Milano 2001. Nino Scialoia sta per uscire dalla redazione del giornale dove lavora quando apprende che è stato ucciso, in un conflitto a fuoco, il padre di Turi Casablanca, il suo miglior amico degli anni palermitani. E’ lo spunto che serve allo scrittore per dare vita a questo romanzo molto originale ed innovativo sia per la trama narrativa che per lo stile. Un libro che narra le scorribande a Palermo, dove Nino si è trasferito da Bologna con la famiglia negli anni ’80, con l’inseparabile amico Turi. I due sono speculari l’uno all’altro. Nino è figlio di un magistrato della Procura Antimafia, considerato ” lo sbirro”, Turi di un personaggio oscuro, indecifrabile, dedito ad attività illegali (commercio di droga? traffici di valuta illegali?) che compie sovente dei viaggi misteriosi. Fra i due si instaura un’amicizia forte, come succede a 13 anni. Compagni di scuola, inseparabili nei pomeriggi in una città bruciata dal sole, i due sono accomunati da un desiderio di libertà, di ribellione che li porta, in modo particolare Nino, a scontrasi con il padre con il quale ha delle accese discussioni, forse perché desideroso di affetto e di attenzione. Autoritario, il magistrato dedica la sua esistenza alla lotta contro la mafia, vuole imporre al figlio le proprie convinzioni, la propria idea del mondo e della vita, ma Nino si ribellerà e non potrà essere “un bravo figlio” in una città dove domina il male, la morte e, non a caso, lo scrittore inserisce, nel contesto narrativo, l’uccisione di un magistrato e dei suoi uomini. La situazione familiare peggiorerà con la scorta assegnata al padre, minacciato di morte dalla mafia, situazione che porterà alla nevrosi la madre. Desiderio di affermarsi, di rivendicare la propria autonomia e di decidere le sorti della propria vita, caratterizzano il libro che presenta un finale inaspettato, con il protagonista alle prese con un libro di poesie di Bukowski (solo la poesia ci può aiutare a vivere?) Il libro, che procede a ritroso nel tempo, si snoda fra gli anni trascorsi a Bologna, quelli a Palermo, quelli attuali di una Milano dove Nino ha trovato un lavoro di giornalista, non certamente esaltante. “Il bravo figlio” mette benissimo in evidenza il conflitto generale fra padri e figli, la rassegnazione dei padri, la voglia di cambiare il mondo dei giovani, conflitto che è alla base di questo volume dello scrittore palermitano. Sullo sfondo delle vicende narrate, vi è Palermo, città dalle infinite contraddizioni e lo scrittore ci presenta personaggi , forse realmente esistiti, come Sciarlò, un gay che ama la musica e compone compilèscion, i fratelli Randazzo che girano la città con un’Ape smarmittata, le “pulle” della scuola che Nino e Turi incendiano per rabbia, per noia. Lo stile narrativo è gradevole, ritmico, a tratti frenetico, come la vita dei due amici, infarcito di numerose citazioni musicali. E’ un libro intriso di sangue, di odio e di morte, amaro, purtroppo reale
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