…” In realtà, vi svelo un mistero, la 129 esisteva ma uscì col nome di X 1/9.
La Fiat 1100 e la Fiat 128: Hai finito il tuo lavoro / hai tolto trucioli dalla scocca / è il tuo lavoro di catena / che curva a poco a poco la tua schiena / neanche un minuto per ogni auto / la catena è assai veloce e il lavoro ti ha condotto / a odiare la 128… (Rino Gaetano, L’operaio della Fiat – La 1100).
La Fiat Uno si trova tra le parole de “Le Luci della Centrale Elettrica” (Quando tornerai dall’estero)… andremo ancora a letto vestiti / come ai tempi dei primi freddi / e degli elenchi  telefonici sui reni  / delle scintille che facevi / ti diranno che sei poco produttiva  / proprio adesso che l’America è vicina  / è come andare sulla luna in Fiat Uno  / è come lavorare in Cina
E c’è anche la Fiat 124, quella del memorabile carosello guidata dallo stuntman Rémy JulienneLa mia compagna è una 124 / è nata a Togliattigrad… Non c’entra un cazzo con Palmiro l’automobile / sai perché? / Fare l’amore alla catena di montaggio / è un modo nuevo per fare la revolucion / Non c’entra un cazzo con Palmiro l’automobile… La mia compagna è una 124 / l’ho parcheggiata dentro l’università / non c’entra un cazzo con la scuola / l’automobile / non c’entra un cazzo con la revolución… (Fiat 124, di Enzo Del Re, accompagnato dalla inseparabile sedia usata come percussione e gli schiocchi della bocca… «Gli Stati Uniti hanno ucciso gli anarchici Sacco e Vanzetti con la sedia elettrica, ai tempi perciò decisi di riscattare questo povero oggetto contadino, la sedia, e di farlo diventare il mio mezzo d’espressione, il mio strumento preferito, schierandomi pure contro la disumanità della pena di morte»).
Già, Togliattigrad… Credo sia uno dei pochi casi di città battezzata o ribattezzatra nel nome di  un contemporaneo che non sia né un fondatore, né un dittatore… Stavropol'-na-Volge (fondata nel 1737) nel 1964 assunse la denominazione attuale in onore di Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano. Poiché parlo di Torino, ricordo che Il padre di Palmiro, Antonio, nacque nel 1852 a Coassolo, in provincia di Torino. La famiglia voleva riservargli la carriera ecclesiastica ma Antonio, dopo il seminario a Giaveno, non volle prendere i voti e si trasferì a Torino, si diplomò maestro e dopo un periodo d'insegnamento si impiegò come contabile nell'amministrazione dei Convitti nazionali del Regno, sposando una maestra elementare torinese, Teresa Viale. Il lavoro del padre costrinse i Togliatti a frequenti spostamenti in diverse città. Il primogenito Eugenio nacque a Orbassano, Maria Cristina e Palmiro nacquero invece a Genova. Già, per quanto nato a Genova, Palmiro Togliatti era dunque di origini torinesi. Proprio come un altro grande, Fabrizio De Andrè.
Ma riscendiamo di quota e torniamo alle automobili… La 127 (la mia prima auto!) aveva la sua colonna sonora nei Middle of the Road (Tweedle dee Tweedle dum), tanto sulla copertina del 45 giri quanto nell’acrobatico video musicale della band ancora una volta con il mitico Rémy Julienne al volante. Anche per la 127, come per tutte le macchine di grande successo di massa, non sono mancate le caricature… Come quella di Tony Tammaro (127 blu) o come un’altra in dialetto molfettese degli Oesais (127 Abarth), la cui rilettura dei brani degli Oasis mi ha  ricordato l’operazione a suo tempo esilarante e beatlesiana dei napoletani Shampoo di Giorgio Verdelli (In Naples 1980/81).
I testi costruiti con i nomi d’automobile (e molti sono ovviamente Fiat) si sono prestati alla poetica goliardica (Autopark in love, Federico Salvatore, o Alfa Sud di Andrea Mingardi), così come alla canzone per vari doppi sensi magari non molto eleganti… Eri un bel pezzo di Fiat (Gem Boy), la pillola degli Squallor sulla Regata, C’è una topa sulla Tipo (Gianni Giannini)… Per fortuna la Tipo si è meritata anche una citazione di Caparezza:
Sbuffo pensando a serate tipo del tipo "Che facciamo?" Io ho una Tipo di seconda mano che mi fa da pub, da disco e da divano [Fuori dal tunnel]"
 
