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Il Giovane Sbirro – Gianni Biondillo

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Sapevamo poco sulla vita privata e professionale di Michele Ferraro, l’ispettore di polizia che opera a Quarto Oggiaro, inventato dallo scrittore milanese. Nei libri “Per cosa si uccide” e “Con la morte del cuore” Biondillo ha tratteggiato benissimo la figura di quest’uomo, ligio al dovere, divorziato, una figlia, apparentemente svagato che opera in un difficile contesto sociale. Ma quando e perché Ferraro ha deciso di arruolarsi in polizia ? perché è separato dalla moglie Francesca? Quando ha conosciuto Augusto Lanza con il quale coordina  le indagini?  A queste, ma anche ad altre domande, Biodello risponde con questo romanzo che ci presenta un Ferraro giovane, che fa parte di una band musicale, fans di Lucio Battisti che si arruola in polizia per vivere. Ci spiega i motivi del  divorzio dalla moglie, e ci descrive una servire di indagini quali l’ispettore è impegnato, indagini che si concludono  non sempre felicemente. Rivediamo il personaggio creato dallo scrittore agli esordi del suo lavori, otto ore a bordo delle volanti,  autista fidato del magistrato Pastena, in un paese sperduto delle valli bergamasche, assistiamo al suo ritorno a Milano, al primo incontro con Lanza, con Comaschi. Il libro descrive una serie di indagini, alcune particolarmente interessanti come, per citarne alcune,  la scomparsa della scrittrice Viviana Du Roi, l’uccisione di Ribella Milesi, la morte, apparentemente misteriosa (è uno dei capitoli più interessanti, della docente Mainardi), l’atroce fine della prostituta Giovanna, amica di Ferraro e della moglie, indagini condotte sempre con acume, intelligenza anche se il nostro è impegnato nella ricerca di Kledy, un giovane immigrato albanese, finito nella rete di una giustizia assurda e incomprensibile, personaggio che fa da filo conduttore a tutte le indagini descritte. Questo libro è un viaggio a ritroso nel tempo, che serve all’autore per offrire al lettore il passato del protagonista, per delinearlo ai lettori, al fine di farlo conoscere. Ferraro è uno dei personaggi più interessanti emersi negli ultimi anni: distratto, ironico, sigaretta in bocca nella speranza che sia sempre l’ultima, un poliziotto dedito al dovere che si aggira in una città, Milano, che fa da sfondo a tutte le indagini, una città amata dallo scrittore, descritta efficacemente. Una città che rappresenta, in senso lato, il nostro Paese, criticato dallo scrittore per alcune sue distorsioni: la giustizia che spesso non trionfa e che stritola i più deboli come gli extracomunitari, il ruolo deleterio svolto dalla Tv, basti pensare al   racconto “Strategie” che vede come protagonisti la giornalista Mariotti e  “Sciupafemmine”, la mancanza di cultura nella nostra società che fa affermare allo scrittore che il nostro “è un mondo dal nulla cerebrale rutilante” e non mancano critiche nei confronti di una classe borghese, cinica ed egoista. Le attenzioni di Ferraro sono rivolte ai disagiati, agli emarginati, ( Giovanna, Kldy,) rappresentanti di uno spaccato  umano  nei quale l’ispettore di polizia si riconosce ritenendosi , anch’egli, un perdente, disilluso e disincantato.

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