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Civico Zero – Francesco Maselli

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Tre storie di ordinaria emarginazione, nella Roma del XXI secolo.
Due vicende hanno come protagoniste due immigrate alla ricerca di un loro spazio nella metropoli, una giovane africana e una meno giovane badante rumena.
La terza è la vicenda di un uomo di mezza età, romano de roma, inerme alla vita, il cui personale orizzonte è delimitato da due sole cose: la madre anziana e il suo banco del mercato a Campo de’Fiori. Muore la madre, e lo smarrimento lo assale, lui si disperde in una Roma che non riconosce più, a bordo di un tram che lo traghetta attraverso la Città Eterna del XXI secolo come attraverso un universo a lui totalmente estraneo. Diventa un barbone. Il più sradicato da Roma è il romano doc.
A separare una vicenda dall’altra, emozionanti “sipari” di raccordo in cui la macchina da presa assorbe in presa diretta la realtà, documentandoci su episodi, frammenti, scorci, di umana disperazione e quotidiana separazione fra due mondi che si sfiorano senza mai vedersi: quello della vita della metropoli che va avanti frenetica, e quello dei poveri, gli emarginati, i vagabondi, gli accattoni, i mendicanti, i disperati.
Come storie scelte a caso fra la miriade di storie possibili, emergono da questi raccordi le tre vicende che il film ci racconta. Esse sono presentate racconti in prima persona introdotti ciascuno da una breve sequenza in cui vediamo intervistato il protagonista vero della vicenda, che verrà di seguito “messa in scena” e interpretata da attori professionisti.
 
A metà strada fra documentario e fiction, l’ultimo film di Francesco Maselli si colloca nel recente filone del docu-fiction. La sua originalità sta, più ancora che nella scelta di esplicitare il raccordo fra realtà e finzione attraverso la “messa in scena” in cui il vero protagonista della storia “passa il testimone” agli attori di fiction, nello sguardo denso di attenzione e partecipazione emotiva con cui le macchine da presa dirette da Maselli frugano nella realtà quotidiana (in quei raccordi fra una storia e l’altra), alla ricerca di una realtà che stia sotto la realtà.
Una ricerca visiva da cui emerge, in modo diretto, quanto queste realtà di emarginazione, apparentemente nascoste e segrete, stiano sotto gli occhi di tutti.
Mai come in questo film vengono passati in rassegna tutti i principali monumenti romani; e tutti appaiono nelle stesse inquadrature in cui c’è un barbone, un accattone, un mendicante, un diseredato. E’ una realtà che ci scorre sotto gli occhi tutti i giorni, in piena luce: come è in piena vista per i passanti (e sono centinaia) che entrano ed escono, appaiono e scompaiono, all’interno delle inquadrature frammentarie di questo frugare dentro la realtà.
E allora, appare evidente che non c’è una realtà nascosta sotto la realtà, ma che si tratta di una medesima realtà, come di una medesima inquadratura. Una medesima realtà, dove due universi appaiono separati esclusivamente per il loro scorrere l’uno nell’altro senza che l’uno entrI in relazione con l’altro.
E’ il nostro sguardo di cittadini che seleziona e separa. E’ il nostro sguardo di cittadini che decreta una preventiva ghettizzazione dello sguardo, ed espunge dal quotidiano quello che non si vorrebbe vedere. E che Maselli ci propone in tutta la sua evidenza, disperata e vistosa.

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