Insomma, la Fiat ha anche un ragguardevole primato in canzoni irriverenti e “demenziali”… E ben vengano anche un sano umorismo, un sorriso o una bella risata. Chi farebbe canzoni su automobili lussuose, perfette, inarrivabili se non che al limite per prenderne moralmente le distanze, come ha fatto Cat Stevens con la Ferrari… I never wanted to be a star / buy my mum a Ferrari car (I never wanted To be a star)
E poi, non dimentichiamo che la canzone demenziale a Torino è di casa. A Torino (città che a cavallo tra gli anni ottanta e novanta ha avuto un vero e proprio exploit di gruppi demenziali), è nato Il Festival di Sanscemo, parodia del Festival della canzone italiana di Sanremo. La Duna è stata tra le più “bersagliate”… Cantavano i Nuovi Cedrini (sulle note di Gianni Togni): …E guardo il mondo da un oblò, / ma è fermo un po’ / Allora smonto per guardare dentro al motor / Per poi tirare le maledizioni / Ma guarda che qui non ci son neanche i pistoni / Ma quante scarpe comprerò e consumerò / A spingere questa vettura, meglio un risciò / E un nuovo giorno è un nuovo problema / Perché il mio babbo non si è preso la TEMA
Spassosa quella de Le Trombe di Falloppio, Duna Bianca (evidente il riferimento a una tradizionale canzone piemontese (Dona bianca) / Con la mia Duna, Duna 60 / mi accade di viaggiare in quinta sui cinquanta / Mi sembra lenta, guido con grinta / ma mi ritrovo spiaccicato su una pianta. / Chiamo l'ACI preoccupato / il mese scorso io mi sono già stampato / non con la Duna, Vavavuma! / ma con un 127 Panorama. / Duna bianca, so benissimo che è stretta e lunga / Duna bianca, quando dormo sento che mi manca / Questo gioiellino vola sulle buche e sui tombini / Con il motore del 2000 e il ruotino alla Lentini…
Ma è anche la Duna dell’Ode alla Duna di Michele Serra da “Poetastro, poesie per incartare l’insalata, Feltrinelli). …Ecco la pia, la buona, / la macchina sbagliata / quella che stona / con l'epoca lanciata / l'aspetto lento, ottuso / ignaro della fretta
da distratto che ha eluso / la sfida maledetta / quella tra l'io represso / e l'accelerazione / che rende l'uomo ossesso / vittima del lampione…
Poi c’è la Panda dei Farinei dla Brigna, che sulle note di Fossati canta “la mia Panda perde i toc”: Questa canzone dedicherò / a chi la guida e a chi l'aveva / e a chi quel giorno lì era dietro che spingeva.
Per finire non tralascerei la Simca 1000, una delle vetture di maggior successo in Francia. Derivata da un progetto FIAT accantonato (progetto 122) in favore invece della 850, fu presentata nel 1961 diventando negli anni l’utilitaria alla portata di tutti più vicina alla berlina di classe media per l'epoca. E allora Los Inhumanos le hanno cantato “Que dificil hacer el amor en un Simca 1000”. Les Chevalier du Fiel, “La Simca 1000”…
Insomma, potrei andare avanti, ma mi accorgo di non essere ancora uscito dall’Italia…
Ricapitoliamo. Torino capitale italiana dell’industria e dell’automobile. Per gli americani, a iniziare dall'industria di Ford, dei fratelli Dodge e di Walter Chrysler, la capitale americana, ma anche mondiale, dell'automobile è invece Detroit. E, sempre per gli americani, Torino è nota come la Detroit italiana. Un brano elettronico del dj e produttore brasiliano Anderson Noise si intitola “Detroit to Torino”. Anderson Noise è di Belo Horizonte, dove il 30% dei cittadini è costituito da oriundi italiani e la FIAT ha fabbriche (FIASA-Auto a Betim, IVECO a Sete Lagoas, CNH-trattori a Contagem, la MARELLI) e il suo quartier generale FIAT DO BRASIL si trova nelle immediate vicinanze della città.
 
