Florence Queer Festival 2007: immaginare il futuro che vogliamo. La quinta edizione della rassegna fiorentina di cinema (ed altre arti) a tematica gay, lesbica e transgender ha proposto (dal 22 settembre al 6 ottobre) un viaggio attraverso storie, identità, percorsi dell’universo queer, per valorizzare le specificità gay, lesbiche e transgender, con spirito di apertura all’incontro con sensibilità e punti di vista diversi: il confronto interculturale è sempre un gioco a somma positiva, arricchisce tutti coloro che lo praticano. L’immagine del Festival 2007 – uno sbattitore – è, come consuetudine negli ultimi anni, un oggetto di uso comune, domestico, che associato alla realtà queer vuole ricordare come le persone glbt non siano strani extraterrestri ma facciano parte ordinariamente del panorama umano della nostra società, persone che possiamo incontrare in tutti gli ambienti e realtà. Contemporaneamente, come lo sbattitore, la cultura glbt vuole animare e rimescolare gli ingredienti del panorama culturale nostrano.
Il festival si è avviato con la mostra Queer Remix, le culture gay, lesbiche e transgender a Firenze dal 1970 ricostruite attraverso manifesti, foto, cartoline, documenti d’epoca, per mostrare gli avvenimenti più significativi degli ultimi anni. A seguire, il meglio della produzione cinematografica queer, proveniente dai principali festival internazionali, attraverso film che colpiscano la mente, il cuore e tengano incollati alle poltrone. Il festival vuole essere un luogo per scoperte e conferme, dove sentirsi a casa di fronte allo schermo, ma anche scoprire nuove frontiere, seguendo l’idea di una cultura post-gay (e post-lesbica) che superi l’approccio “settoriale”, tra rivendicazione e maledettismo, e sempre più inserisca naturalmente le storie con personaggi gay-lesbici nel panorama sociale che ci circonda.
Le storie che il festival ha mostrato raccontano di amori contrastati tra Israele e Palestina, nel nuovo film di Eytan Fox (The Bubble); di identità ed orientamenti sessuali in movimento in Puccini for beginners, brillante ritorno di Maria Maggenti, o nei film francesi Crustacés et coquillages e L’homme de sa vie. Molti film giocano con i generi tradizionali, rivisti con occhio queer: l’horror brillante in Poltergay, il film sportivo in Balls, la commedia etnica in Nina’s heavenly delight di Pratibha Parmar. Tra le conferme, abbiamo ritrovato le ossessioni del portoghese Joao Pedro Rodrigues (Odete); tra le scoperte il film orientale Spider Lilies. Altri film hanno fatto scoprire storie di vite fuori dal comune, prese dalla realtà (Sara Zanghì, Peter Berlin o le trans di Les travestis pleurent aussi) o alla realtà ispirate da vicino: una drag queen che salva una fabbrica sul lastrico (Kinky boots), una lesbica iraniana costretta ad assumere un’altra identità per sopravvivere in Germania (Unveiled). Gli anni 70 in Italia sono stati presenti con l’ultimo omaggio di Bertolucci a Pasolini e la riscoperta di un autore fiorentino, Valerio Casciarri. Dall’Italia di oggi, abbiamo visto Ma la Spagna non era cattolica? di Peter Marcias, che ci ha messo nuovamente di fronte al ritardo del nostro paese in materia di diritti civili, e Riparo, Anis tra di noi di Marco Simon Puccioni, la storia di due donne nel nord-est industriale. E ancora numerosi corti e documentari per raccontare il presente, anche al di là dei nostri confini. Dagli Stati Uniti sono arrivati alcuni film (molto) indipendenti: A dirty shame, ultimo lavoro del grande John Waters, che si applica ancora con ironia feroce su modelli e tabù della società USA; il cult lesbico, radicale e dissacrante, Itty Bitty Titty Committee; la riscoperta di uno straordinario film del 1970, Myra Breckinridge, tratto da un romanzo di Gore Vidal. All’interno del programma complessivo erano previsti anche numerosi incontri e presentazioni, la serata finale del concorso Videoqueer, vinto dalla bolognese Irene Caselli con Mac in love (i video vincitori sono visibili al sito www.florencequeerfestival.it), fino alla chiusura in bellezza, con l’omaggio di Vladimir Luxuria (protagonista anche di un documentario) a Pier Vittorio Tondelli, uno degli autori più amati dal pubblico queer, e non solo.