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Viaggiatori A Sangue Caldo – Cosimo Argentina

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VACANZE SFIGATE PER SCRITTORI VESSATI

 

Nel genere “letteratura di viaggio” s’inserisce pienamente questo romanzo picaresco, d’agevole lettura e godibile fruibilità.

Non inganni però l’intelaiatura “leggera” dell’ordito narrativo, improntato sulle peripezie a catena di due coppie di emigrati intellettuali dal Sud al Nord lombardo (uno dei membri di una delle due coppie è uno scrittore che per vivere fa l’insegnante), alle prese con una vacanza rigorosamente fai da te, funestata appunto da ogni tipo di fantozziana disgrazia (ivi compresa la disorganizzazione, deplorevole e intrisa di pressappochismo, dell’assistenza meccanica intereuropea ad automobilisti in panne).

Sul ceppo delle tragicommedie di cui sopra, infatti, si innestano riflessioni attualissime sulla condizione dello scrittore; italico in particolare.

Durante le meritate soste in punti di ristoro, beccati come- viene- viene, infatti, Cosmo, protagonista ed io narrante della vicenda romanzata, si lascia andare ad amare, ed attualissime ahinoi, considerazioni sulla persistente anglofilia che attanaglia l’editoria nostrana, tarpando ali e mercato ai poveri talentuosi autori born in Italy, costretti ad una notorietà che spesso non va oltre le duemila copie (quando va bene!, aggiungerebbe la recensora…!). Una notorietà talmente risicata e vilipesa da essere bellamente etichettata come “passione”, “hobby”, dalla superficialità che caratterizza in primis le cosiddette persone amiche.

Persone che non hanno sovente la più pallida idea del dolore che infliggono ai veri scrittori quando definiscono la loro vocazione come sopra.

La vocazione allo scrivere, infatti, è qualcosa di molto delicato, di complesse derivazioni e di alchimie dell’anima spesso inintelligibili, il più delle volte scaturenti da conflittualità e sofferenze profondissime. Come appunto spiega Cosmo in uno dei più riusciti – a parere della scrivente – passi dell’opera, ispirandosi alla visione della statua di Fernando Pessoa in grandezza naturale nel caffè di Lisbona ch’egli da vivo frequentò. Un feticismo postumo, di dubbio gusto; nondimeno d’incontestabile efficacia.

Un artista per me è uno che riesce a trasformare i propri sogni e i propri incubi in chiavi universali. L’artista ti viene davanti, si spoglia, ti mostra la carne flaccida o i muscoli ben definiti, poi raccoglie un’ascia e con quella ti spacca in due la testa e dentro ci versa oro, gioielli, ragni velenosi. Ti presta un paio di occhiali magici così che tu possa vedere quello che lui vede e provare quello che lui prova. A lui costa molto, ma non tanto in termini di fatica fisica quanto per il rischio di vedersi andare in pappa il cervello. Viaggia sul cavo d’acciaio a trenta metri d’altezza senza rete, l’artista. Fa tutto con naturalezza ma man mano che va in profondità tira fuori ferite, tagli, uncinate, amputazioni. Poi arrivano le statue. (pag.157).

Grazie, Cosimo, che col nome di Cosmo forse hai inteso tentare un’universalizzazione della condizione di scrittore, di artista. Non di artiere, come ne circolano troppi, parecchi dei quali anglosassoni; di ARTISTA!


EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE.

Cosimo Argentina (Taranto, 1963), romanziere italiano.
Cosimo Argentina “Viaggiatori a sangue caldo”, Avagliano Editore, Roma, 2005.

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