A Torino, carro a vapore di Cugnot a parte e quello a molla di Leonardo, credo sia stato costruito il primo vero veicolo semovente. Fu la carrozza di Bordino nel 1854, visibile ancora oggi nel museo dell’Automobile Carlo Biscaretti di Ruffia, museo unico nel suo genere in Europa. Il veicolo, costruito nell’Arsenale Militare di Torino dall’ufficiale del Genio Piemontese Virginio Bordino, pioniere della locomozione in Italia, fu realizzato trasformando una vettura a cavalli tipo “landau”, opportunamente rinforzata. Sotto la scocca venne applicato un motore a vapore a 2 cilindri, alimentato da caldaia e bruciatore sistemati posteriormente. Consumava 30 kg di carbone coke all’ora e poteva raggiungere la velocità di quasi 8 km/h.
Tutti sanno della Fabbrica Italiana Automobili Torinesi, fondata nel 1899. Pochi invece conoscono i tanti marchi automobilistici nati a Torino e poi estinti o acquisiti dalla FIAT tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Con la perdita del titolo di Capitale d’Italia e con il tramonto del suo ruolo di centro politico e amministrativo, retto per secoli in qualità di capitale dello Stato sabaudo, Torino doveva infatti fare i conti con il proprio futuro, reinventarsi, cercare una nuova vocazione. Le autorità cittadine fecero appello alle ricche famiglie aristocratiche e borghesi affinché abbandonassero le tradizionali forme di rendita e decidano di investire il loro denaro nello sviluppo industriale. Torino, nella seconda metà dell’Ottocento, si affermava nella produzione e lavorazione dei metalli e delle carrozze. Naturale che il seguito fu di puntare sulla nascente industria e scommessa dell’automobile. A Torino, dagli inizi del ‘900 in poi sorsero più marchi automobilistici che in ogni altro dove: ITALA, DIATTO, TEMPERINO, SCAT – Società Automobili Ceirano di Torino (1906),  LANZA, SPA Società Piemontese Automobili, JUNIOR (Junior Fabbrica Torinese Automobili), LANCIA (1906), ABARTH (1943)… e poi ancora CEIRANO, RAPID, CISITALIA, STAR, AQUILA ITALIANA, MORETTI, ATS (acronimo di Automobili Turismo e Sport), FISSORE (di Savigliano), NAZZARO, O.S.I. – Officina Stampaggi Industriali, OTAS Officina Trasformazioni Auto Sportive, SIATA, CHIRIBIRI, TAURINIA, FAST, LUX, FOD…
Ma fu soltanto la Fiat a crescere divenendo un vero e proprio impero, importando in Italia il sistema taylorista-fordista, la catena di montaggio che porterà alla produzione di serie e che consentirà di costruire un'automobile alla portata di tutti, motorizzando l’intera nazione. E la Fiat non si limiterà a restare soltanto in Italia. Negli anni vennero la Seat in Spagna, la FSM-Fabryka Samochodòw Małolitrażowych o Fiat-Polski in Polonia,  la Fiat Nanjing i Cina, la Zastava nell’ex Jugoslavia, la TOFAŞ in Turchia, le partnership in Russia dalla Zigulì alla Lada alla Gaz passando per gli storici stabilimenti di Togliattigrad alla nuova avventura a Deripaska… fino al Chrysler Group… E molto altro (incluse le acquisizioni di Autobianchi, Alfa Romeo, Innocenti, OM, Ferrari…) Bisogna inoltre menzionare designer, carrozzieri e carrozzerie torinesi che da sempre collaborano con le più grandi case automobilistiche mondiali. Alcune fra le più belle e prestigiose (o “stilose”) auto prodotte portano una firma torinese o piemontese: BERTONE, PININFARINA, GHIA, FRUA, VIGNALE, MICHELOTTI, VIOTTI… E che Torino abbia una preminenza di stile nel mondo, automobili o meno, è racchiuso anche nel titolo “Turin Style” del trio Arma Secreta, rock alternative band di Memphis, Tennessee (album A Century’s Remains). Insomma, abbastanza da aver fatto, se non la metà della storia mondiale dell’auto, giù di lì.
E adesso va detto che “Gran Torino”, il film del 2009 di Clint Eastwood, con Torino un po’ c’entra. Il protagonista Walt Kowalski, un reduce della guerra di Corea, ex operaio della Ford, custodisce gelosamente nel suo garage una Ford Gran Torino, un gioiello  del 1972. La stessa Gran Torino Sport verde del ’72 appariva nel film “Il grande Lebowski” dei fratelli Coen (1998). Nel 2009 un modello Gran Torino potenziato con nitrometano è stato impiegato nel film Fast & Furious
 
La Ford Torino (o Gran Torino, la differenza tra i due nomi invero non esiste) era una muscle car prodotta dalla Ford Motor Company per il mercato nordamericano, tra il 1968 e il 1976. Il nome "Torino" deriva proprio  dal fatto che gli americani consideravano questa città, sede della FIAT e della Lancia, come la Detroit d'Italia. Alcuni modelli della Torino erano macchine decisamente potenti in quanto la Ford utilizzò il modello Torino quale base nei primi anni del suo ritorno alla serie NASCAR. Ebbe diverse motorizzazioni dai 4200 fino ai 7000 centimetri cubici di cilindrata e ne uscirono diverse versioni, a due e a quattro porte. Fu anche adottata dalla polizia statunitense e famosissima divenne quella rossa a bande laterali bianche utilizzata da Starsky & Hutch, i due poliziotti di strada della ormai mitica serie televisiva degli anni settanta, composta da 93 episodi e andata in onda sulla rete statunitense ABC tra 1975 e 1979. Altrettanto famosa è il tema musicale di Starsky & Hutch di Tom Scott. Alla Ford Torino o Gran Torino è dedicato anche lo strumentale dub “Gran Torino” dei francesi Zenzile. E poi “Bad Torino mother di County Mounty e Torino” della Joey Green Band, entrambe con tanto di registrazione del rombante motore Ford, o “Red Torino” degli Adams Township. Gran Torino di Funkulator da Luedenscheid, Germania; Gran Torino degli svizzeri The Sunwashed Avenues; Gran Torino di Knots and Bits da Bilbao, Spagna… E via dicendo. La Ford Torino sta nei meandri di numerose altre canzoni della sterminata discografia americana, come per esempio in “That someone is you” dei R.E.M. (And with the fury lock of Sharon Stone Casino/ Scarface, Al Pacino / ’74 Torino / Waiting for someone else to make the first move / Someone has to make the first move…)
Credo che la Gran Torino sia una delle automobili più cantate e celebrate e va considerato che ha portato e continua a portare il nome della città di Torino in ogni angolo del mondo.
 
Altri si sono invece attribuiti il nome Torino, ma a questo punto mi è più difficile sapere se per via della città o della ormai mitica Ford. Torino, collettivo di musicisti di Galashiels, UK;  Torino, gruppo di musica pop da Manchester, UK; Torino, band indie/alternative rock di Tweed, UK; TSP – Torino Sound Project, Londra, UK, formazione italo-inglese (Bluesion, rock, prog funk); Torino, da Ermont, Francia (genere country/mouloudia/mca); Torino Drive, da Spokane, Washington, USA (Country rock); Torino Jackson (rapper di Manchester, UK autore di una traccia intitolata per altro It’s Torinoj); Gran Torino, band svizzera di rock metal proveniente da Le Chaux-de-Fonde; May-Thai y Los Torino Rockets da A Coruña, Spagna; Starsky Torino, hip hopper da Washington DC, USA; Liberta Torino, da Draâ Ben Khedda, Algeria (rap, stade social e Raï); Gran Torino, rockband glam metal di Sidney, Australia…
 
Ma torniamo al film di Clint Eastwood. Bella l’intera colonna sonora del film, scritta da Kyle Eastwood (figlio di Clint) e Michael Stevens, tutta imperniata sul tema centrale della canzone cantata da Jamie Cullum con Don Runner (un alias di Clint Eastwood).
 
…gentle now a tender breeze blows
whispers through the Gran Torino
whistling another tired song
engines humm and bitter dreams grow
a heart locked in a Gran Torino
it beats a lonely rhythm all night long
 
Un’altra automobile porta il nome di Torino ed è oggi oggetto di desiderio di molti collezionisti americani: si tratta della Ika Torino. La IKA, Industrias Kaiser Argentina, è stata forse la sola casa automobilistica attiva in un paese di scarsa tradizione motoristica, l'Argentina. Fu fondata nel 1955 come Industrias Kaiser Argentina (da qui l'acronimo IKA) dalla joint venture tra la I.A.M.E. (Industrias Aeronáutica y Mecánicas del Estado) e la Kaiser Industries statunitense. Nel 1956 iniziò la produzione di automobili su licenza di altre case: oltre all’americana Kaiser, della Jeep, della Rambler, della Alfa Romeo, della Renault e della AMC (American Motors). Nel 1967 l'azienda intera venne rilevata dalla Renault e cominciò l'assemblaggio di una berlina-coupé chiamata "Torino", o IKA-Renault Torino. Al design della carrozzeria della Ika Renault Torino contribuì Pininfarina. La Ika Torino, fino al 1982, fu il primo prodotto interamente argentino. E tale è rimasta, l’unica automobile interamente argentina mai prodotta. Era disponibile sia a due porte, sia  berlina quattro porte. Lo stemma della Ika Torino era il toro rampante dello stemma della città di Torino, una via di mezzo tra il toro della Lamborghini e il cavallino rampante della Ferrari. Negli anni ’70 la Torino fu venduta come auto di lusso ed ebbe proprietari illustri come Fidel Castro, Leonid Brežnev  e Muammar al-Gaddafi.
 
Una canzone composta da Sebastiàn Rozenbilt (Buenos Aires, 1962) è degli argentini Vida de Perros ed è dedicata alla IKA Torino… Si intitola appunto ”Torino”.
Un’altra canzone si riferisce a quest’auto ed è “Panza de Torino” di Ulises Butròn dal disco “Viajero” (1997), anch’egli “músico de rock, guitarrista, cantante y productor argentino”, di Buenos Aires. Lui stesso spiega da un suo blog: "Para los que no lo saben, antiguamente la policía de la provincia de buenos aires usaba los Torino (marca de autos). Y panza es por … (gesticula un abdomen prominente), Policía… Panza… Panza… Policia… de… Torino" …  (Per quelli che non lo sanno, un tempo la polizia della provincia di Buenos Aires usava le Torino (marca d’auto). E panza poi…  gesticola un addome prominente), Polizia… Panza… Panza… Polizia… di… Torino”). Forse a Buenos Aires, in un qualche slang, i poliziotti furono anche chiamati Los Torinos…
 
Compre un Torino
Y lo voy a preparar
Asienos de cuero
Volante de competiciòn
 
Ho scritto tanto, ma tralasciando sicuramente molto altro.
 
 

 

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